VALLEREMITA, C’E’ IL PROGETTO “LA PANCHINA RACCONTA”

Fabriano – La frazione di Valleremita, situata a 453 m. slm. dista 7 km dal capoluogo Fabriano; ricade all’interno della Rete Natura 2000, sono infatti in essa presenti il SIC IT5320011 Monte Puro-Rogedano-Valleremita, la ZPS IT5330026 Monte Giuoco del Pallone e l’Area Floristica Protetta n° 42 Valleremita – Monte Fano. L’Associazione “Appennino Valleremita”, sorta nel 2002, svolge nella omonima località non solo attività di educazione ambientale a vantaggio di scuole e cittadini, ma anche attività di analisi, ricerca e di studio del territorio da molteplici punti di vista. Gestisce tra l’altro la struttura dell’Aula Verde “una scuola senza pareti” già riconosciuta quale CEA (Centro Educazione Ambientale). In generale, l’insieme del territorio appenninico rappresenta un singolare e articolato patrimonio naturale, una risorsa a più dimensioni, non ultima quella di esprimere una vocazione didattica peculiare, idonea a sviluppare esperienze che possono tradursi efficacemente in sensibilità e conoscenza ambientale, sollecitando così scoperte emozionali e razionali.

Il comprensorio di Fabriano, in qualche modo una Italia “minore”, è ricco di itinerari escursionistici che offrono paesaggi ed suggestioni di ogni tipo. Qualificarne e valorizzarne il territorio ancor più in una ottica di sostenibilità a impatto zero, oltre ad una valenza pedagogica generale, nell’attuale periodo di transizione ecologica, aiuterebbe la diffusione dell’osservare curioso e del camminare lento, favorendo la crescita culturale e la salubrità fisica di coloro che si muovono per diporto e anche di coloro che vi ay8bitano. Inoltre promuoverebbe correnti di turismo consapevole e sobrio, non necessariamente elitarie, che manifestano un gradimento crescente per offerte di ampio respiro, come provato altrove e come segnala una pubblicistica seria e la letteratura specializzata.

Rispetto a quanto detto, merita una precipua menzione Valleremita che, pur in uno spazio geografico ridotto, presenta numerosi aspetti significativi e di indubbio interesse. L’Eremo di Santa Maria di Valdisasso di per sé stesso è in grado di riassumerli tutti. Storici, il luogo ove ha sede il cenobio era nell’Alto Medio Evo una strategica roccaforte longobarda posta a difesa della vallata. Religioso-spirituali, nel luogo vi si insediò prima un monastero di suore benedettine, poi una comunità francescana di frati minori osservanti che nel Duecento accolse in visita in diverse circostanze San Francesco d’Assisi e che ospitò inoltre nel Quattrocento, all’epoca denominato la Porziuncola delle Marche, personalità come S. Giacomo della Marca e S. Bernardino da Siena. Artistici, il convento continuò a prosperare e a cavallo del Cinque-Seicento, periodo della sua massima espansione e vide ingrandimenti e restauri, facendosi apprezzare per le soluzioni architettoniche di una certa rilevanza adottate. Politici, i Chiavelli, potenti signori medievali del Fabrianese, furono prodighi di donazioni e concessioni a favore dei francescani; a distanza di secoli il regime napoleonico si distinse per le spoliazioni del complesso chiesastico e il nuovo Stato Unitario non fu da meno per le requisizioni e le espropriazioni attuate a danno dello stesso. Naturalistici, si giunge al cenobio lungo uno straordinario sentiero che presenta una morfologia botanica assai diversificata e singolari inversioni arboree. Tradizioni, nel contesto territoriale non mancano infine tracce significative della civiltà contadina e popolare. Dunque un microcosmo intrecciato di verde, di memorie, di misticismo, di arte e di tradizioni.

Tutto ciò premesso, l’Associazione nell’intento di concorrere all’equilibrato sviluppo dell’area e di arricchire la propria offerta ambientale, ha elaborato il progetto denominato “Valleremita: la panchina racconta”, giocato sulle tradizioni, sulla storia, sulle atmosfere spirituali, sulle leggende del passato recente e meno recente legate alle caratteristiche del territorio e trasmesse dal mondo vissuto del Borgo.
Il progetto, destinato a gruppi più o meno ristretti di amanti del paesaggio e della natura, ma anche a singoli visitatori desiderosi di autentiche curiosità, è pensato nell’ottica di modelli di sostenibilità ed è ispirato a valori che si vanno affermando e depositando con vigore nella coscienza collettiva e che, come non mai, necessitano di rinforzo e di consolidamento. La semplice escursione tra i boschi diventa quindi percorso accogliente ed attraente, costellato come è da panchine, a partire dal piccolo borgo di Valleremita per giungere all’Eremo e contribuisce ad esaltare il contesto generale sottolineandone gli aspetti paesaggistici, artistici e culturali.

