Pasqua amara per i lavoratori e per tutto il Fabrianese
Fabriano – Presidio continuo dei lavoratori Elica degli stabilimenti di Mergo e Cerreto D’Esi (Ancona) da oggi per protestare contro le decisioni nel Piano strategico 2021-2023 approntato dalla multinazionale di Fabriano, leader mondiale nel settore delle cappe aspiranti. Piano che prevede: 409 esuberi su 560 dipendenti del comprensorio, chiusura dello stabilimento a Cerreto D’Esi e delocalizzazione del 70% delle produzioni effettuate attualmente nei siti di Fabriano, Cerreto e Mergo. I lavoratori dicono “no” a queste misure e hanno deciso di organizzare un presidio che andrà avanti tutti i giorni nel rispetto delle regole anti covid, senza assembramenti e dalle 6 alle 21:45, in linea con il coprifuoco.
Le ultime reazioni politiche arrivate in redazione.
Gabriele Santarelli, sindaco Fabriano: “Macelleria sociale”
Così il sindaco di Fabriano Gabriele Santarelli definisce il Piano strategico di Elica, che prevede 409 esuberi su 560 dipendenti del comprensorio, chiusura dello stabilimento a Cerreto D’Esi e delocalizzazione del 70% delle produzioni effettuate oggi nei siti di Fabriano, Cerreto e Mergo. “Questo significa smantellare e non riorganizzare” insiste Santarelli. “Ho assistito diverse volte alle cene organizzate a fine anno dal presidente Francesco Casoli dove venivano esaltate le maestranze parlando di famiglia. Ha sempre parlato così ai suoi dipendenti, ma si sa, le parole, soprattutto vuote, le porta via il vento. Una beffa doppia se si considerano i sacrifici che gli operai sono stati disposti a sopportare negli ultimi anni pur di avere il lavoro garantito, andando incontro alle esigenze dell’azienda” prosegue il sindaco.
I sindacati Cgil, Cisl e Uil
La “sorpresa di Pasqua” che Elica ha fatto ai dipendenti – 409 esuberi (su 560), chiusure, ridimensionamenti e delocalizzazione in Polonia del 70% della produzione – è l’ennesimo e durissimo colpo che si abbatte sul Fabrianese dopo due eventi sismici e la crisi del “bianco”, iniziata nel 2008 con la “A.Merloni” e mai superata. Il Centro per l’Impiego di Fabriano è quello che segna da tempo numeri astronomici e l’Area Montana è quella dove pesa con maggiore durezza il dato di una povertà crescente e diffusa: in continua crescita la richiesta di sostegni e Reddito di Cittadinanza, mentre già i dati IRPEF riferiti al 2018 dicono che un Fabrianese su tre vive con meno di mille euro al mese. Per oltre un decennio “Elica” e il suo proprietario si sono fatti vanto di una incisiva capacità d’innovazione e del forte senso di comunità espresso. Quante volte abbiamo ascoltato e letto l’imprenditore (e politico) affermare il proprio attaccamento al proprio territorio. Parlare di “grande famiglia”. Che fine hanno fatto queste affermazioni? Perché i sacrifici fatti per anni dai dipendenti in nome di un progetto di futuro e di un posto di lavoro stabile, oggi vengono cancellati in nome della semplice salvaguardia del profitto per gli azionisti? Il Piano di ristrutturazione presentato il 31 marzo è dunque qualcosa di irricevibile e inaccettabile da parte di un’azienda che per anni ha usufruito di costanti risorse pubbliche. Cgil, Cisl e Uil sostengono le RSU di Mergo e Cerrreto d’Esi e le rispettive categorie Fiom, Fim e Uilm, ponendosi senza incertezze al fianco dei lavoratori in questa situazione drammatica e nella lotta che attende la comunità tutta a difesa del territorio. Situazione ancor più grave se pensiamo alle ricadute che inevitabilmente colpiranno le aziende dell’indotto. Apprezzando tempestività e chiarezza di posizionamento dei Comuni più coinvolti, esprimiamo preoccupazione e allarme sempre più forti per questo ennesimo impoverimento delle aree interne verso le quali si sono sempre spese grandi parole a fronte di iniziative spot e di corto respiro. Ci aspettiamo che MISE e Regione Marche si attivino con rapidità ed efficacia, in una vertenza che si profila dura e difficile. Servirà capacità politica di governo reale, non la semplice “vicinanza”.
