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FABRIANO – GIORGIA CARDINALETTI, L’INVIATA DEL TG1 CHE RACCONTA IL COVID

Fabriano – Inutile ripeterlo, il 2020 è ed è stato un anno martoriato dall’emergenza sanitaria ed economica dettata dal Covid-19. Ma oltre alle indubbie difficoltà nel combattere questo mostro, c’è un’altra faccia: quella di chi racconta, quotidianamente, le vicende legate al Covid-19. Parliamo di Giorgia Cardinaletti, fabrianese doc e giornalista televisiva italiana. Diplomata al Liceo Classico Statale “Francesco Stelluti” e laureata in Lettere a indirizzo storico all’Università degli Studi di Perugia, è sempre stata impegnata, dall’inizio dell’ondata, come inviata del Tg1 della Rai ed ha vissuto a distanza ed in prima linea tutte le difficoltà. “La mia famiglia è preoccupata per me ed anche io sono stata e sono molto preoccupata per loro, una preoccupazione reciproca direi – ci afferma Giorgia Cardinaletti – ed io sì, ero in prima linea. Ma a Roma e non nelle zone più esposte al contagio. A pesare sono state le distanze, vivere una situazione così complessa lontano dagli affetti non è stato facile. Mio fratello Raffaello che vive in Canada non lo vediamo da Natale scorso”. Ma quali sensazioni prova un’inviata Rai alla comparsa di un evento mai visto prima? Proviamo a metterci nei suoi panni: “Principalmente la grande responsabilità di informare correttamente i telespettatori in un momento in cui le notizie erano tante, spesso diverse e non sempre certe. Dunque tanto studio, verifica dei fatti e confronto continuo con fonti affidabili. Chiaro che come tutti anche noi ci siamo trovati davanti un’emergenza mai vista prima e di conseguenza è cambiato anche il modo di lavorare. Penso alle misure di sicurezza che anche noi abbiamo inserito nella nostra routine: la distanza nelle interviste, la sanificazione continua di ambienti e mezzi tecnici di lavoro, la divisione in squadre in redazione.”

E ad appesantire una situazione già drammatica, una seconda ondata. “Io l’ho visto con i miei occhi: se si rispettano le regole di base (distanze, igiene e mascherina) si può tenere il virus alla larga – prosegue Giorgia – Quindi: mai abbassare la guardia. La battaglia è ancora lunga.” E se le chiediamo prettamente il perché di questa nuova ondata: “C’era il desiderio di tornare alla normalità e quindi in estate in molti hanno allentato le misure di sicurezza, penso alle vacanze e ai troppi salti in discoteca. I contagi sono aumentati numericamente anche perché ora riusciamo a rintracciarli con più tamponi, è stata incrementata la capacità di screening. Quando però i contagi sono troppi come nelle ultime settimane va in affanno il sistema di tracciamento e quindi è più difficile isolare i focolai. Il famoso RT, l’indice di contagiosità e la tenuta degli ospedali sono i parametri principali da tenere sotto osservazione. In base a questo si è deciso come intervenire sui territori.” Ora però sappiamo che la situazione pesa doppiamente sia economicamente che moralmente: “Un ruolo importante è quello svolto dalla ricerca scientifica: sia per il vaccino sia per la cura. – ci racconta Giorgia – Purtroppo dovremo convivere con questo virus ancora per un po’, penso che l’emergenza vera in questa fase sia preparare una strategia per l’inverno. Per evitare il collasso degli ospedali, ma anche per non trascurare gli altri malati che comunque hanno bisogno di cure. Abbiamo visto che rispettando le misure, seppur con tanti sacrifici, la curva si può controllare. Rispetto a marzo oggi le persone sono esauste e la crisi economica pesa. La sfida però non è mai finita purtroppo.”

Al di fuori del mondo lavorativo però, cerchiamo di capire i pensieri di una Giorgia Cardinaletti su un periodo così complesso per la sanità mondiale: “Stiamo vivendo un periodo molto complesso, terribile. Il pensiero va ai tanti anziani che abbiamo perso e ai più giovani che stanno attraversando una fase molto delicata, credo vadano accompagnati nell’idea che un abbraccio negato oggi non è perso per sempre, ma è un atto di responsabilità verso il prossimo. Non solo la pandemia, ho seguito per la Rai i funerali di Gigi Proietti. Poi Ennio Morricone, Sergio Zavoli, Franca Valeri. In questo anno abbiamo perso molti punti di luce, padri e madri di diverse generazioni. Fari erano loro, fari erano i genitori e i nonni che se ne sono andati per il Covid. La verità è che dopo questo 2020 siamo molto più soli.” E se la giornalista si sente di rispondere con un eloquente “credo che le immagini e i racconti degli inviati sul campo dimostrino meglio di mille polemiche come sono andate davvero le cose” a chi pensa che questa sia tutta una messa in scena mediatica, le chiediamo, nonostante il dramma, la scena più bella vista e vissuta e purtroppo anche la più brutta: “L’immagine più bella sicuramente i piccoli gesti come la spesa per il vicino anziano che non può uscire – ci confida l’inviata Rai – la più brutta Bergamo e le bare portate via dai militari. Ricordo con dolore i numeri dei decessi di marzo e aprile, siamo arrivati a sfiorare i mille morti. Straziante il fatto che molte vittime se ne siano andate in solitudine senza il conforto degli affetti”. C’è e ci sarà ancora da lottare, questo è fuori dubbio. Magari purtroppo anche con il fardello di qualche caro affetto perduto, ma quando usciremo da questa nera nube, sarebbe bello farlo apprezzando davvero ogni gesto ed ogni affetto. Perché come suggerisce la nostra Giorgia, un abbraccio negato oggi non è perso per sempre.

Lorenzo Ciappelloni