“IO, SFOLLATO IN VIA DON PETRUIO, ALLE PRESE CON LA BUROCRAZIA”

Un odissea iniziata a ottobre dell’anno scorso che non si sa quando terminerà. La burocrazia sta dando il colpo di grazia a chi ha veramente subìto il terremoto sulla propria pelle. Dopo la paura delle scosse e l’inagibilità che ti tiene lontano dagli affetti di casa, l’incognita lavori con gli uffici pubblici. A raccontare l’odissea dei terremotati è Daniele Gattucci, giornalista e sfollato dal condominio di via Don Petruio, lo stesso dichiarato inagibile già con il terremoto di 20 anni fa. “Nel 1997, con legge 161 sulla ricostruzione pesante già operativa, a poco più un anno dal sisma, dodici famiglie, per un totale di 50 persone, mi chiamavano ad amministrare questa lunga parentesi che nel giro di due anni ci ha permesso di rientrare negli appartamenti. Oggi – denuncia – a 13 mesi dal sisma siamo ancora in altissimo mare per colpa della burocrazia che l’attuale legge sulla ricostruzione prevede”. Gattucci ha già fatto tutto quel che doveva fare: ha cercato la scheda Aedes all’ufficio ricostruzione di Macerata, ha nominato un amministrare di condominio, oggi obbligatorio, ma nel ’97 no, ha commissionato l’analisi geologica e dato incarico ad uno studio tecnico di Fabriano di redigere il progetto d’intervento per sistemare lo stabile. Ora arriva il bello. “Il progetto – spiega Gattucci – deve percorrere l’iter delle nuova legge sulla ricostruzione che ha tanti ostacoli da superare: lo Sportello speciale ricostruzione della Regione, l’Ufficio Sisma di Macerata e forse qualche altro anello di questa infernale catena burocratica che sta rallentando tutte le operazioni”. Un’odissea apparentemente facile per chi come Gattucci vive tra uffici e documenti da leggere e presentare, un’operazione assurda per chi non è adeguatamente informato come tanti anziani soli alle prese con recupero di case e adeguamento sismico. “Per chi ha già provveduto agli adempimenti previsti c’è la possibilità di passare dalle idee alla pratica?” si interroga il collaboratore del settimanale diocesano L’Azione. I residenti della palazzina di via Don Petruio, come tanti altri del quartiere, via Fratelli Latini in primis, sono stanchi. Lo stabile inagibile è stato già ristrutturato a seguito del sisma del 1997 e le famiglie hanno dovuto, 19 anni dopo, lasciare nuovamente le abitazioni. “Quest’area – conclude – non è idonea per progetti edilizi ed è urgente una rivisitazione urbanistica della zona. Forse bisogna eliminare per sempre questi volumi di cemento realizzati negli anni Sessanta quando il boom edilizio ed economico della città imperversava”.

“Entro la fine dell’anno contiamo di consegnare l’80% delle casette” nella aree del centro Italia colpite dal terremoto. Lo ha detto il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli nel corso di un forum all’Ansa sottolineando che i ritardi che ci sono stati, sono dovuti ai problemi in fase progettuale, che spetta alle amministrazioni locali, e alle questioni relative all’urbanizzazione. Borrelli ha poi definito “non normale” il fatto che dopo oltre un anno dal terremoto “le case che hanno riportato solo lievi danni, vale a dire quelle classificate come ‘B’ non siano state riparate e che, anzi, non siano nemmeno cominciati i lavori. Devono essere messe a posto subito” ha aggiunto. Quanto all’altro grande problema, quello delle macerie, il capo della Protezione Civile ha ammesso che in strada ci sono ancora 2,3 miliardi di tonnellate. Troppe. “Dobbiamo fare velocemente – ha detto – si farà velocemente, con l’impianto normativo che si sta immaginando con la semplificazione del processo della ricostruzione”.

Marco Antonini