RIVOLUZIONE DEL MINISTERO NEI GRANDI MUSEI ITALIANI

Chi poteva immaginarselo, al Ministero per i Beni Culturali, si è attuata una vera rivoluzione nei grandi Musei italiani, ben 7 direttori saranno stranieri, soprattutto tedeschi o americani, i grandi complessi Uffizi di Firenze, Brera di Milano, Capodimonte di Napoli, Galleria del’Accademia di Firenze saranno in mano a direttori stranieri, mentre alcuni manager culturali italiani ritorneranno in base, forti delle loro esperienze estere, per prendere in mano  Galleria Estense di Ferrara, Barberini di Roma, Bargello di Firenze, la sontuosa Galleria Borghese rimane invece a gestione italiana, mentre ad Urbino alla Galleria delle Marche avremo un giovane manager austriaco con una notevole esperienza nei grandi musei di Vienna. Un cambiamento forte, inaspettato per il rinnovamento, per certi aspetti rivoluzionario che mira più ad un aspetto meritocratico e strategico…cambiare e soprattutto ruotare la gestione museale manageriale per migliorare, avere nuovi obiettivi, stimoli puntando su esperienze completamente differenti dai propri territori e più distaccate dalla politica locale. In fondo è anche un’estensione del principio di reciprocità visto che a guidare Il New Museum di New York, la Tate Modern di London ci saranno direttori italiani. Autonomia museale maggiore con una riforma che punta a rafforzare le politiche di tutela e di valorizzazione del nostro patrimonio dando maggiore autonomia ai musei, finora grandemente limitati nelle loro potenzialità, quindi potenziamento servizi (servizi interni, bookshop, biglietteria, bar/ristorante, guide) della didattica, della circolazione delle opere, di nuove sinergie e di gestione personale,di tutto ciò che è entertainment museale, una svolta importante, un segno di forte cambiamento per la più grande risorsa italiana che è il suo infinito Patrimonio Culturale. Abbiamo avuto grandi studiosi, forse i migliori, ma siamo stati fermi, si è invecchiati senza seguire il nuovo, l’Europa, i grandi esempi dagli States, condizionati dalla politica a volte ostruzionistica e non del tutto meritocratica, è giunto il momento di attuare un cambiamento drastico e per certi aspetti “rivoluzionario”, intanto  ci si è provato a cambiare, poi chi vivrà vedrà.

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