LEGGE 194 – IL PUNTO DELLA COMMISSIONE PARI OPPORTUNITA’ DI FABRIANO

Giulietta (e tutte le altre)

Spesso accade che ad esprimere interpretazioni, opinioni e critiche su un argomento siano proprio gli stessi che quell’argomento lo conoscono meno, mentre chi ne ha una conoscenza adeguata ed approfondita è di solito più prudente nel sentenziare e condannare. È ciò che periodicamente accade alla legge 194. Se la si leggesse attentamente si evincerebbe che non è una legge che incita all’interruzione della gravidanza, né una legge che intende l’aborto come un contraccettivo, tantomeno una legge contro la vita. Vogliamo esprimere la nostra contrarietà a questa contrapposizione manichea “pro-vita” vs un’ipotetica posizione “pro-aborto”. Ricordiamo che prima della 194 (appena 40 anni fa), l’aborto era un reato punito con la reclusione, sia per la donna sia per chi la aiutava, ma esisteva in forma clandestina, con tutti i rischi per la salute e la vita della donna; oppure era riservato a chi aveva le risorse economiche per fare un viaggio all’estero. Regolamentarne l’applicazione, attraverso una legge equilibrata e lungimirante, è stata una conquista di civiltà, volta a tutelare i diritti di tutti, persino di chi per ragioni di coscienza quella legge non desidera applicarla.

Vogliamo perciò, ricondurre la questione allo spirito della legge, nata per affermare dei principi su cui non si deroga: l’autodeterminazione della donna sulle scelte riguardanti la propria vita e il proprio corpo, la tutela della salute psico-fisica della donna, l’importanza della prevenzione attraverso un’educazione alla sessualità responsabile e alla maternità consapevole. Non a caso il suo titolo completo è “TUTELA SOCIALE DELLA MATERNITA’ E NORME PER L’INTERRUZIONE VOLONTARIA DELLA GRAVIDANZA”. Nessuno vuole togliere il diritto di dissentire a medici e personale paramedico (diritto sancito dalla stessa legge 194) o ad associazioni di agire proponendo un’alternativa all’interruzione di gravidanza, ma bollare la donna che usufruisce della legge 194 come “assassina” (Zelger, consigliere promotore della mozione nel Comune di Verona), colpevolizzarla per una scelta che già di per sé è drammatica, autodefinirsi difensori della vita e boicottare la legge nelle strutture sanitarie PUBBLICHE, non garantendo sufficiente personale non obiettore, non ha niente di umano.

Peggio ancora un’istituzione che si schiera oggettivamente contro una legge dello stato, mettendo a bilancio risorse per contrastarla o che sostiene la necessità di abolirla e tornare a considerare l’interruzione di gravidanza un reato, affermazione che sempre più spesso purtroppo sentiamo. Infine ci teniamo a sottolineare come la difesa dei diritti acquisiti dalle donne prescinde dall’appartenenza politica e ci auguriamo che ogni donna capisca qual è in questo momento la posta in gioco. Salviamo Giulietta e tutte le altre.

La commissione per le pari opportunità del Comune di Fabriano
Le donne del Consiglio Comunale e della Giunta del Comune di Fabriano