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IL PRESIDENTE MATTARELLA AZZECCA LA PRIMA – di Alessandro Moscè

Era atteso il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Sia perché non è un uomo che ama le esternazioni di maniera, sia perché la fase politica che stiamo attraversando è alquanto complessa, sia perché le sorti economiche ed occupazionali dell’Italia sono in bilico. Il capo di Stato compassato, riflessivo, senza fronzoli, doveva colpire l’animo dei concittadini, molti dei quali contrariati. Lo ha fatto e nel suo stile. Non nel serioso studio al Quirinale davanti alla scrivania, ma nella sala del suo appartamento privato. Un discorso durato solo venti minuti, pronunciato da seduto sulla poltrona accanto ad un camino spento e con in vista il presepe e una stella di Natale. Mattarella, giustamente, ha dedicato l’inizio dell’intervento al problema del lavoro e alle principali difficoltà e speranze della vita giornaliera. Si è rivolto alle categorie più in sofferenza: i giovani e le donne. E’ stato inflessibile sull’evasione fiscale, non ha risparmiato appunti al mondo istituzionale toccando argomenti come l’inquinamento ambientale e la mancanza di mezzi pubblici efficienti. Si è rivolto ai malati e ai portatori di handicap. Mattarella non ha dimenticato l’operato di Papa Francesco, “il cui messaggio forte invita alla convivenza pacifica e alla difesa della dignità di ogni persona”. Ha affermato il Presidente della Repubblica: “Nel 2016 si svolgerà il maggior percorso del Giubileo voluto da Francesco, al quale rivolgo i miei auguri ed esprimo riconoscenza per l’alto valore del suo magistero. Con un’espressione laica potremmo tradurre il messaggio in comprensione reciproca, un atteggiamento che spero si diffonda molto nel nostro vivere insieme”. Ma il punto più toccante ha riguardato i ragazzi. Era giusto mettere al centro di una riflessione di fine anno il lavoro, chi ha studiato, chi possiede talento e capacità, chi vorrebbe contribuire alla crescita del nostro Paese. Andava puntualizzato che è difficile conservare serenità tra quelle persone, quarantenni e cinquantenni, che il lavoro lo hanno perduto, che faticano a trovarne un altro e che vivono con l’assillo dell’avvenire della propria famiglia. Sergio Mattarella è un uomo flemmatico, ma non evasivo. Quieto e vibratile, non enfatico.

Alessandro Moscè