4 MILA FIRME PER SALVARE L’ORATORIO DEI BEATI BECCHETTI

Di Marco Antonini

I fabrianesi vogliono recuperare lo storico Oratorio dei Beati Becchetti situato all’interno del chiostro di Sant’Agostino, a due passi dall’ospedale Profili. In ben 4mila hanno aderito alla raccolta firme del Fai, “I luoghi del cuore”, per cercare di ottenere contributi per luoghi antichi finiti nel degrado. L’obiettivo è quello di restaurare l’affresco “L’albero della vita”, di Lorenzo Salimbeni. Con il progetto del Fai, la città della carta potrebbe ottenere un contributo, da 10 mila euro in su a seconda della classifica, su scala nazionale. «Questo luogo è speciale. Può essere definito il “Santo Sepolcro fabrianese”, una piccola Gerusalemme» il punto del Rotary Club che ha sposato l’iniziativa.

La struttura risale alla seconda metà del ’300. Giovanni e Pietro Becchetti, eremiti agostiniani fabrianesi (poi proclamati beati), vissero nella seconda metà del 1400, presi dalla devozione per la passione di Gesù ottennero licenza di recarsi a visitare i Luoghi Santi, a Gerusalemme. I beati Becchetti, per rinnovare il conforto e il godimento spirituale provati in Terra Santa ed offrire al misticismo popolare la suggestione e il dramma dell’ascesa al Calvario, commissionarono ad un architetto e uno scultore il tempietto presso la chiesa di Sant’ Agostino a Fabriano dedicato al Santo Sepolcro e le statue lignee, una rappresentazione composta dal Cristo Crocifisso, l’Addolorata, San Giovanni, la Pietà, la Vergine dormiente e il Cristo morto, splendido esempio di scultura lignea devozionale. “E’ assai probabile – riferisce la professoressa Rossella Quagliarini, Fai Fabriano – che in origine accanto al ricco patrimonio plastico, si affiancasse anche un prestigioso patrimonio pittorico, come si può desumere dalla qualità dei reperti presenti sul posto, tra i quali il grande affresco sulla parete dell’altare, raffigurante un grande albero della vita eseguito a punta di pennello dall’importante pittore tardogotico Lorenzo Salimbeni da San Severino Marche”.

L’Oratorio, per secoli meta di pellegrini, è chiuso al pubblico dagli inizi del ‘900. Solo nel 1977 fu temporaneamente riaperto per salvare dal degrado le statue lignee superstiti ritrovate ammassate al suo interno poi restaurate e conservate nella Pinacoteca Molajoli di Fabriano. Abbandonato per tanto tempo, ridotto poi a deposito dei morti della vicina camera mortuaria dell’ospedale, l’Oratorio è oggi in stato di semi rovina a causa dell’umidità e delle carenze manutentive, spogliato del crocifisso e delle statue, di fronte ai quali, i beati, hanno tanto pregato.