“BIOGAS MATELICA, INQUINANTI GASSOSI FUORI LIMITI LEGGE. DOBBIAMO STARE TRANQUILLI? NO”- dell’Ing. Ennio Donati
Con riferimento alle notizie di stampa relative ai dati fuori norma degli effluenti gassosi dell’impianto biogas di Matelica, è necessario far chiarezza su vari aspetti. Il principale è quello della non sostenibilità delle affermazioni tranquillizzanti che il Sindaco in nome della Giunta ha inteso fornire attraverso la stampa stessa. I cittadini hanno diritto di essere tranquillizzati a fronte di un approccio scientifico e con riferimenti ben chiari ai dispositivi di legge che non possono essere ignorati. Appare chiaramente inopportuno, intempestivo e non dovuto il tentativo un po’ maldestro di tentare di tranquillizzare i cittadini con affermazioni auto validanti e senza spiegazioni, sia pure proferite dal primo cittadino. E’ da ricordare che lo scrivente è un ing. Chimico Impiantista, notoriamente poco interessato agli schieramenti politici, al quale piace rimanere nell’ambito tecnico e normativo anche in questo articolo.
EMISSIONI INQUINANTI GASSOSE
Le emissioni inquinanti gassose, pre-post combustione, spesso minimizzate per conflitto di interessi, sono invece presenti negli impiant biogas con tutto il loro carico inquinante veramente dannoso per la salute.
COT (Carbonio Organico Totale)
Per il COT a fronte di un limite di legge 150 mg/Nm3 nell’impianto di Matelica è stato rilevato un dato pari a 2359.6 mg/Nm3, cioè oltre il 1660 % superiore al massimo consentito per legge. Anche il massimo consentito non è tranquillizzante, tenendo conto della presenza di un enorme numero di molecole inglobate nel particolato e soprattutto nelle nano polveri; sostanze molto pericolose quali mercaptani, aldeidi, alchilsolfuri, idrocarburi alifatici, acidi grassi, tanto per citare solo alcune delle sostanze volatili nocive e irritanti presenti. Quelle piu pericolose comprendono gli idrocarburi clorurati e aromatici (benzene) notoriamente cancerogeni. I costruttori degli impianti più o meno ingenuamente sostengono che dalla concentrazione di COT andrebbe dedotta la quota di metano; riferendosi non al COT ma COT inteso come NMCH, Non-Methane Hydrocarbons (idrocarburi totali escluso metano). Di tale poco onorevole ingenuità ha fatto giustizia la Sentenza del TAR Piemonte 9 ottobre 2013, n. 1046, stabilendo che il dispositivo di legge parla di “COT (carbonio organico totale)” senza altre specificazioni e porta ad escludere che si possa intendere come “COT escluso metano”. Il COT di legge serve a formulare anche un giudizio sulla bontà della combustione del biogas, combustione grossolana in quanto la quota metanica costituisce appena il 50 – 60 % ; tutto il resto è quello che tranquillizza ancor meno. Tra l’altro non si capirebbe perché il metano così demonizzato per la sua presenza, ad esempio nelle stalle, dovrebbe essere considerato acqua fresca negli impianti biogas; il metano è sempre e ovunque un idrocarburo, tutto qui.
NOx (ossidi di azoto)
Pur trascurando la presenza non tranquillizzante dell’ossido di carbonio potente veleno (CO limite 800mg/Nm3), che per quanto minimizzabile, per gli ossidi di azoto (NOx limite 500mg/Nm3) nell’impianto di Matelica è stato rilevato un dato pari a 561.3 mg/Nm3 (oltre il 12% fuori il limite). Per un impianto di potenzialità pari ad 1 Mw (per fortuna quello di Matelica ha una potenzialità pari a soltanto 0,99 Mw, mi si consenta una poco sottile ironia in materia su tale ipocrisia) si tratta di una emissione di ossidi di azoto pari a circa 35 kg/giorno (emissione paragonabile agli scarichi di 10.000 auto che percorrano 20 km/cad), tenendo anche conto della presenza di ammonica residua a seguito degli eventuali processi di abbattimento. (Secondo l’International Energy Agency – IEA Bioenergy – i biogas da biomasse contengono in media intorno a 10.000 ppm di H2S (idrogeno solforato) e circa 200 ppm di ammoniaca). I residui solidi costituiti da solfuri metallici sono prodotti da smaltire come rifiuti.
Post combustore
Nell’impianto di Matelica è stata rilevata l’assenza, in difformità al progetto autorizzato dalla Regione, di un post-combustore che potrebbe ridurre la presenza dei COT, anche se difficilmente si riuscirebbe a farla rientrare nei limiti previsti. Chissà perché i realizzatori degli impianti dimenticano spesso di installare questa apparecchiatura? Con un pizzico di malizia azzardo delle ipotesi che tali desidero che restino:
– il processo di post-combustione è complesso e costoso se si persegue seriamente l’efficienza richiesta per legge;
– la presenza del post-combustore riduce la resa di energia elettrica prodotta, così ben pagata dall’ENEL grazie agli incentivi pagati dai cittadini che ignari assistono al banchetto del business e nel frattempo rischiano la propria salute;
– aumenta il rischio di formazione di Diossine nel corso del processo stesso.
In conclusione, non credo esista materia per essere tranquilli. L’impianto va fermato immediatamente e non può continuare ad essere tenuto in marcia in deroga e nelle more di ulteriori azioni, indagini o completamenti. L’impianto ha marciato in deroga ai requisiti progettuali già per troppo tempo. Ci si è assunti una responsabilità non dovuta, che risulterà in capo di chiunque nel frattempo abbia attentato alla salute ed alla sicurezza dei cittadini. L’impianto è illegale sia per la sua ubicazione sia per non essere mai stato sottoposto alla V.I.A. di legge; in più è stato avviato messo in produzione pur essendo incompleto e privo del certificato di collaudo finale (sembra incredibile ma è così). Senza dimenticare le responsabilità, con il principio di cautela, è necessario che l’impianto sia fermato immediatamente, anche per non aggravare le situazioni di responsabilità legali fin qui consolidate da quanti di competenza.
Ing. Ennio Donati