UNA PASQUA DI LOTTA

Cerreto d’Esi – Sulla questione Elica interviene l’assessore regionale al Lavoro, Stefano Aguzzi: “Sono preoccupato, amareggiato e stupito” ha detto riferendosi agli esuberi annunciati dalla multinazionale di Fabriano. “Le parti, azienda e sindacati – dichiara – sono state convocate in Regione, dal sottoscritto e dal Governatore, per giovedì alle 14. Ci sono molte aziende in sofferenza per via della crisi pandemica da Coronavirus, ma una crisi industriale così imponente che mette, potenzialmente spero, tanti posti di lavoro a rischio, la ritengo di una estrema gravità per il territorio Fabrianese già tanto toccato da crisi in questi anni. È il momento peggiore, moralmente oltre che economicamente, per un’azienda la decisione di delocalizzare”. Una scelta che, secondo l’assessore Aguzzi, “fa male a tutti, soprattutto quando ciascuno di noi sta facendo il possibile per contrastare e uscire dalla crisi sanitaria ed economica senza precedenti”. Giovedì l’incontro. “Come Assessore e in accordo con il presidente Acquaroli, ci aspettiamo di iniziare un confronto tale da far tornare Elica sui propri passi. Prima di dare per scontato l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, speriamo ci sia comunque un ripensamento”.

Mangialardi (PD)

Per Cerreto d’Esi è stata una Pasqua di lotta a difesa del lavoro dei 96 operai Elica. Il Sindaco David Grillini e il Vice Sindaco Michela Bellomaria al presidio dei lavoratori presso i cancelli dello stabilimento Elica, insieme agli operai e ai rappresentanti sindacali, hanno accolto Maurizio Mangialardi, capogruppo PD in Consiglio Regionale, che ha voluto fortemente essere a Cerreto, proprio il giorno di Pasqua. Una dimostrazione concreta e tangibile della volontà di Mangialardi di ascoltare e sostenere la lotta delle maestranze Elica, a seguito dell’ufficializzazione del piano di delocalizzazione dell’azienda, che prevede l’esubero complessivo di 409 operai e la chiusura totale dello stabilimento di Cerreto. Mangialardi, che ha già presentato una mozione al Consiglio regionale in merito, ha portato un forte messaggio di solidarietà alle maestranze ed ha ascoltato con attenzione le voci degli operai e dei sindacalisti, fortemente preoccupati per il futuro occupazionale dell’azienda. Contestualmente è scaturito un proficuo confronto con Grillini e Bellomaria, che hanno evidenziato come la crisi Elica abbia dei riflessi nefasti sull’ intero tessuto produttivo cerretese e sull’indotto. L’incontro è stato l’occasione per rafforzare il sodalizio politico tra il Vice Sindaco Michela Bellomaria e Mangialardi, che si fonda sulla necessità di dare risposte al territorio dell’area montana, fortemente colpita dalla crisi del bianco e dal conseguente depauperamento sociale ed economico. Con la crisi Elica, questo processo di impoverimento complessivo rischia di toccare un apice disastroso. Mangialardi ha salutato il presidio, esprimendo la chiara volontà di incalzare la giunta Acquaroli e il Consiglio regionale, affinchè si mantengano le produzioni negli stabilimenti del territorio, garantendo, dunque, gli attuali livelli occupazionali. All’incontro erano presenti il segretario del circolo PD di Cerreto d’Esi Angelo Cola e il responsabile zonale Fabrizio Giuliani.

Zamparini (Cerreto d’Esi Bene Comune)

