L’INCERTEZZA DEL PRESENTE E LA PAURA DEL FUTURO
Fabriano – “Subito una situazione condivisa perché non c’è tempo da perdere”. E’ l’appello che il vescovo di Fabriano-Matelica Francesco Massara, rivolge a tutte le istituzioni e all’azienda in merito alla vertenza Elica. Il piano strategico presentato dalla multinazionale fabrianese leader mondiale nel settore delle cappe aspiranti, il 31 marzo scorso, prevede 409 esuberi su 560 dipendenti totali del comprensorio, chiusura dello stabilimento a Cerreto D’Esi e delocalizzazione del 70% delle produzioni effettuate oggi nei siti di Fabriano, Cerreto e Mergo. Gli appelli di mons. Massara, “dietro i numeri angoscianti degli annunciati licenziamenti ci sono persone e famiglie che soffrono e la Chiesa non farà mancare loro vicinanza e sostegno. La gravità del momento richiede alla proprietà dell’Elica profonda riflessione su una decisione così deflagrante”. Quanto alle istituzioni, “bene il tavolo che si aprirà in Regione giovedì e l’auspicio è che un’analoga iniziativa venga adottata al più presto anche al Ministero dello Sviluppo economico. Per scongiurare la chiusura degli stabilimenti nel nostro territorio, esorto tutti i deputati e senatori marchigiani, di ogni schieramento, a dar vita a una sinergia positiva e una costruttiva convergenza di intenti. Una significativa prova di unità sarebbe, a esempio, quella di sollecitare a intervenire il Governo attraverso un’interpellanza parlamentare trasversale”. La Diocesi “farà la sua parte per andare incontro alle necessità di chi non può essere lasciato andare alla deriva come ho assicurato a questi fratelli e sorelle di Elica che ho ascoltato direttamente”, conclude.
Massara a Cerreto d’Esi
Anche il vescovo ha raggiunto Cerreto d’Esi per esprimere vicinanza e solidarietà ai dipendenti dello stabilimento Elica. “Ringrazio sentitamente il Vescovo Francesco Massara per il sostegno e la vicinanza espressa ai lavoratori Elica. Il presule – ha detto il sindaco, David Grillini – ha potuto ascoltare direttamente la legittima preoccupazione delle maestranze occupate presso lo stabilimento di Cerreto d’Esi. La ferma presa di posizione del Vescovo e la sua richiesta, affinché la politica e le istituzioni facciano presto, sono la dimostrazione concreta della sua costante attenzione per i temi sociali, economici e produttivi della nostra comunità e di tutto il territorio. Siamo grati al Vescovo per aver espresso in maniera forte questa necessità. Come amministrazione – ha aggiunto il primo cittadino – anche noi siamo assolutamente convinti che una possibile soluzione possa essere individuata solamente unendo le forze e lavorando in maniera condivisa e trasversale, proprio per questo ci siamo subito attivati a tutti i livelli istituzionali affinchè si organizzasse un tavolo anti crisi in Regione (previsto per l’8 aprile), e stiamo lavorando alacremente affinché la vertenza venga esaminata a Roma, nei ministeri preposti. Il territorio tutto e le istituzioni devono necessariamente unirsi”.
La storia
409 sogni a rischio. Nemmeno la Pasqua con il suo messaggio dedicato alla vita che sboccia è riuscita a far sorridere a tutti coloro che, proprio nella settimana di festa al culmine della Quaresima, hanno dovuto fare i conti con la realtà, con gli esuberi e la delocalizzazione di Elica. E il futuro diventa incerto. Uno scenario già vissuto, nel Fabrianese, con l’ex Antonio Merloni. Tante vite che attendono di sapere cosa succederà. Tra loro molti giovani, molte coppie sposate da poco, diverse delle quali avevano anche fatto le valigie per venire a lavorare nel distretto del bianco. Tra questi dipendenti ci sono anche Gerardo Lovecchio e Teresa Fiorentini, marito e moglie, dipendenti Elica. Hanno 42 anni lui e 39 lei. Lui, nativo della Puglia, lavora nella multinazionale fabrianese dal 2000, la moglie è stata assunta pochi anni dopo, prima a Serra San Quirico, poi a Mergo. “Abbiamo saputo da pochi mesi di aspettare una bambina, che nascerà a luglio – racconta Gerardo – e adesso abbiamo paura. Il nostro sogno era di mettere su famiglia, ma è difficile. Ci siamo trasferiti a Fabriano per lavoro, prima mio fratello e poi io”. Adesso, purtroppo, si vive alla giornata. “Quando abbiamo letto le notizie sul piano strategico, siamo rimasti sconcertati. Abbiamo fatto uno sciopero spontaneo perché dobbiamo iniziare a scrivere il nostro futuro”. Le paure e le preoccupazioni non mancano. “Adesso nascerà questa bimba e potremo essere senza lavoro entrambi. Non è giusto così” dicono marito e moglie. I due dipendenti si rivolgono all’azienda: “Riflettete bene, rivedete le vostre strategie e politiche aziendali, perché il futuro si costruisce solo con le persone che ci lavorano. Noi tutti siamo i primi che vogliamo essere protagonisti nel far ripartire il Paese dal virus e dal punto di vista aziendale”. Poi alla politica: “non faccia solo parole, ma fatti” e al Governo nazionale “state vicino a tutte queste persone in difficoltà perché la ripartenza del paese inizia da qui”. Il presidio dei lavoratori, intanto, va avanti sia a Mergo che a Cerreto. I dipendenti si sentono traditi: “ci avevano detto che il 2021 sarebbe stato diverso, ce lo aspettavamo migliore e non così” ripetono, da giorni, davanti ai cancelli degli stabilimenti.
Marco Antonini