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LA VENERABILE MADRE COSTANZA PANAS DI FABRIANO

di Marco Antonini

Fabriano – “Non ha avuto una vita semplice, ha dovuto vincere resistenze e paure, ma il sì che ha detto al Signore è stato talmente bello e pieno d’amore che oggi, 56 anni dopo la sua morte, siamo qui ad invocarla”. Madre Costanza Panas, la monaca cappuccina che ha vissuto la sua vita nel monastero di via Cavour, nel cuore di Fabriano, nelle Marche, al centro dell’incontro organizzato, in Cattedrale San Venanzio, dal vescovo diocesano, monsignor Stefano Russo, Segretario generale della Cei. Davanti a molti fedeli, il presule ha ricordato che “la santità è la comune chiamata di tutti i cristiani”. Madre Costanza è diventata venerabile nel 2016. Alcuni giorni fa si è concluso il processo diocesano ad Ancona per il riconoscimento di una guarigione operata dalla monaca sepolta nella chiesa di San Bartolomeo di Fabriano. Tutti gli incartamenti arriveranno a Roma e se i pareri saranno unanimi e il miracolo riconosciuto da tutte le commissioni che si dovranno pronunciare, potrà diventare Beata, il gradino precedente la canonizzazione. Il vescovo Russo, invita tutti, anche i più giovani, a conoscere la figura di questa donna che è stata per una vita consigliera di molti sacerdoti e ad invocarla quotidianamente. Nel corso dell’incontro è intervenuto padre Lorenzo Carloni, vice postulatore. “Mi ha colpito subito una frase di Madre Costanza – ha detto – molto forte: ‘Non voglio tornare indietro mai e poi mai. Quello che è ho è Cristo, ho tutto’ si legge in uno dei suoi scritti, nel 1916, quando aveva 20 anni”. Fabrianese d’adozione, quarta di sette figli, devota di Santa Maria Goretti, “sapeva accogliere senza dare fretta rispetto a noi che siamo presi, in questo tempo, da un ritmo frenetico. Ci ricorda – ha sottolineato padre Carloni – la giusta attenzione che dobbiamo dare alle persone”. Madre Costanza è stata eletta, per 25 anni, superiora del monastero di Fabriano e, per 9 anni, formatrice delle novizie, “perché sapeva farsi amare”. Le religiose più anziane ancora vivono come se la Madre fosse ancora viva ed è anche per questo che la città della carta sta riscoprendo la sua figura.

Convegno catechistico a San Giuseppe

Dopo l’esperienza di settembre, l’Ufficio diocesano ripropone una “due giorni” che avrà luogo martedì 26 e mercoledì 27 febbraio, presso la Parrocchia di San Giuseppe Lavoratore. L’ospite che interverrà in tutte e due le serate ed anche nel dopocena della seconda serata, sarà Don Massimiliano Sabbadini, vice direttore della Caritas di Milano, già responsabile della Fondazione degli Oratori della Lombardia. Gli incontri saranno così strutturati:

– 26/02, martedì, dalle ore 18:00 alle 19:45: “Ma come fanno i catechisti a essere santi?” – la relazione di don Sabbadini ci stimolerà a riflettere se e come il servizio alla catechesi può essere per noi catechisti esperienza di santità quotidiana.

– 27/02, mercoledì, – prima parte – dalle ore 18:00 alle 19:45: “I catechisti/e possono proporre ai bambini e ai ragazzi la santità?” – nuova relazione e dialogo con l’oratore. rifletteremo se la catechesi può essere sì o no educazione dei bambini e dei ragazzi a vivere la santità a loro misura, nel loro quotidiano.

– ore 20:00 – momento conviviale a base di pizza e con i dolci gentilmente preparati e condivisi dalle catechiste.

– seconda parte dalle 21:00 alle 22:00 – dibattito con l’oratore su esperienze “Caritas” proposte o vissute dai ragazzi. A questo momento di riflessione sono invitati anche i parroci che non potessero essere presenti nel pomeriggio, poiché impegnati con le Sante Messe e con Benedizioni pasquali.