Perché l’Elica delocalizza? A stare a credere alle parole di chi quell’industria la possiede è per “la sopravvivenza del gruppo aziendale”. Guardando però che gli utili di quella sono in attivo (per chi non mastica di economia aziendale, che chi possiede l’azienda ci guadagna, e non poco) sembra invece che si chiuda, che ci si trasferisca, solo per aumentare il fatturato. 400 famiglie buttate per strada, soldi pubblici presi e messi, per anni, in tasca a chi è già abbastanza ricco da fare schifo, lavoratori che per l’Elica hanno lavorato 20 o 30 anni, che per un’esistenza onesta e dignitosa hanno dato tutto. Ecco nel bilancio aziendale tutto questo sembra valere meno della voglia del signor Casoli di aumentare le proprie finanze. A sentire i lavoratori la chiusura dello stabilimento di Cerreto, e il ridimensionamento di quello di Mergo, sarebbero un vero disastro, e non solo per i lavoratori interessati direttamente. Molte fabbriche del comprensorio lavorano per l’Elica, sfamano un territorio devastato da abbandono, disoccupazione e sisma. Prendere la decisione di chiudere adesso, durante una pandemia, e senza avere peraltro nessuna giustificazione per farlo, è da vigliacchi. Chissà che il proprietario non sia troppo impegnato, magari a pensare a scegliersi un altro yacht, per fornire risposte a chi vuole lasciar morire di fame. I lavoratori si sono chiesti infatti “perché non ha avuto il coraggio di dircelo in faccia?” Forse sa di essere nel torto, forse si sente giustificato dal fatto che “il mercato va così”, forse si vergogna di ciò che sua madre penserebbe di lui, guardando cosa sta combinando in questi giorni. Per l’azienda, che se la cava benissimo da sé, averlo come padrone sembra oggi più una rimessa che un guadagno. Pensando alle conseguenze delle sue politiche scellerate, irresponsabili, potremmo rimproverare qualcuno se i lavoratori scegliessero di occupare la fabbrica, di bloccare entrate e uscite delle merci? Quante provocazioni e quanti attacchi alla propria sicurezza devono sopportare gli operai finché ci si renda conto di avere esagerato, di stare comportandosi in maniera illegittima e malvagia? Proviamo tanta rabbia, non lo nascondiamo, ma le multinazionali son fatte così: guardano all’utile, non sono costretti a pensare al sociale, se vogliono possono lasciare a piedi centinaia di persone che, fra le loro richieste, annoverano solo quelle di andare a lavorare, di arrivare a fine mese, di vivere con dignità, di poter far crescere i propri figli. E se proprio questo fosse il problema? Se si dovesse intervenire affinché le aziende che hanno bilanci di segno positivo non possano spostarsi, delocalizzare, andare ad approfittare della bassezza dei salari (che ricordiamo, concorrono a fissare in questo modo) all’estero? Oggi allo stato, agli enti pubblici, all’azienda, i lavoratori chiedono soluzioni immediate, promettono che non finisce qui, e affermano che oltre a chi, in questa faccenda, non dovrebbe fare altro che vergognarsi, c’è una parte di società che vuole resistere e lottare per poter restare, per non abbassare uno standard di vita, che gli appartiene di diritto. Tutti quanti quindi, che viviamo il comprensorio fabrianese, che sappiamo cosa vuol dire faticare ad arrivare a fine mese, dobbiamo andare a mostrare solidarietà agli operai in lotta. Questi primi presidi a Cerreto d’Esi e Mergo rimangono attivi fino a lunedì 5 aprile: basta poco, portare una bottiglietta d’acqua, un caffè, a coloro che stanno sotto il sole a protestare per i loro diritti. Facciamogli vedere, per una volta, che il territorio è con loro, è solidale, e che non sono soli.

Il sindaco di Jesi, Bacci: “Non è un problema solo del Fabrianese”

“Le centinaia di esuberi annunciati da Elica sono un problema sociale che coinvolge fortemente anche Jesi che da sempre vanta una forte presenza di lavoratori professionali nelle principali aziende del territorio provinciale. Per questo seguiamo con grande attenzione e forte preoccupazione questa vertenza”. Così il sindaco Massimo Bacci che prosegue: “Dopo aver preso contatti con la Regione Marche sensibilizzandola sull’importanza di prendere subito in mano la situazione e gestirla insieme al Ministero dello Sviluppo Economico, ho proposto alla Fiom – che ha dato piena disponibilità – un incontro da tenersi quanto prima a Jesi con i sindacati ed anche una rappresentanza di lavoratori della città per capire come le istituzioni del territorio, ancorché non abbiano stabilimenti Elica nel proprio Comune, possano contribuire a sostenere l’iniziativa dei lavoratori, delle organizzazioni sindacali e degli enti pubblici per la difesa dell’occupazione e delle realtà produttive”.

Marco Antonini