STAGIONE SINFONICA DA RECORD, RADDOPPIATA AFFLUENZA GIOVANI

L’inaugurazione della 23esima stagione sinfonica, venerdì scorso al Teatro Gentile, è avvenuta all’insegna di Beethoven e del pianismo declinato al femminile. Un record di presenze senza precedenti, piu’ di 500 persone hanno partecipato alla “prima” con una considerevole presenza di giovani per una sinfonica che si preannuncia veramente interessante. Il primo dei due appuntamenti con l’integrale dei concerti del maestro di Bonn ha visto, infatti, le giovani quanto affermate  Leonora Armellini e Gloria Campaner  interpretare il secondo e il  quarto –  l’una -,  il quinto –  l’altra –  dei 5 lavori per pianoforte e orchestra del maestro di Bonn.  Grazie all’empatica direzione di Federico Mondelci e alla duttilità dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana, le due artiste sono state messe nella condizione di definire chiaramente le proprie cifre interpretative in un contesto, quello delle esecuzioni integrali, che sacrifica le consolidate logiche di programmazione dei brani a favore di sequenze cronologiche più serrate. In termini diversi, altro non si poteva fare che  costringere il secondo e il quarto concerto nella medesima parte di programma, con conseguente e considerevole allungamento dei tempi di esecuzione. Di tale deviazione normativa si è fatta carico Leonora Armellini che ha inanellato i due concerti assegnati a lei conferendogli sonorità soffici eppur  sapientemente variegate nello spettro timbrico. La ventitreenne pianista padovana ha dimostrato di cogliere le peculiarità del secondo, esaltando la contrapposizione fra il debito haydniano e le puntate avveniristiche, come la cadenza del primo movimento dove si intravvedono alcune estremizzazioni stilistiche riconducibili all’ultimo Beethoven. Del quarto, invece, ha fornito insieme a Mondelci  una lettura  ritmicamente distesa, a tratti idilliaca, realizzando un fraseggio particolarmente curato nella gestione dei processi di tensione e distensione armonica. La seconda parte della serata, poi, ha visto l’avvento sul palco di Gloria Campaner, veneta anche lei, che ha affrontato il quinto, postumamente detto “Imperatore”. Netta è la differenza di scrittura con i due lavori precedenti, con tutti quei caratteri di magniloquenza universalmente riconosciuti: a tale connotazione bene si è attagliata l’autorevole caratura musicale e pianistica della Campaner che ha sfoggiato un suono penetrante con il quale è riuscita a forare gli spessori orchestrali più consistenti. Con analoga pertinenza interpretativa, inoltre, ha conferito al secondo movimento un’aura di luminosa espressività. Come da più consolidata tradizione e nonostante l’estensione temporale delle esecuzioni, le due artiste hanno concesso bis, rispettivamente di Prokofiev e Skryabin, evidenziando ulteriormente come esiti artistici di pari livello possano scaturire da personalità musicali tanto interessanti quanto diverse fra loro.