Mangialardi, Elica: capogruppo Pd a presidio lavoratori
L’annuncio di 400 esuberi su 560 dipendenti negli stabilimenti di Mergo e Cerreto d’Esi di Elica spa, conseguenza della decisione presa dall’azienda di delocalizzare in Polonia le linee produttive a maggiore standardizzazione, “rischia di aprire una nuova e devastante crisi sociale nell’area del fabrianese”. Lo rileva il gruppo consiliare regionale del Pd: al presidio organizzato dai sindacati di categoria davanti al sito produttivo di Mergo ha preso parte anche il capogruppo dem Maurizio Mangialardi, che ha voluto incontrare di persona i lavoratori. “Lo dobbiamo dire chiaramente – afferma Mangialardi – l’operazione che Elica sta cercando di portare a termine apre allo spettro di una crisi sociale ed economica simile a quella vissuta oltre un decennio fa con la Antonio Merloni, anche a causa dei pesanti effetti che avrà sull’indotto. Spiace dirlo, ma i motivi avanzati dall’azienda circa la necessità di assumere questa scelta per mantenere il cuore e la testa del gruppo nelle Marche suonano come una cinica scusante che per troppi anni ha accompagnato le numerose vertenze che hanno portato a una inesorabile deindustrializzazione della nostra regione”. “Nessuna ragione economica – incalza – può giustificare la decisione di lasciare senza reddito 400 famiglie, tra l’altro nel bel mezzo di una pandemia che ha già colpito molto duramente questo territorio. E ciò vale ancora di più per una realtà come Elica, che per anni ci è stata presentata come un modello virtuoso e resiliente, capace di innovarsi e reagire alla crisi del distretto. Già dalle prossime ore ci attiveremo per chiedere alla Regione Marche di andare oltre le pur giuste manifestazioni di solidarietà e di prendere una forte iniziativa affinché l’azienda torni sui suoi passi e si scongiuri l’inquietante scenario che si delinea all’orizzonte”. Il gruppo Pd ha presentato un’interrogazione alla giunta Acquaroli che vede primo firmatario il consigliere Antonio Mastrovincenzo. “Chiediamo alla giunta regionale – spiega Mastrovincenzo – immediate azioni per sollecitare Elica a rivedere le proprie scelte e salvaguardare i livelli occupazionali. Senza un mutamento di indirizzo, la grave decisione presa dalla dirigenza avrà un pesante impatto negli stabilimenti di Mergo e Cerreto d’Esi, territorio che negli scorsi anni ha già vissuto un progressivo depauperamento economico e produttivo con dolorose conseguenze per tante famiglie di lavoratori”.
Simona Lupini, M5s: “Subito un tavolo al Mise”
“Ho subito interessato il Ministero dello Sviluppo Economico, auspicando l’immediata attivazione di un Tavolo di Crisi con la partecipazione dell’azienda, delle parti sociali e della Regione, nella ferma convinzione che sia necessaria la massima sinergia e l’adozione di ogni strumento possibile, anche straordinario. Il nostro territorio non può permettersi la chiusura di un’altra fabbrica: sono a fianco dei lavoratori e delle loro famiglie, per difendere l’occupazione e il futuro produttivo dell’azienda.”
Alessia Morani, PD
La deputata del Pd Alessia Morani ha chiesto l’intervento urgente dei ministri del Lavoro Andrea Orlando e dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. “Chiedo – ha detto – che il Gruppo Elica delle Marche venga convocato con urgenza dal governo, in particolare dai ministro Orlando e Giorgetti, perchè è notizia che il gruppo voglia delocalizzare in Polonia. Cosa che comporta una perdita stimata di 4-500 posti di lavoro e il coinvolgimento degli stabilimenti di Mergo e di Cerreto d’Esi. Voglio esprimere in quest’aula la solidarietà nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici che sono in presidio permanente e che meritano da parte del governo l’attenzione per quello che sta avvenendo. Quella del fabrianese è un’area in cui si è già conosciuta la disoccupazione per la crisi ex Merloni e credo che il governo debba mettere in atto tutte le azioni e le soluzioni possibili per evitare che il gruppo delocalizzi i suoi stabilimenti causando un dramma sociale in un territorio che è già stato duramente colpito”.
