DOPPIA CONFISCA DI 300.000 € AI DANNI DI UN USURAIO DEL FABRIANESE

Il Nucleo di Polizia Tributaria di Ancona, nel decorso mese di maggio, ha eseguito una confisca penale disposta dal Tribunale di Ancona, in applicazione dell’art. 12 sexies del D.L. 306/1992 e, successivamente, una confisca di prevenzione disposta dalla competente Sezione dello stesso Tribunale, avente ad oggetto la medesima somma di denaro in contanti, pari a circa 300.000 euro, detenuta da un sessantenne imprenditore fabrianese, S.R. – tuttora agli arresti in quanto condannato per usura. L’attività trae origine da una complessa indagine di polizia giudiziaria, conclusasi nel 2013, grazie anche alla fattiva collaborazione di alcune delle vittime, tra le quali vari imprenditori, che ha consentito di ricostruire le modalità di concessione dei prestiti e la determinazione del tasso usuraio applicato, che ha raggiunto il 100% annuo. In particolare, i finanzieri del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Tributaria di Ancona hanno quantificato l’illecito “giro d’affari” mediante indagini finalizzate all’accertamento del tenore di vita, delle disponibilità finanziarie e, più in generale, della consistenza patrimoniale dell’arrestato, esaminando le attività economiche esercitate dal medesimo ed evidenziando la sperequazione tra la ricchezza rilevata ed i redditi effettivamente dichiarati al fisco. Come noto, infatti, la specifica normativa (art. 12 sexies della Legge n. 356/92) prevede la confisca delle disponibilità finanziarie ed immobiliari di cui il soggetto, indagato per tipologie di reato di particolare rilevanza, quali l’usura, non sia in grado di dimostrare la legittima provenienza. Il Giudice presso il Tribunale di Ancona, sulla base della cennata ricostruzione dei flussi patrimoniali e bancari in capo all’usuraio, ha così emesso un provvedimento di confisca per un valore complessivo di circa 300.000 euro, di cui 66.000 in contanti e 227.000 in depositi bancari. Ulteriori indagini ed accertamenti patrimoniali condotti ad ampio raggio nei confronti del condannato hanno poi consentito di rilevare una abitualità a delinquere – con conseguente accertata pericolosità sociale – accompagnata da una evidente sproporzione tra redditi dichiarati e somme possedute. Sulla base di tali risultanze, il G.I.C.O., in applicazione del Codice Antimafia, tramite apposita istanza formulata al Procuratore della Repubblica di Ancona, ha ottenuto dal locale Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione una sentenza di confisca delle somme già precedentemente cautelate da vincolo penale. Tale sentenza costituisce la prima della specie emessa dal Tribunale di Ancona, dall’entrata in vigore del Codice Antimafia (inizio 2012). L’esperienza investigativa e giudiziaria consente di affermare che l’approccio sistematico e sinergico caratterizzato dal cosiddetto “doppio binario”, basato sul contestuale impiego degli strumenti normativi di carattere penale (articolo 12 sexies D.L. 306/1992) e di prevenzione (art. 24 D.Lgs 159/2011 – Codice Antimafia), rappresenta una efficace metodologia per garantire maggiore incisività all’azione di aggressione dei patrimoni di origine illecita, sottoponendoli ad un doppio vincolo cautelativo.

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