PRESIDIO DAVANTI BANCA MARCHE

Per ottenere una forma di rimborso degli investimenti ‘cancellati’ con il salvataggio di Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti tutti i risparmiatori dovranno passare per l’arbitrato. Che sarà regolato al più presto, con il decreto cui il ministero dell’Economia sta già lavorando insieme al ministero della Giustizia e alle autorità bancarie. Ma prima di allora non arriverà nessun indennizzo ‘anticipato’ e tantomeno ‘selettivo’, rivolto solo ad alcuni risparmiatori di alcuni degli istituti coinvolti. Mentre continuano le polemiche e le proteste di consumatori e associazioni delle ‘vittime’ dei salvataggi bancari – un nuovo sit-in è previsto oggi, 4 gennaio, davanti alla sede della ex Banca Marche di Jesi – il Tesoro fa filtrare uno netto stop alle ipotesi circolate sulla stampa dell’intenzione di alcuni degli istituti in bonis, in particolare la nuova Banca Etruria, di anticipare almeno parte del ristoro ad alcuni dei propri clienti che hanno perso gran parte dei loro soldi nel salvataggio delle 4 banche. Oltre la metà degli obbligazionisti più esposti è cliente dell’istituto toscano. Si tratta, come indicato dallo stesso presidente delle ‘good bank’ Roberto Nicastro, di 683 dei circa mille risparmiatori che hanno investito meno di 100mila euro puntando però sulle obbligazioni subordinate (il cui valore è stato azzerato dopo i salvataggi) oltre il 50% del patrimonio. L’idea sarebbe stata quindi quella di fornire a stretto giro a questi risparmiatori un ristoro almeno parziale, in attesa della definizione delle procedure dell’arbitrato. In modo da tranquillizzare i risparmiatori, da un lato, e di evitare una ‘fuga’ di correntisti dai nuovi istituti che saranno venduti nei prossimi mesi. Ipotesi “infondata” perché prima del varo dei decreti attuativi delle norme salva-risparmiatori inserite in legge di Stabilità “non può essere ipotizzato alcun intervento” fanno sapere da via XX Settembre, ricordando che fin da subito il ministero si è messo al lavoro per arrivare a mettere nero su bianco “nel più breve tempo possibile” e comunque entro la scadenza dei 90 giorni previsti per legge le modalità con cui l’Anac guidata da Raffaele Cantone gestirà gli arbitrati. Un lavoro delicato e complesso e che avrà come linea guida un intervento in difesa di chi è stato truffato o raggirato. Con i decreti dovrebbero essere indicate anche le quote dei rimborsi, con una attenzione particolare ai piccoli investitori, e al momento non si esclude che i ristori possano anche essere pieni per alcune categorie più ‘deboli’ (ad esempio chi ha investito piccoli capitali che però si sono quasi del tutto ‘volatilizzati’ perché impegnati in gran parte in subordinate). E sempre il decreto potrebbe stabilire, come hanno ipotizzato i dirigenti delle nuove banche e come chiede tra gli altri anche il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti, che se si dovessero generare plusvalenze consistenti dalla vendita delle sofferenze queste possano essere utilizzate in favore di azionisti e obbligazionisti subordinati. I consumatori intanto continuano a chiedere che gli indennizzi siano “integrali” e stanno preparando diversi ricorsi, al Tar del Lazio ma anche alla Corte Costituzionale, contro il ‘bail in’ entrato in vigore il primo gennaio insieme al meccanismo unico europeo di risoluzione in caso di crisi bancarie. Salvataggi a carico dei privati che, secondo Adusbef e Federconsumatori, sono “espropri criminali del risparmio” che non rispettano il dettato della Costituzione proprio sulla tutela del risparmio.

L’associazione Dipendiamo Banca Marche non aderisce al presidio a Jesi ritenendo l’iniziativa “assolutamente inutile a risolvere le problematiche che si sono aperte con il decreto”. Inoltre, rileva l’associazione, “un presidio organizzato davanti ad una agenzia rischia di fare apparire responsabili di ciò che è avvenuto i dipendenti di Banca Marche, quando essi stessi sono le prime vittime, avendo perduto, oltre che le azioni e le obbligazioni subordinate, importanti quote di stipendio legate ai risultati della banca”. Secondo Dipendiamo Banca Marche, “oltre all’azione penale intentata nei confronti di coloro che saranno rinviati a giudizio, la fonte più importante per il recupero dei risparmi perduti da azionisti e obbligazionisti è costituita dai ricavi derivanti dalla vendita dei crediti inesigibili e delle nuove banche”. “Oltre a continuare la nostra azione legale contro gli ex vertici di Banca Marche – conclude l’associazione -, punteremo tutta la nostra attenzione, in termini giuridico-legali, anche sull’operato di Bankitalia e della gestione commissariale”.

TERZONI (M5S): ‘DECRETO INCOSTITUZIONALE’

“In seguito alle decine di segnalazioni e comunicazioni arrivateci da cittadini azionisti ed obbligazionisti di Banca dell’Etruria, Banca delle Marche e degli altri istituti oggetto del decreto salva-Banche, come M5S abbiamo di nuovo sollecitato in aula i colleghi della Camera dei Deputati su questa vicenda decisamente paradossale”. E’ quanto afferma, in una nota, la portavoce del Movimento 5 Stelle presso la Camera dei Deputati On. Patrizia Terzoni. “Ritrovarsi – sottolinea – con i propri risparmi azzerati da un provvedimento che consente alle banche di far leva su fondi interni per scongiurare il default mette la politica di fronte a precise responsabilità e mette in luce la loro incapacità di difendere i risparmiatori. L’articolo 47 della Costituzione è composto da poche ma chiare parole:  ‘La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito’. Se tanto ci dà tanto, questo decreto è da ritenersi dunque incostituzionale. Negli ultimi giorni economisti ed esperti di scenari bancari hanno ribadito più volte a questi cittadini disperati che ‘chi è causa del suo mal pianga se stesso’, poiché la situazione vacillante degli istituti in questione era nota da tempo ed era chiaro a tutti che si sarebbe arrivati a questo epilogo. Per la politica, però, un alibi del genere non può e non deve sussistere: chi doveva controllare (Banca Italia e CONSOB) a tempo debito non lo ha fatto, e addossare adesso tutte le colpe a cittadini rei soltanto di essersi fidati in molti casi della propria banca è una pratica oscena che si aggiunge a un quadro già di per sé poco limpido. L’appello era volto a scuotere le coscienze dei colleghi della maggioranza di fronte a un atto che calpesta in modo palese il dettato costituzionale. Neanche a dirlo, le nostre parole sono cadute nel vuoto più totale: per salvare queste banche così si doveva fare, e così si è fatto. Non vogliamo arrenderci, e nonostante il senso di impotenza che si può provare di fronte a un’ingiustizia così marchiana, continueremo a battagliare per rendere giustizia ai risparmiatori”.