CHIESA DEL CROCIFISSO ABBANDONATA: “INTERVENGA L’ASSESSORATO ALLA CULTURA”

di Marco Antonini

Fabriano – La chiesa del Crocifisso di Fabriano, in via delle Fontanelle è ormai abbandonata da tanti anni. Paolo Panfili, presidente Associazione per la Tutela e Valorizzazione del Centro Storico, riaccende i riflettori su questo luogo storico, a due passi dalle vecchie cartiere e chiede al Comune di attivarsi presso la Soprintendenza. Da tempo si sollecita l’intervento delle autorità competenti per avviare un serio progetto di recupero di un luogo tanto caro ai fabrianesi. “E’ un miracolo che non sia ancora crollata”. Conserva un affresco di Giovanni Loreti, nonno del fondatore delle Cartiere, Pietro Miliani. Situata vicino al ponte della Canizza e alla gualchiera dei Chiavelli, la chiesetta intitolata al Crocifisso è in pessime condizioni. Sull’altare l’affresco del Loreti è in stato di abbandono. E’ famoso per la scritta latina “custodisco questa città”.

“Dall’entrata, sullo sfondo, si nota anche l’opera del Crocifisso lasciata in balia delle intemperie e delle sterpaglie che occupano tutta la chiesa” denuncia il gruppo locale del Fai, Fondo Ambiente Italiano. “L’ultimo miracolo – dice Panfili – l’ho visto nella chiesetta, pochi giorni fa, nell’avvicinarmi alla finestrella abbattuta da qualche vandalo. Dopo tanti anni di stato di abbandono e precarietà assoluta mi aspettavo di vedere il crollo totale. Invece no, l’abside è ancora là, con i suoi magnifici affreschi la cui bellezza e l’armonia dei colori creano un contrasto vivace con la forza degli arbusti circostanti che l’aggrediscono. Non può essere che un miracolo la conservazione di quest’opera guardando la distruzione che la circonda. Forse è il Loreti che dall’alto protegge la sua opera, grazie anche all’aiuto di suo nipote Pietro Miliani?”

Il pittore, nato a Fano, nel 1686, ancora molto giovane, si trasferì a Fabriano dove svolse la maggior parte della sua attività. Probabilmente intorno al 1728, in occasione dell’elevazione della chiesa di San Venanzo di Fabriano a cattedrale, ne affrescò la conca absidale con San Venanzio. Altre sue opere si trovano in molte chiese della città. “Viene da chiedersi perché una comunità dichiaratamente amante dell’arte e delle arti – evidenzia Paolo Panfili – lasci andare in rovina una simile opera nella chiesa del Crocifisso. Con altri amici abbiamo invano, più volte, tentato di invocare le Istituzioni e i proprietari privati ad attivare un iter che permetta la conservazione dell’opera”. Ora ci si riprova suggerendo una modalità diversa per salvarla e metterla in sicurezza. “L’assessorato alla Cultura del Comune di Fabriano – dichiara – si attivi affinchè la Soprintendenza emani formalmente una “Dichiarazione di interesse artistico” per gli affreschi contenuti nell’abside della chiesa del Crocifisso, come previsto dall’articolo 13 del Codice del Beni Culturali e del Paesaggio. Così godrà delle disposizioni sancite dal Decreto 42/2004 con la possibilità di applicare sanzioni penali e amministrative e perfino l’espropriazione per causa di pubblica utilità”.

Chi è Giovanni Loreti 

 

Nacque il 31 maggio 1686 a Fano da Domenico e da “Donna Mattia sua moglie”. Suoi padrini furono due esponenti della nobiltà fanese: il conte Giovanni Montevecchio e Laura Boccacci. Secondo di quattro figli, rimasto orfano di padre a soli otto anni, il Loreti si avviò “giovanissimo” all’arte della pittura. Sulla vita del pittore si hanno notizie discontinue; risulta ancora incerta la cronologia di molte delle sue opere. Frequentò la scuola bolognese di Carlo Cignani e ne fu discepolo insieme con Francesco Mancini, con il quale rimase sempre in “amichevole corrispondenza” (ibid.). Sassi riferisce di una “testimonianza giurata” non meglio specificata (p. 186) nella quale lo stesso artista avrebbe affermato che, oltre a essere stato allievo di Cignani, avrebbe condotto studi approfonditi a Bologna, a Roma e in altre città italiane, traendo ispirazione dai grandi maestri come Gentile da Fabriano, il Perugino e Raffaello, e studiando “con diligenza” i dipinti di Giotto ad Assisi. Ancora molto giovane, si trasferì a Fabriano dove svolse la maggior parte della sua attività (ibid.). Seppur lacunosi, i documenti conservati nell’Archivio della diocesi di Fano indicano comunque che nel 1706 il Loreti era in questa città per contrarre matrimonio con Maria Cinzia Galari.