L’intervista al senatore Guido Castelli, Commissario Straordinario Ricostruzione Sisma 2016
Progetto NextAppennino, Zona Economica Speciale, un bilancio sulla ricostruzione pubblica e privata. . Ne parliamo con il Senatore Guido Castelli, Commissario Straordinario Ricostruzione Sisma 2016, presente a Camerino per la riapertura del Palazzo Arcivescovile e del Museo Diocesano. Un segnale importante che fa ben sperare per i territori dell’Appennino Centrale, feriti profondamente dal sisma.
Senatore Castelli, il 16 ottobre scorso a Camerino è stato riaperto il Palazzo Arcivescovile ed il Museo Diocesano. Cosa rappresenta oggi restituire questo palazzo alla comunità di Camerino, territorio che è stato la più grande zona rossa del cratere sismico?
E’ uno dei tanti segnali di vita che vengono dalle nostre città. Dopo anni di silenzio e di vuoto, Camerino sta tornando a vivere. Il Palazzo Arcivescovile è una parte della storia di Camerino e di tutto l’Appennino centrale. Il prospetto principale su Piazza Cavour ha un forte richiamo rinascimentale, caratterizzato al piano terra da un portico con volte a crociera sorretto da elementi in arenaria. L’aggregato edilizio comprende anche il Museo Diocesano, la canonica, la sacrestia del Duomo di Camerino, gli esercizi commerciali e gli uffici presenti ai piani terra e ammezzato: per l’intero complesso è stato previsto un progetto di miglioramento sismico.
Rilevante e degno di nota il lavoro sinergico svolto grazie all’impegno profuso dall’Arcivescovo Monsignor Francesco Massara, dal sindaco di Camerino Roberto Lucarelli e dalla direttrice del museo Barbara Mastronicola. Si parla molto di fare squadra, in questo caso possiamo affermare che insieme si vincono le sfide più grandi?
A me piace ricordare che abbiamo reso “istituzionale” il metodo sinodale: ascolto di tutti, confronto con tutti, responsabilità condivisa con tutte le Istituzioni. A tutti i livelli. Fare squadra è la condizione per rinascere insieme. E il contributo del sindaco, del vescovo e della direttrice del museo si è rivelato essenziale. In altre occasioni ho parlato di governance multilivello, perché questo metodo sinodale funziona anche con Regioni, Comuni e Struttura commissariale.
La commissione Bilancio del Senato ha approvato nei giorni scorsi, in sede deliberante, il disegno di legge che estende la ZES a Marche e Umbria. Quale ricaduta avrà per i territori dell’Appennino Centrale colpiti dal sisma questo riconoscimento quale Zona Economica Speciale? E’ quindi una promessa mantenuta da parte del Governo?
Il Presidente Giorgia Meloni è solita annunciare solo ciò che ha la certezza di poter realizzare. Così è stato anche per la ZES, promessa in campagna elettorale ma già oggi una realtà concreta. Uno strumento straordinario per il rilancio delle attività manifatturiere di Marche e Umbria. L’estensione della Zona Economica Speciale comporta procedure più rapide, una significativa riduzione della burocrazia e la possibilità di accedere a incentivi fiscali, in particolare al credito d’imposta, sostenuti da una governance dedicata capace di assicurare efficienza e velocità nell’attuazione delle misure.
Riguardo la ricostruzione abbiamo dati e numeri aggiornati in merito alla liquidazione delle risorse, numero di cantieri aperti e chiusi?
I dati sono in continuo aggiornamento. Devo dire che in questi ultimi due anni e mezzo l’attività ha veramente segnato un cambio di passo, anche per quel metodo “sinodale” che abbiamo applicato un po’ dappertutto. Nell’intero cratere sono stati ormai liquidati lavori per oltre 7 miliardi di euro; oltre 12mila i cantieri chiusi, altri 9000 sono ancora al lavoro. Questo per la ricostruzione privata. Quest’anno e il prossimo anno un grande impulso verrà dalla ricostruzione pubblica. Entro la fine di quest’anno avremo aperto 1200 cantieri per le opere pubbliche. Un terzo dei 3500 interventi necessari. Anche in questo caso dopo anni di rallentamenti abbiamo sbloccato molti progetti.
Il nostro Paese è drammaticamente esposto a rischi naturali, frane, fragilità idrogeologiche, eventi sismici. Come si potrà intraprendere un cammino condiviso per incentivare la cultura della prevenzione e della sicurezza? Sono previsti a livello governativo investimenti in tal senso?
Convivere con la fragilità è possibile facendo uso anche dell’innovazione tecnologica disponibile. E può vincere la tentazione dell’abbandono. Il presidio umano del territorio montano e collinare è condizione di salvaguardia e tutela anche delle valli e dei litorali, di fronte agli effetti del mutamento climatico in atto. Con il Ddl “Ricostruzione” il Governo Meloni mira a far uscire l’Italia da quella che sembrava una condanna, nei casi di calamità, Quella, cioè, di subire la logica del commissario del giorno dopo, del labirinto delle norme, il patchwork di regole e ordinanze che hanno accompagnato la nostra necessità di reagire agli eventi catastrofali.
Lei ha sempre dichiarato che “le nostre aree interne non sono periferie, ma il cuore pulsante del Paese”. Le comunità hanno dimostrato grande forza nell’affrontare le ferite lasciate dal sisma. Oltre alla ricostruzione materiale è necessaria una significativa riparazione economica e sociale per le genti dell’Appennino?
La riparazione socio-economica è già in atto. Abbiamo sempre voluto evitare il rischio di ricostruire case e uffici che potessero restare vuoti. Per questo l’incarico affidatomi dal Governo non è solo rivolto alla “ricostruzione” ma anche alla “riparazione”, quindi alla rigenerazione delle comunità, delle loro attività economiche e sociali. Il programma NextAppennino ha quasi due miliardi di risorse. E ci sono già 1400 attività economiche (imprese di tutte le dimensioni, piccole e grandi, artigiani e agricoltori) che hanno ricevuto risorse per ripartire e rilanciare la loro attività. Il lavoro è essenziale per trattenere chi ha avuto il coraggio di restare e per richiamare quelli che hanno dovuto lasciare i loro paesi. Nell’area del cratere del sisma 2016-2017 si sta affermando un “modello Appennino centrale” che può aiutare molte altre aree montane per tracciare linee di sviluppo e di rilancio territoriale.
Gigliola Marinelli

