Rubriche

TURISMO: QUANDO E’ TROPPO, STROPPIA – di Manfredi Mangano

La scorsa settimana abbiamo introdotto il tema dell’industria culturale e della sua relazione con lo sviluppo economico[1]. Il rapporto Symbola-Unioncamere sembra parlare chiaro: l’economia culturale e il turismo crescono insieme, e fanno crescere l’Italia. Non si può non concordare, in un Paese in testa alla classifica dei Patrimoni UNESCO[2] ma in cui la spesa per la cultura è ridotta al lumicino: tuttavia, per poter correttamente sfruttare le opportunità della cultura e del turismo, è necessario metterle bene in relazione col sistema economico in generale. Soprattutto quando si parla di turismo, non è tutto oro quel che luccica, specialmente per città che devono reinventare la loro vocazione industriale.

Le esternalità negative del turismo

In economia, parliamo di esternalità negative, ossia effetti negativi indiretti causati da un’attività ai consumatori e ai residenti, senza che questa venga in qualche modo ripagata. Il turismo, se non accuratamente gestito, presenta diversi di questi rischi: il primo concetto da tenere a mente è quello di carrying capacity, il numero massimo di turisti che è possibile accogliere prima che i beni turistici e culturali vengano danneggiati dall’uso, i servizi locali (in particolare trasporti e sanità) vengano sovraccaricati e il turismo inizi a stritolare le altre attività economiche, riducendole a sue estensioni[3]. Si tratta, chiaramente, di problemi che possono avere capitali globali del turismo come Venezia: la speranza di rispondere alla crisi delle industrie di Porto Marghera con il ricorso al turismo e ai servizi si è infranta contro l’invivibilità della città, con il ceto medio-basso cittadino schiacciato tra servizi costosissimi riservati ai nababbi e altri di scarsa qualità tarati sul turismo mordi e fuggi, e progressivamente sfrattato dalla stessa città lagunare[4]. Ma anche a livelli più bassi della “catena alimentare”, un turismo lasciato a sé stesso può produrre gravi distorsioni, come l’aumento del prezzo delle case, che favorisce la rendita e mette in difficoltà gli abitanti, e più in generale l’inflazione dei prezzi, dato che i turisti hanno una più alta propensione a spendere[5]. Inoltre, un rischio sempre connesso e più generale è quello di andare ad appiattire proprio la specificità culturale di un territorio, in favore di una indistinta vocazione al divertimento e all’intrattenimento, ricadendo in processi di “gentrificazione” che trasformano il volto di una città o di un quartiere fino a renderlo irriconoscibile ai suoi stessi abitanti[6].

Scegliere cosa si vuole rappresentare

Trasformarsi in una località turistica non è mai un processo indolore, a livello economico ma anche a livello culturale: se il turismo di massa è sempre a rischio di trasformazione in mini-Disneyland, anche il turismo culturale può finire per snaturare una città. Formulare una offerta turistica culturale comporta decidere quale storia si vuol raccontare ai turisti: selezionare, tra i tanti aspetti da cui una città è nata, quelli che si vuol mostrare, quelli da nascondere. Inevitabilmente questo porta a scelte che hanno effetti ben più ampi di una brochure: vanno a influenzare la vita dei quartieri, l’urbanistica, le relazioni sociali. A Fabriano parliamo spesso di voler diventare una città turistica: abbiamo scelto che cosa vogliamo raccontare di noi? Sappiamo cosa vogliamo mostrare? E, domanda d’obbligo… sappiamo cosa vogliamo essere?

[1]https://www.radiogold.tv/?p=20316

[2]https://it.wikipedia.org/wiki/Patrimonio_dell%27umanit%C3%A0

[3]https://books.google.it/books?id=4tU4gxEzyOsC&lpg=PA23&ots=3ZksRn7wnX&dq=Politica%20economica%20del%20turismo&hl=it&pg=PA23#v=onepage&q=Politica%20economica%20del%20turismo&f=false

[4]http://www.lastampa.it/2016/05/31/scienza/ambiente/il-caso/visitare-venezia-un-diritto-quando-il-turismo-insostenibile-2PmkRMEnVhRGgtiarmePkO/pagina.html

[5] www2.hgk.hr/en/depts/trade/nekretnine_2006.pdf

[6]http://www.rivistadiscienzesociali.it/il-territorio-si-fa-brand-esempi-di-gentrification-in-quartieri-di-roma-e-new-york/

Manfredi Mangano