OSTETRICIA, LA LETTERA APERTA AL GOVERNATORE CERISCIOLI

Nascere migrando succede alle donne costrette a lasciare il proprio paese per motivi politici, di sicurezza perché il paese è in guerra, ma costringere a migrare dai propri luoghi di vita perché il bilancio numerico delle nascite è basso, ci lascia sgomente. Già lo scorso anno ci siamo mosse per evidenziare l’assurdità della scelta, ma questa volta siamo decise a mobilitarci per sottolineare che il valore della vita dei nascituri e delle loro mamme non può essere ricondotta a cifre, bilanci numerici allarmanti, originati spesso da errori pregressi ma fatti pagare alle mamme e ai bimbi che debbono venire al mondo. La conquista di un servizio base per la continuità della vita in ogni presidio ospedaliero è il segno della nostra civiltà che ora un freddo calcolo vuole cancellare. Signor Governatore non ci stiamo! Non ci sentiamo di accettare passivamente questa sua scelta che vogliamo pensare sia solo frutto di superficiali valutazioni. Può chiedere ai responsabili e agli addetti ai reparti di ostetricia di impegnarsi di più di quanto non fanno già, di migliorare la qualità del servizio e l’accoglienza delle partorienti, ma non puo’ ordinare la chiusura del punto nascite! né a Fabriano né in altri città dove ancora esistono presidi ospedalieri. Dalla valutazione trasmessa dall’Asur della Performance 2014 nell’ambito del dipartimento materno infantile, il reparto di ostetricia di Fabriano risulta il migliore (96%) subito dopo Senigallia (98%), mentre per la Pediatria è il primo (98%). Non si raggiungono le 1000 nascite,è vero, ma questo parametro non può essere esteso a tutti i territori delle Marche. La popolazione dell’area montana è notevolmente inferiore a quella collinare e costiera e raggiungere i 1000 parti sarà ben difficile anche per ragioni legate alla crisi che costringe i giovani a migrare. Questa decisione somiglia più ad una ulteriore penalizzazione dell’entroterra appenninico dove la viabilità è difficile, la stagione invernale è in genere proibitiva per gli spostamenti e somiglia ad una ulteriore violenza alla donna che con i dolori del parto deve affrontare anche il disagio dei trasferimenti e in condizioni non sempre agevoli. Fabriano, la città più grande dell’entroterra montano, in difficoltà per la grave crisi economica, non può essere ulteriormente impoverita di servizi e soprattutto non deve perdere questo presidio al quale fanno riferimento cittadine del centro urbano e delle 60 frazioni di Fabriano con altitudini che vanno dai 286 m di Borgo Tufico ai 936 m s.l.m. di Poggio San Romualdo e senza contare le distanze chilometriche delle località montane comprese dai 20 ai 35 km. Il presidio è riferimento di altri comuni montani come Genga, Sassoferrato, Serra San Quirico, Cerreto d’Esi dove le condizioni geografiche e di viabilità interna non sono migliori. Se risparmi si debbono fare che si facciano, ma non penalizzando le donne e la vita che portano in grembo! Garantisca loro la possibilità di scelta, di rivolgersi alle strutture locali fornendole di personale minimo, ma professionalmente qualificato dove le partorienti possono sentirsi al sicuro, perché, se per tutte le mamme è istintivo difendere il proprio bambino, per gli Amministratori intelligenti è civile favorire la vita!

Spi Cgil – Fnp Cisl – Uilp