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SINDACATI ALL’ATTACCO PER DIFENDERE L’OSPEDALE PROFILI

Cgil Cisl Uil consegnano un documento sullo stato di salute della sanità fabrianese alla Commissione consiliare Sanità della regione Marche. “C’è un forte malessere sociale e politico nel territorio montano a cavallo fra le provincie di Ancona e Macerata, sia tra il personale medico che tra gli utenti” denunciano i sindacati. Le parti sociali evidenziano come, recentemente, dopo anni di incertezza, “la chiusura del punto nascita dell’ospedale Profili ha assunto un’evidente funzione di detonatore del malessere e delle proteste in un entroterra alle prese con invecchiamento e spopolamento. Crisi economica e due eventi sismici in meno di 10 anni hanno così duramente colpito la zona al punto da rendere ancor più incomprensibili scelte di indebolimento del sistema sanitario pubblico, quali quelle che si stanno profilando. Come sindacati – si legge in una nota di Cgil, Cisl e Uil – osserviamo da tempo l’assenza di investimenti tecnologici a Fabriano e ci tocca leggere di una pianificazione economica che chiede all’Asur un risparmio sul 2019 di 6,8 milioni sul costo del personale dei quali ben 4,4 a carico della sola Area Vasta 2: le conseguenze non potranno che essere pesanti e potrebbero diventare devastanti proprio per l’area montana: è evidente, infatti, che questo porterà ad un ulteriore riduzione dei servizi offerti (ospedalieri e non), proprio quando già alta è l’insoddisfazione causata da tagli e riduzioni realizzati negli anni precedenti”.

Il tetto di spesa per l’Area Vasta 2, secondo le parti sociali, va rivisto. “Sulla base di tali nuovi indirizzi – dice Andrea Cocco, Cisl – chiediamo che vengano autorizzate entro il prossimo mese di giugno le assunzioni necessarie all’attuazione di un piano ferie sostenibile e la proroga di tutti i contratti a tempo determinato in scadenza, modificando in tal senso i piani occupazionali. Altrettanto complessa sul piano della gestione del personale è la situazione dei fondi contrattuali, cui va data risposta senza colpire ulteriormente gli operatori. Si rischia dunque, già dal prossimo mese di giugno, un taglio fino a 150 operatori: guarda caso, in parallelo con l’avvio di quel “Piano ferie” che senza la proroga di tutti i contratti in scadenza e la copertura delle “cessazioni” determinerebbe l’avvio di quella paventata riduzione di organici e servizi; che pure si vuol, genericamente, negare, o ancor peggio – conclude – avvierebbe un lento processo di privatizzazione dei servizi sanitari”.

Marco Antonini