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“IL VIOLINO DEL LAGER” STORIE DEGLI IMI, UNA RESISTENZA SENZA ARMI

FABRIANO- – La Biblioteca Multimediale di Fabriano si appresta a diventare teatro di un’importante e toccante riflessione storica, con l’evento “Il Violino del Lager” che
si terrà lunedì 8 aprile alle ore 14:30 presso la sala Pilati. L’evento è dedicato alla memoria degli Internati Militari Italiani (IMI), figure eroiche della nostra storia recente spesso lasciate nell’ombra, che subirono la prigionia nei campi di concentramento nazisti a seguito degli eventi dell’8 settembre 1943.
Sarà Gemma Manoni a narrare le vicissitudini di suo padre Luigi, il quale, in un contesto di disumanizzazione, trovò nella musica e in un violino recuperato tra le rovine di un bombardamento, la forza per sopravvivere alle atrocità subite. Tra queste storie di coraggio, anche i nomi di due cittadini fabrianesi: Luigi Boselli e Tiziano Di Leo. Insieme alle parole della signora Manoni, gli studenti del Liceo Stelluti cureranno letture e presentazioni che sottolineano non solo il dolore, ma anche il senso di resistenza pacifica che caratterizzò la lotta degli IMI – una resistenza senza armi, ma non meno significativa di quella partigiana.
L’evento si arricchirà dell’esibizione di Valentina Garcia Signori, studentessa del Liceo Stelluti, che darà voce alla storia suonando lo stesso violino che fu compagno di speranza per Luigi Manoni nei campi di prigionia.
Per troppo tempo la resistenza è stata identificata unicamente con l’eroismo della lotta
partigiana. La storia, però, ci insegna che la tenacia degli Internati Militari Italiani (IMI) costituisce un’ulteriore forma di resistenza: una resistenza disarmata, fatta di coraggio e di resilienza di fronte allo sfiancante lavoro forzato, e alle sofferenze fisiche inflitte da fame, freddo e malattie. Questa forma di resistenza, pur priva dell’eco delle armi, riveste un’importanza fondamentale ed è altrettanto meritevole di memoria e riconoscimento.
Dietro i fili spinati dei lager, migliaia di giovani hanno coltivato una profonda repulsione per ogni forma di oppressione e privazione della libertà, forgiando nei lunghi giorni di prigionia la base di una coscienza democratica rafforzata. Questa consapevolezza, una volta tornati a casa, si è trasformata in un’eredità incommensurabile: una libertà riconquistata, che noi, figli e nipoti, siamo chiamati a valorizzare. I nostri padri e nonni ci hanno lasciato un dono impagabile: la libertà, un bene da difendere.
cs