STORIE DI MAMME PER SALVARE OSTETRICIA

In attesa della manifestazione di sabato prossimo le mamme – preoccupate per la chiusura del punto nascita dell’Ospedale di Fabriano – raccontano storie di disagi e complicazioni per colpa della strada che anche un lieto evento come il parto. Sale la rabbia per una decisione politica che penalizza l’entroterra della Regione. Mentre in Ostetricia si continua ancora a far nascere bambini con tranquillità e tutti indossano il bavaglino con la scritta ‘Made in Fabriano’ spopolando in rete.

LE STORIE

“Sono andata in un altro punto nascita anche se non molto contenta di far nascere mio figlio altrove ma volevo vedere come muovermi nel caso in cui venisse chiusa la sala parto di Fabriano. Politici e tecnici – racconta D.G. – la fanno facile: i medici ti seguono a Fabriano poi, al momento di partorire, vai altrove. Nella realtà non è cosi. Ho messo – denuncia – 1 ora e un quarto per arrivare all’ospedale senza troppo traffico e con bel tempo. Mio figlio aspetterà tutto questo tempo per nascere? Alcuni dei miei esami non valgono nell’altro punto nascita. Per le lunghe liste di attesa mi hanno dato appuntamento per il 13 gennaio quando dovrei partorire il 19. Ovviamente vogliono conoscermi prima: dovrò fare tutti gli ultimi esami. Ho visto il personale impreparato e spaventato all’idea di aver un afflusso superiore di gente. Non si sono ancora organizzati e non hanno avuto nessuna comunicazione ufficiale. A un mese e mezzo dal mio primo parto, come posso passare la fine della gravidanza tranquilla?” Dello stesso avviso un’altra neomamma. “Mi si sono rotte le acqua con due settimane di anticipo. Quei 10 minuti di strada per arrivare al Profili – racconta I.T. – sono sembrati infiniti. Non oso pensare se fossi dovuta arrivare a Jesi o Ancona.” Anche Claudia racconta come il parto è andato bene anche se si è presentata in Ostetricia con le contrazioni e travaglio iniziato. “Se vuoi ti ricovero – le ha detto la dottoressa di turno – ma sembra andare per le lunghe. Non preferisci tornare a casa e stare più tranquilla nel tuo letto per qualche altra ora?” Questo ha aiutato la donna ad affrontare il lungo travaglio con serenità. “Se fossi stata a un’ora dall’ospedale non mi sarei mai azzardata a rischiare! Come sarebbero stati i tre giorni successivi al parto per i miei familiari che lavorano, se per alternarsi ad assistermi avrebbero dovuto fare ogni volta tutta quella strada? E se la prossima volta – denuncia – il travaglio invece di durare molte ore fosse veloce?”

Marco Antonini