Elica – I sindaci: “Piano per smantellare, rischio ferita mortale”

Fabriano – “Basta delocalizzazioni, non chiudete Fabriano, +Italia -Polonia – Lavoro”. La scritta campeggia su uno striscione in testa alla manifestazione di protesta, partita in questi minuti a Fabriano (Ancona), organizzata dal Coordinamento sindacale di Elica. Presenti, con bandiere delle varie sigle sindacali, oltre 300 operai e non solo della multinazionale fabrianese leader mondiale nel settore delle cappe aspiranti che ha annunciato un piano strategico che prevede esuberi, delocalizzazioni e la chiusura del sito produttivo di Cerreto D’Esi. Accanto a loro, altre tute blu di Whirlpool, Indelfab, Electrolux, Faber e dell’indotto del distretto economico di Fabriano. Scandendo parole come “Vergogna” e “Lavoro”, il corteo si è mosso dal piazzale della Indelfab in via Dante per giungere davanti ai cancelli della sede di Elica, in via Ermanno Casoli, fondatore del Gruppo. A vigilare sul corretto svolgimento della manifestazione, che prevede anche tre ore di sciopero dalle 10 alle 13, le forze dell’ordine che hanno chiuso al transito le due arterie interessate dalla corteo.

Reazioni

In un post su Facebook il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli esprime “solidarietà e vicinanza ai lavoratori” dell’Elica, leader mondiale nel settore delle cappe aspiranti, che oggi hanno manifestato a Fabriano. Varie forze politiche, tra cui il Pd e il M5s, avevano lanciato un appello all’Esecutivo per una presenza al sit-in dei lavoratori Elica e all’unità della politica in difesa dei livelli occupazionali. Ricorda Acquaroli: “Io sono a Roma per un importante incontro con un rappresentante del Governo, un impegno istituzionale assunto in precedenza. La Giunta è rappresentata a Fabriano dall’assessore (con delega al Lavoro; ndr) Stefano Aguzzi, – riferisce – che esprimerà tutta la nostra solidarietà e vicinanza ai lavoratori coinvolti”. “Con i sindacati – scrive Acquaroli – convocherò un incontro con tutta la Giunta per fare il punto su questa importante vertenza, in cui la difesa del territorio e la salvaguardia dell’occupazione sono priorità fondamentali del Governo regionale”.

Dice Antonio Mastrovincenzo, consigliere regionale Partito Democratico: “Sono a Fabriano per la manifestazione dei lavoratori Elica. Siamo a loro fianco oggi e lo saremo nei prossimi mesi. Molto grave e significativa l’assenza del Presidente Acquaroli. Da lui neanche una parola di condanna contro lo scellerato piano industriale dell’azienda che, delocalizzando, mette a rischio 400 posti di lavoro”. Simona Lupini, consigliere regionale Movimento 5 Stelle: “C’è un solo posto in cui la politica regionale deve stare: al fianco dei lavoratori. Senza bandiere e divisioni di partito, quello che conta è mostrare che tutte le Marche sono a fianco delle migliaia di persone che Elica vuole sacrificare nel nome di una cedola azionaria”.

I sindaci 

“Non è un piano di riorganizzazione, ma di smantellamento”. A dirlo è il sindaco di Fabriano, Gabriele Santarelli, che sta partecipando alla manifestazione di protesta contro il piano di riorganizzazione 2021-2023 presentato da Elica, multinazionale leader mondiale nel settore delle cappe aspiranti, che prevede 409 esuberi su 560 totali dipendenti del comprensorio, chiusura dello stabilimento a Cerreto D’Esi e delocalizzazione del 70% delle produzioni effettuate oggi nei siti di Fabriano, Cerreto e Mergo. “Guardando ai numeri di Elica – aggiunge Santarelli – si vede chiaramente che non c’è necessità di portare a termine queste dure decisioni. In pratica si chiedono soldi agli italiani per produrre in Polonia. Il piano va rigettato in toto. Credo – conclude – che serva anche un progetto complessivo per il rilancio dell’intero territorio”. Il vice sindaco di Cerreto D’Esi, Michela Bellomaria: “sono qui nelle vesti di amministratrice, ma anche di ex operaia di linea nello stabilimento di Mergo di Elica. – dice all’Ansa – Conosco molte persone che stanno giustamente manifestando contro questo piano industriale. Il sito di Cerreto è l’unico che chiuderà e non possiamo permettercelo perché sarebbe una ferita mortale”. Anche il sindaco di Mergo, Luca Possanzini, non nasconde una grande preoccupazione per “una scelta industriale sconcertante che avrà un duro impatto negativo in tutto il comprensorio dell’entroterra montano della provincia di Ancona”.