Una riflessione per le prossime elezioni comunali

Mancano alcuni mesi per il rinnovo delle prossime Elezioni Comunali e tutte le liste che si presenteranno hanno già iniziato le consultazioni per proporre eventuali candidati alla nuova elezione del Sindaco e del Consiglio Comunale del prossimo mese di maggio. L’attività di una Amministrazione Comunale si può paragonare, per esempio, ad una grande azienda composta da persone che hanno dei programmi e una visione del futuro per la sua crescita. Lo stesso vale per una città, in cui i cittadini sono gli azionisti, quindi i proprietari, e il Sindaco è l’amministratore delegato. La differenza è che l’azienda ha l’obiettivo di realizzare profitti, mentre la città si propone di fornire servizi ai cittadini. Oggi, come ieri, la politica deve essere vista e vissuta dalle persone come un servizio che esige l’impegno attivo di ciascuno in quanto cittadino e di alcuni che si dedicano con un impegno diretto e professionale nella gestione politico/amministrativa. Chi avrà l’onere di gestire la futura Amministrazione Comunale a Fabriano, dovrà tenere vivo il richiamo alla realtà, individuare le priorità, agire senza indugi, senza con ciò pretendere di poter rispondere a tutte le aspirazioni e le attese.

Oggi più che mai è auspicabile che il ritorno alla politica sia un ideale inteso come servizio alla città per il bene comune, anche a costo di sacrifici personali. I principi cui tener fede per passare a una rapida e decisa costruzione del tessuto sociale di Fabriano è la partecipazione di una Amministrazione che volga lo sguardo verso la comprensione dei bisogni, degli interessi per la nostra città e che siano al di sopra di quelli di partito. Nella consapevolezza delle difficoltà del tempo in cui viviamo c’è l’urgenza di un impegno corale volto alla possibilità di miglioramento, in una attività politica e di solidarietà umana, ponendo al primo posto il lavoro ai giovani come risorsa di crescita del nostro territorio. Questo triste fenomeno della disoccupazione è un fatto che rompe l’ordine della società, è una contraddizione palese in una Repubblica democratica come la nostra, che si proclama “fondata sul lavoro”. Si parla tanto oggi, anche sotto la spinta di episodi incresciosi, di rinnovamento. Ma il rinnovamento sarebbe puramente strumentale, se non cominciasse dalla coscienza morale e da una pratica fondata sulla concezione del mandato elettorale come servizio e non come “potere”. Un rinnovamento politico che sia sempre alla ricerca continua di nuovi elementi di crescita sociale, con l’affermazione di valori e obiettivi irrinunciabili.

Sandro Tiberi