Pcl: “409 lavoratori sacrificati per i profitti del sistema capitalistico locale. La nota
“Abbiamo portato la nostra vicinanza e solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici in presidio fuori lo stabilimento di Cerreto d’Esi dell’Elica che ha annunciato oltre 400 licenziamenti per incrementare gli utili e arricchire ulteriormente la famiglia Casoli. Ci siamo confrontati con uomini e donne visibilmente preoccupati e frastornati che dovranno portare avanti un grosso peso sulle spalle: quello di una lotta dura, lunga e dolorosa. Gli esuberi annunciati non sono figli del caso, non sono il prodotto della crisi economica aggravata dalla situazione pandemica, sono invece il risultato di un disegno industriale volto a distruggere occupazione per la tutela dei profitti. Sono anni che questa azienda costruisce e investe in processi di delocalizzazione della produzione in territori ad alto sfruttamento e a bassissimo costo della manodopera. Agli occhi dei più attenti queste dinamiche avrebbero dovuto rafforzare il prodotto sul mercato, garantire nuovi sbocchi commerciali a livello mondiale per rafforzare il fatturato aziendale e la sua crescita economica e finanziaria. Alla luce di tutto questo possiamo affermare che purtroppo questo processo è andato a buon fine. Il gruppo è riuscito a fare tutto quello che si era prefissato, ed oggi però, ha presentato il conto molto amaro ai lavoratori e alle lavoratrici che verranno messi alla porta e scaricati in nome del profitto e degli utili. Le linee produttive verranno spostate in Polonia e questo sancirà la chiusura di uno degli stabilimenti del nostro territorio, quello di Cerreto d’Esi. In questa situazione drammatica però l’unica speranza che i lavoratori hanno è quella di spostare ed innalzare il livello di scontro, per tutelare i posti di lavoro, contro chi ha deciso che questa azienda dovrà sparire dal nostro territorio dopo anni di agevolazioni e sfruttamento. Serve una risposta dura, pari a quella dell’attacco del padrone, fuori da ogni logica di tavolo istituzionale concertativo. Solo il blocco totale della produzione, il blocco in entrata ed uscita delle merci dai siti produttivi e l’occupazione dell’aziende del gruppo Elica sono gli unici strumenti reali e concreti sui quali i lavoratori possono fare affidamento per rivendicare il blocco dei licenziamenti e la salvaguardia dei posti di lavoro sul nostro territorio. Su questi presupposti esprimiamo la nostra vicinanza e massima solidarietà. Noi ci uniremo alle future mobilitazioni che verranno indette dai lavoratori sulle quali chiediamo la massima unità di azione a tutte le realtà più conflittuali attive sul nostro territorio.” Così una nota del Partito Comunista dei Lavoratori sezione di Ancona.
Giacomo Rossi (Civici Marche): “Nella vicenda Elica si tutelino i lavoratori
Questa mattina il Consigliere Regionale Giacomo Rossi, del gruppo Civici Marche, si è recato al sit-in dei sindacati davanti gli stabilimenti Elica di Mergo e Cerreto d’Esi, per confrontarsi con i rappresentanti dei lavoratori e delle istituzioni: “le preoccupazioni sono tante ma c’è la volontà di difendere con le unghie e con i denti i posti di lavoro”, dichiara il consigliere regionale Rossi. “Confido – dice Rossi – che l’incontro promosso dalla Regione per il prossimo 8 aprile, in cui auspico siano presenti i rappresentanti territoriali dei sindacati, possa servire a mettere le basi per far tornare l’azienda sui propri passi, salvaguardando così i posti di lavoro. La notizia degli oltre 400 esuberi da parte di Elica, con la relativa chiusura dello stabilimento di Cerreto d’Esi e la delocalizzazione del 70% delle produzioni italiane in Polonia è semplicemente inaccettabile” dichiara il Consigliere Regionale dei Civici Marche, Giacomo Rossi. “E’ inaccettabile – continua Rossi – perché non possono essere i lavoratori del gruppo a scontare mere logiche finanziarie che portano a spostare la produzione in paesi terzi a scapito del capitale umano. Dopo tutto quello che il territorio fabrianese ha dovuto pagare e sta pagando, in termini di deindustrializzazione, è inammissibile leggere ancora di piani di ristrutturazione aziendale basati sulle delocalizzazioni. Sembra che la storia, anche recente, non insegni nulla e che ai proclami di attaccamento al territorio seguano sempre azioni opposte”. Continua Rossi: “Plaudo all’iniziativa già intrapresa dalla Giunta di convocare l’Azienda per la prossima settimana e spero che la stessa possa ritornare sui suoi passi anche attraverso l’attivazione di una fattiva collaborazione tra Regione Marche e Ministero dello Sviluppo Economico: la priorità è difendere un territorio e i suoi tanti lavoratori. Mi auguro, inoltre, che si avvierà un piano di sostegno che possa dare garanzie durature e certe da parte dell’azienda. In passato, infatti, ho seguito di persona insieme ad alcuni lavoratori le vertenze di qualche nota ditta sempre nel fabrianese e conosco bene certe dinamiche che al sostegno pubblico non hanno poi fatto seguire le garanzie attese. E’ ora di dire basta, in maniera chiara, alle delocalizzazioni e ai licenziamenti indiscriminati: le persone non sono numeri e le opportunità del mercato globale non possono sempre andare a discapito della tutela dei livelli occupazionali”, conclude il consigliere Rossi.
Marco Antonini