Rubriche

E NAUFRAGAR… di Laura Trappetti

Queste mie 21 righe, in un sabato di silenzio da vigilia di voto, le voglio dedicare al campo di grano che ho visto dalla terrazza della sede dell’Associazione Teatro Giovani Teatro Pirata a Serra San Quirico. Qui, da quasi un decennio, mi trasferisco in questo periodo, per lavorare alla Rassegna Nazionale del Teatro della Scuola. Il palazzo che ci ospita si affaccia su un panorama mozzafiato sulla Valle Esina: terre coltivate, pascoli, montagne. Nelle giornate di vento, con il sole e l’aria ormai calda della primavera conclamata, è incantevole guardare il grano non ancora maturo muoversi piegato dalle folate. E’ un immenso mare verde attraversato da onde di sfumature diverse che si susseguono e il pendio sembra qualcosa di vivente, sembra avere una voce, delle espressioni, un movimento che nasce dalla terra come un brivido che le attraversi sulla pelle. Ci penso spesso a questa cosa che la terra ( sì intendo proprio la terra quella che ci si pianta, si scava, si calpesta, si prende in mano, prima ancora che il globo terrestre) sia qualcosa di vivo, non una materia inanimata. La terra respira: se metti una superficie trasparente sopra un vasetto di terra, il suo respiro si condensa in goccioline d’acqua. Così “ sedendo e mirando, interminati/Spazi di là da quella, e sovrumani/Silenzi, e profondissima quiete” anche io come Leopardi, sento una specie di smarrimento e mi rendo conto che il mio legame con il paesaggio, gli elementi, la natura è una relazione d’amore più intensa di quella che riesco ad avere con molte persone. Il luogo da cui volgo a tutto ciò questo sguardo commosso, mi rendo conto, che sia una tribuna privilegiata: stare qui in una comunità di educatori, artisti, ricercatori di senso e di bellezza e incontrare migliaia di giovani; fare e pensare teatro con loro, trascorrere le giornate totalmente immersa in un progetto che in primis è un viaggio intorno all’uomo e alla crescita, all’umana possibilità espressiva. E’ decisamente un privilegio, sono fortunata a guardare le colline da qui e fa bene far parte di tutto questo, al punto che talvolta quasi mi dimentico di tutto il resto. In ogni caso quest’anno faccio un’eccezione, domenica torno per qualche ora a casa, perché la terra è viva, figuriamoci il mare.