Precari a tempo “indeterminato”, bloccato il blitz per prolungare i mesi di somministrazione
La UIL TEMP Marche accoglie con favore il ritiro dell’emendamento al Decreto Economia che avrebbe esteso fino a 48 mesi la durata massima dei contratti di somministrazione. “Un provvedimento che se attuato – spiega Andrea Ricci della UILTEMP MARCHE – avrebbe avuto ripercussioni assai negative soprattutto in una regione come la nostra, alle prese con una precarietà strutturale che continua ad aumentare. Basti pensare che solo nel primo trimestre 2025 nelle Marche delle 47.260 nuove assunzioni registrate, solo 6.696 sono state a tempo indeterminato, mentre la quota prevalente è rappresentata dai contratti a termine (19.881). La somministrazione incide con 7.404 contratti, un dato superiore a stagionali (3.240) e apprendistato (2.479), ma nettamente inferiore al tempo determinato. Questa fotografia conferma che la somministrazione è una quota rilevante del lavoro flessibile, ma non può sostituire l’ingresso stabile e qualificato nel mercato del lavoro”. Il ritiro dell’emendamento è arrivato dopo la levata di scudi di alcune organizzazioni sindacali in particolare della UIL e che rappresenta una vittoria importante per tutti i lavoratori e le lavoratrici coinvolti. Non si tratta purtroppo di un episodio isolato. Solo pochi giorni fa, con un altro emendamento al Decreto Ilva, si era tentato di introdurre una norma che avrebbe messo i lavoratori in una posizione di ricattabilità sui crediti retributivi. Anche in quell’occasione la misura era ritirata dopo forti proteste.
Ma i due tentativi ravvicinati mostrano un disegno chiaro: usare la precarietà come strumento strutturale di gestione del lavoro. La UILTEMP MARCHE respinge questa impostazione e ricorda che la somministrazione non deve diventare la porta principale di accesso al mercato del lavoro, ma rimanere uno strumento per esigenze temporanee e specifiche di flessibilità dei settori produttivi. “La campagna nazionale UIL “No ai lavoratori fantasma” – conclude Ricci – si inserisce esattamente in questo contesto: contrastare abusi, garantire tutele e visibilità a chi lavora in condizioni precarie e spesso invisibili. Mistificando volutamente, qualcuno confonde flessibilità con precarietà. Ma la precarietà non è flessibilità: è instabilità nel lavoro e nella vita, con tutto ciò che ne consegue per la sicurezza, il reddito, la progettualità personale, la famiglia e il futuro. La flessibilità è una risposta organizzativa, la precarietà è instabilità di vita e reddito. La prima può essere funzionale, la seconda è inaccettabile.

