Gara di poesia per ragazzi, più di 40 adesioni. Mercoledì la prima serata al Don Bosco

Fabriano – Di corsa, affannati, prima che inizia l’allenamento di pallone, o il corso di musica, o la sessione di danza o qualsiasi altra cosa, oppure prima che il nostro ultimo bisogno possa essere soddisfatto. Poi ci sono i compiti da fare, il messaggio da mandare all’innamorata, per i più adulti c’è la casa a cui badare, la cena da preparare, i figli da accudire. Un quadro di vita familiare che descrive la nostra quotidianità. E il tempo di una pausa, il tempo del ristoro, quello della parola declamata, cantata, recitata, dov’ è quel tempo? É un tempo la cui mancanza ci rende automi perché costretti a ripetere azioni meccaniche. L’anima umana, invece, richiede bellezza, quella bellezza che descrive la fragilità umana, un luogo dove il prendersi cura non ha nulla a che fare con l’ inventario dei prodotti di consumo. Un luogo in cui essere se stessi ci porta lontani da ciò che è superfluo. Quel luogo è la poesia. Nel rivendicare la propria libertà, si espande, scappa dalle pagine dei libri per fermarsi ovunque: scritta su bacheche di facebook, sui diari dei ragazzi, sulle mura della città, negli stati di whatsapp. Forse perché in un mondo dove tutto è troppo visto e sovraesposto, c’è bisogno di riservare uno spazio al mondo interiore per emozionarsi ancora.

Scrivere poesie non è una questione di scelta. Spesso non si è in grado di fermare la propria mente e la propria mano, mettere su carta una sensazione che è difficile da esprimere, ma che ha bisogno di uscire fuori, diventa una necessità. La poesia è capace di esprimere con il linguaggio qualcosa di più grande di una lingua, una emozione che ha provocato un’ estasi o un angoscia che ci ha sopraffatto. Consente di catturare sensazioni e di conoscerle più a fondo, di diluire un dolore o prolungarne un piacere. É profonda introspezione, ma è anche un tentativo di connettersi con gli altri. Chi legge versi si trova di fronte a temi eterni dove il riflettere a volte coincide col riflettersi, dove trovare modi nuovi di raccontare per ritornare a stupirsi. Se da un lato la poesia si regge sull’architrave della singolarità, dall’altro mira incessantemente all’azzeramento delle linee di margine fra il sé e l’ altro da sé. La poesia non emargina, accoglie, non frammenta, unisce; è terra e mare e non confine e bandiera, genti e uomini e non popoli e nazioni, migrazioni e mutazioni, non fili spinati.

Non è diniego di parole ma possiede il potere della parola sommessa e non del tutto spiegata. Ė nelle sue pieghe che la parola si fa senso, che diventa pregna di significato. A queste condizioni la poesia assume un valore universale, specchio dell’animo di ciascuno, varco verso l’altro. Tutti abbiamo bisogno di esprimere noi stessi, ma non sempre abbiamo i canali giusti per farlo. Abbiamo paura del giudizio, di esser emessi da parte, di non piacere, di esporci, di farci conoscere per quello che siamo… La poesia rappresenta un canale delicato e meraviglioso per indagare le nostre profondità, anche quelle che fanno più paura e vedere che alla fine, anche dove noi vediamo solo tenebre e oscurità, in realtà, una piccola luce, emerge sempre: è la scintilla divina impastata con la nostra materia, da cui nessuno di noi prescinde e che ci ricorda il nostro desiderio di infinito, di bellezza, di oltre.

Tutto questo mi ha portato a creare STAND UP POETRY, un concorso di poesia per giovani adolescenti che hanno tanto da dire e pochi canali per farlo. Il periodo di isolamento del Covid ha portato a non saper più esprimere le proprie emozioni, anzi a volte ad averne perfino paura. Allora ecco che dentro di me si crea lo spaventoso vuoto della depressione che mi porta a pensare alla morte, oppure al grande desiderio di dire ti amo a quella persona a cui non riesco a dire nulla, oppure a sentire il bisogno di affermare che esisto e non sapere con chi confrontarmi. Ho voluto offrire un palcoscenico ai giovani, perché avere un teatro serve a questo, a fornire palcoscenici a chi non avrebbe mai il coraggio di salirci da solo o a dare una occasione a chi tutti giudicano inadatto. STAND UP POETRY nasce dal mio desiderio di scoprire talenti, di ascoltare la voce dei giovani, di percepire la bellezza e la fragilità del loro mondo.
Stimolate i vostri figli a partecipare, a non arrendersi davanti alla mediocrità della vita, a puntare in alto sempre, costi quel che costi, perché per l’Oltre siamo fatti. Sarà un’occasione per dare voce alle emozioni, dare voce ai nostri giovani morti troppo presto che le nostre orecchie non possono ascoltare, ai genitori che hanno perso un figlio e vogliono gridare al mondo che si può continuare ad amare la vita anche se un pezzo della tua vita non è più nella materia. Mercoledì 18, al teatro don Bosco, la prima serata in cui i giovani si metteranno in gioco sul palco.

don Umberto Rotili, parroco chiesa Madonna della Misericordia Fabriano