ITALCACCIA FABRIANO BUSSA IN REGIONE

Troppi ettari vincolati, troppe tabelle di divieti ed una gestione incoerente e non condivisa delle riserve o zone di ripopolamento. L’ATC, l’ambito territoriale di caccia AN2. sotto il mirino dei cacciatori fabrianesi. In occasione dell’apertura caccia oggi, domenica 17 settembre, gli associati della sezione locale dell’Italcaccia bussano alla porta dell’assessore regionale Pieroni. Sotto accusa l’eccessivo superficie di terreni riservati alla riproduzione di fauna selvatica. Altri 4500 ettari che vanno a sommarsi agli ettari sotto il vincolo del Parco regionale della Gola della Rossa e di Frasassi. “Inoltre – fa notare Rino Ricci, il presidente della sezione che rappresenta più del 50% dei cacciatori di Fabriano – impossibile capire la logica della segnaletica di queste zone. Le norme prevedono che si tabella seguendo confini precisi come le strade, i corsi d’acqua, i fiumi mentre le tabelle di divieto sono nel mezzo di boschi, nei campi aperti e fanno che, in alcune aree, il cacciatore non sarà mai sicuro se è, o non è, in infrazione.”

Per i fabrianesi dell’Italcaccia, riferisce il Corriere Adriatico, l’Ambito Territoriale di Caccia – o chi per loro ha messo in posto la segnaletica – ha, con questa logica, addirittura recintato delle nuove zone di rispetto e tolto all’area venatoria una superficie stimata intorno ai 1500 ettari. “Anche la gestione delle zone di ripopolamento non ci soddisfa – aggiunge Ricci. – Dopo anni, vediamo che mentre in altri ambiti, il ripopolamento ha consentito ai cacciatori di catturare centinaia di prede, nel nostro Ambito Territoriale di Caccia An2, i risultati sono sempre più deludenti.” I cacciatori, quindi, vanno direttamente all’assessorato alla caccia e con precise richieste: rispettare la normative che legifera sulla segnaletica dei confini; nuovo e dettagliato piano di gestione delle zone di ripopolamento e di cattura; sia inserita la partecipazione delle associazioni di cacciatori e mira a rettificare i confini delle riserve.

Il postico di Legambiente 

L’eccezionalità della situazione determinata dall’assenza prolungata di precipitazioni, da temperature sopra la media e da numerosi incendi boschivi in vaste aree della nostra regione, infatti, comporta una condizione di rischio per la conservazione della fauna in ampi settori del territorio e rischia di avere, nel breve e nel medio periodo, effetti negativi sulla dinamica di popolazione di molte specie. “Invitiamo la Regione Marche a ridiscutere l’apertura della stagione venatoria su tutto il territorio e di attivare un’azione forte e capillare di contrasto al bracconaggio” – dichiarano Francesca Pulcini e Leonello Negozi, rispettivamente Presidente e Responsabile caccia e pesca di Legambiente Marche -. “Ricordiamo che l’esercizio dell’attività venatoria è consentito purché non contrasti con l’esigenza di conservazione della fauna selvatica, patrimonio indisponibile dello Stato. La fauna selvatica, infatti, non può essere considerata solo una risorsa produttiva, ma rappresenta un elemento essenziale per gli equilibri dell’ecosistema e deve essere tutelata nell’interesse dell’intera comunità”. L’iniziativa, oltre che da Legambiente, è stata sostenuta anche da molte associazioni ambientaliste e animaliste.