I MARCHIGIANI VOGLIONO POLITICI GIOVANI – di Alessandro Moscè
La sonora sconfitta del Governatore uscente delle Marche Gian Mario Spacca dimostra innanzitutto una cosa: la politica non risponde più alle vecchie logiche che nascevano nella Democrazia Cristiana e nel potere economico consolidato (il caso di Fabriano rappresentava un paradigma). Dopo 25 anni chi non capisce che è scoccata l’ora di farsi da parte, ha già perso, esattamente come ha già perso il modello locale di quella imprenditoria crollata nella quale Spacca è nato e cresciuto. La realtà marchigiana evidenzia come tutti i “vecchi” siano stati mandati a casa, senza distinzione di sorta (ma le poche eccezioni ci sono sempre). I trasformismi non pagano e si pretendono i giovani finalmente alla ribalta. Per questo, in particolare Renzi e Salvini, funzionano. L’età ha dunque un prezzo, e ora come ora altissimo. Ovviamente non è solo questo il motivo del responso delle urne che ha fatto sobbalzare Fabriano e molte altre realtà marchigiane. Quali conseguenze ha avuto la flessibilizzazione del mercato del lavoro sulla vita dei giovani, sui loro percorsi professionali, sui loro modi e tempi di diventare adulti e di fare famiglia? La politica non ha dato risposte esaustive e una generazione intera di sessantenni ha profondamente deluso le nuove leve. E’ ora di cambiare, proprio a partire dalle politiche giovanili, che però dovranno essere decise dai giovani. Da noi non succede ciò che invece sembra aver capito l’Europa intera in un processo evolutivo di novità fattive: finanziare incontri a livello locale, regionale, nazionale e transnazionale, per riunire i giovani di uno o almeno due paesi rendendoli parte attiva nel processo di decisioni sulle politiche locali, regionali, nazionali ed europee. Le consultazioni sono organizzate due volte all’anno tramite i gruppi di lavoro in ognuno dei 28 paesi membri e si basano su cicli di 18 mesi, divisi in tre fasi corrispondenti ai semestri di presidenza del Consiglio dell’Unione Europea degli stati. Può essere un buon inizio. Recentemente ho letto l’opinione di un ragazzo marchigiano espressa su Facebook: “Noi, giovani che crediamo ancora in valori sani, nella politica pulita, vera, nella politica che ascolta la gente e i suoi problemi, non possiamo farcela senza il vostro aiuto. E’ di fondamentale importanza adoperarci tutti per il bene della società. Basta lamentarci di una politica che si occupa poco di noi, occupiamoci noi di lei. Impegniamoci a seguirla da vicino rappresentando il vero cambiamento. Infatti, solo vivendo a pieno il presente, noi possiamo sperare in un futuro migliore”. E’ un’opinione retorica, ma Renzi e Salvini, la stessa Meloni, Di Maio e altri, hanno innescato un processo ormai irreversibile: svecchiare la politica anagraficamente, per rispondere ai trentenni e ai quarantenni. Li aspetta un compito gravoso.
Alessandro Moscè