Più in particolare mediante uno scenario originale realizzato con il dinamico succedersi, durante l’itinerario, delle panchine, ubicate sia in determinati spazi del Paese sia sul sentiero intitolato a S. Francesco, le panchine recano impresse figure di varia tipologia (animali, eventi, paesaggi) create da artisti a seconda della loro ispirazione e del loro estro al fine di una felice fusione unione uomo – arte – narrazione – natura.

I visitatori e gli escursionisti nel loro inoltrarsi quindi all’interno della zona boschiva avvertono la seduzione delle immagini apposte sulle panchine e sono indotti in qualche misura a ripensare fatti di storia trascorsi e ad osservare nello stesso tempo le peculiarità ambientali del luogo e le caratteristiche generali dell’habitat. La panchina simbolo in genere di riposo o di interno colloquio con sé stessi, qui allora si trasforma in momento di riflessione, e, se si è in compagnia di altri, in occasione di dialogo pacato e di serena conversazione: seduti su una panchina ci si trova immersi in una oasi di pace incantati dal canto degli uccelli, dallo scorrere dell’acqua, dal fruscio del vento. Le raffigurazioni degli artisti diventano una sorta di “Mostra Permanente”, addirittura intercambiabile nel breve periodo e rinnovabile con nuove immagini in prospettiva ad opera da nuovi artisti, sia per far fronte all’azione dannosa degli agenti atmosferici sia per evitare una cultura dell’effimero e dare stabilità al messaggio di sostenibilità espresso dalla panchina.

La panchina è realizzata con materiali recuperati e/o riciclati (ad es. bancali di legno già usati, residui inservibili di potature ecc.), predisposti in modo adeguato per ragioni di sicurezza e funzionali alla collocazione dei pannelli recanti le immagini. Qualità della vita, rispetto dell’ambiente, sostenibilità, riferimenti imprescindibili per fondare adeguati stili personali e sociali in un mondo profondamente mutato, permeano il progetto sviluppato in coerenza con gli obiettivi statutari della Associazione e con le idee più avanzate maturate a livello civile e scientifico. Siamo convinti poi che le attività dedicate al tempo libero, al relax e più in generale alle attività ricreative e turistiche, anche nella ricerca della efficienza, non possono abdicare ai valori indicati, come del resto tutte le intraprese produttive, siano esse artigianali o industriali o commerciali, se ne debbano far carico nella loro gestione. Questa è la grande scommessa del nostro tempo segnato ormai da pandemia, cambiamenti climatici, crisi energetica e recessiva.

Gli operatori turistici in particolare troppo spesso, pur nella tendenza a valorizzare aree qualificabili come risorse uniche, trovandosi di fronte ad ambienti naturali con caratteri di fragilità e di marginalità, finiscono per deturparli e inquinarli. Tradiscono così le nobili intenzioni iniziali, mentre avrebbero, al contrario, il delicato compito di salvaguardare l’identità culturale dei luoghi e le specificità delle comunità locali anche in funzione delle generazioni future. C’è da constatare, poi, che talune imprese turistiche, avendo avviato, in considerazione delle nuove e crescenti sensibilità, scelte improntate ad una sostenibilità scandita da finalità culturali, sopraffatte dal sovrapporsi delle crisi, tornano a percorrere strade in precedenza abbandonate e creano situazioni di congestione o di alterazione se non distruzione di ambienti in equilibrio, giustificando il loro comportamento alla luce di indifferibili esigenze finanziarie.

Insomma è di tutta evidenza che i flussi turistici offrono opportunità e slancio economici (occupazione, infrastrutture, investimenti), ma è altrettanto ben noto che determinano anche esternalità negative, soprattutto in aree vulnerabili. É importante, perciò, ribadire come il turismo sostenibile non si debba di necessità considerare un segmento di nicchia ed elitario, bensì una forma perfettamente praticabile in tutti i suoi diversi segmenti, qualora gli attori si sforzassero di operare sul mercato innovando con avvedutezza e lungimiranza, tutelando gli interessi e le esigenze delle generazioni future.

a cura di Associazione “Appennino Valleremita”
CEA Centro Educazione Ambientale – Regione Marche (Aula Verde)
www.aulaverdevalleremita.it