L’UTOPIA COME METAFORA DELLA VITA MODERNA. E I LAVORI DEI PADRI?

Con il progresso del boom economico, figlio degli anni 80, possiamo dire che è stato sentenziato un conformismo (consumistico) di appiattimento della cultura personale padroneggiando, in qualche modo, una cultura di massa ben diversa dall’intendersi della cultura popolare. Si soggiungono lacune nei lavori di formazione manuale e artigianale che soffrono per mancanza di manodopera. Un’effettiva rappresentanza organica comunitaria si esprime con le autonomie locali date dalla personalità individuale. In tal maniera può crescere e amalgamarsi il dibattito su un sistema di studi dettato da un sentito riformismo alternativo della società. Sarà mai possibile che il lavoro dei “padri” venga preso sempre di meno in considerazione? Di certo la felicità non impone “bisogni genuini” incondizionati da un reale bisogno. Figure lavorative che una volta venivano bollate come lavori umili, oggi sono le più richieste. Come mai in un mondo che avanza un imperante obbligo tecnologico figure di fornai, idraulici, pellettieri, carpentieri, sono maggiormente richiesti nel mercato? Paradossalmente, infatti, le percentuali più alte nella ricerca di una figura professionale è nell’artigianato. Un lavoro individualista, dunque, che sprona la propria bravura nella conoscenza e competenza. Il lavoro artigianale è una cultura economica italiana se si coniuga il “saper fare” con la “capacità tecnologica” e il risultato è un pragmatismo risolutore per crescita e innovazione. Il disservizio diventa un disagio e la meta raggiungibile diviene una forma utopica. La dinamica del bisogno emergente, come una casa, un lavoro, le cure sanitarie, sono avamposti per una battaglia a non recludersi in quella negatività aberrante di “non-riuscita”. L’etica per una vita corretta, è data dalla correttezza dell’individuo nel suo agire per riuscire nell’intento di cambiare le condizioni o effettuare miglioramenti in una società la cui forza propulsiva si trova nella coscienza degli individui. Edmund Husserl (1859-1938) noto filosofo e studioso della fenomenologia, distingueva “l’interesse teoretico” con “l’interesse pratico”, rigettando la concezione della logica come alternativa tecnologica. In un suo libro “Forma e Materia” scriveva: “Naturalmente, noi siamo dominati da un interesse normativo soprattutto nel caso degli oggetti reali come oggetti di valutazioni pratiche; di qui l’innegabile inclinazione ad identificare il concetto di disciplina normativa con quello di disciplina pratica, di tecnologia”.

Paolo Gionchetti