GATTI E MONDAINI: “UN’ASSEMBLEA PERMANENTE DELLA SINISTRA FABRIANESE”

“Finalmente, dopo 20 anni (dall’epoca della sfiducia al sindaco Giancarlo Castagnari) di incomprensioni, quel che resta della sinistra locale, è tornata a dialogare”. Così Stefano Gatti annuncia l’impresa effettuata insieme a Lorenzo Mondaini di fondare un’Assemblea Permanente della sinistra fabrianese: l’Assemblea Permanente “Napoleone Papini”. L’appuntamento è per il 19 maggio, alle ore 18, presso la sala del Dopolavoro Ferorviario di Fabriano per un convegno sul conflitto capitale e lavoro. Interverranno, oltre a Gatti e Mondaini, anche Mauro Goldoni per D’Esi Coop di Cerreto e Alessandro Babboni, associazione Articolo Uno.

L’Assemblea Permanente

L’Assemblea Permanente “Napoleone Papini” nasce a Fabriano nel novembre 2017. Proposito della stessa è quello di fungere da contenitore politico e culturale, da luogo di discussione, confronto ed elaborazione, grazie al contributo di tutte le anime locali della sinistra. L’Assemblea si riconosce nei valori e nella storia del movimento operaio, nell’anticapitalismo, nel femminismo, nell’antifascismo, nell’ambientalismo e nella difesa dei diritti e della libertá. L’Assemblea è, inoltre, aperta anche a contributi esterni, provenienti da altre tradizioni politiche e culturali. Non intende diventare un partito né prendere parte alla competizione elettorale come tale. L’Assemblea, fin dalla sua prima convocazione, si basa sull’autonomia, la partecipazione spontanea e l’inclusività ed intende cooperare al fine di ricreare un tessuto sociale, culturale, politico e umano. Per tali motivi, l’Assemblea intende essere immediatamente operativa, attraverso proposte di iniziativa, eventi, incontri, dibattiti e manifestazioni al fianco di presidi, associazioni di categoria e liberi cittadini che si riconoscono nei nostri valori e nella nostra storia.

A Napoleone Papini è intitolata la neonata Assemblea Permanente della Sinistra Fabrianese. Perché proprio a questo internazionalista vissuto a cavallo tra Otto e Novecento? Perché è colui che porta il Socialismo a Fabriano. Socialismo che trova terreno fertile in città per la presenza di due forti classi operaie: quella meccanica del Maglio e soprattutto quella cartaia delle Miliani.

Napoleone Papini, fabrianese, nato nel 1856, è il giovane che nel 1876, quando ha già partecipato al moto internazionalista di Bologna e conosciuto nel 1874 il carcere, fonda “Il Martello”, il primo giornale della sinistra fabrianese, le cui anime sono allora i repubblicani ed i Socialisti internazionalisti appunto. L’esperienza de “Il Martello” ha eco nazionale ed il giornale ospita, primo in Italia, uno scritto di Bakunin (“Sull’organizzazione dell’Internazionale”). Quando i repubblicani lasciano il giornale (dopo un’epica scazzottata con gli internazionalisti), “Il Martello” diventa l’organo ufficiale della Federazione Umbro-Marchigiana dell’Internazionale, nella quale Papini  rappresenta le sezioni di Fabriano, Sassoferrato e Pergola e diventa responsabile della Commissione Propaganda.

Nell’aprile 1877 Napoleone Papini partecipa, insieme ad un altro fabrianese, Sisto Spuri detto “Buscarini”, all’eroico tentativo insurrezionale passato alla storia come “moto del Matese”. Un gruppo di internazionalisti (a quell’epoca la differenziazione tra Socialisti ed Anarchici non è poi così netta) guidati da Carlo Cafiero e dal più grande rivoluzionario italiano di tutti i tempi, Errico Malatesta, riesce a liberare per qualche giorno i paesi di Letino e Gallo. Sono gli anni in cui gli internazionalisti con la strategia della “propaganda del fatto” cercano di accendere la miccia della Rivoluzione Socialista. Papini, essendo il più giovane del gruppo, diventa il portabandiera, da qui il nomignolo che lo identificherà: “vessillifero della Rivoluzione”. Tutti gli insorti vengono imprigionati in attesa di processo. Una volta assolto, torna a Fabriano nell’agosto del 1878. Dal momento che è però ritenuto il maggiore responsabile dell’attività internazionalista locale, sul finire dell’anno deve riparare all’estero per sfuggire ad un mandato di cattura. Inizia così una lunga ed avventurosa peregrinazione in diversi paesi – mentre viene condannato in contumacia nel 1881 a un anno di carcere e a mille lire di multa – che lo porta in Svizzera, Romania, Bulgaria, Serbia, Austria, e, attorno al 1881, probabilmente anche in Russia dove, per la sua propaganda rivoluzionaria e in seguito ad un attentato allo Zar, viene espulso. In Austria, assieme a Pietro Cesare Ceccarelli, suo compagno di viaggio, si adopera in diverse imprese commerciali, andate tutte a vuoto. Dopo essere passato per l’Egitto, la Francia e l’Inghilterra, sul finire del 1881 parte alla volta dell’Argentina, dove si ritrova con Malatesta e diviene un suo collaboratore. A Buenos Aires intraprende varie attività commerciali, ma continua a svolgere anche propaganda anarchica. In seguito si stabilisce con la moglie e i suoi 8 figli in Patagonia, dedicandosi all’allevamento e al commercio del bestiame. Nell’estate del 1913 rientra in Italia per partecipare a settembre al Convegno di Imola dei superstiti della Prima Internazionale. Ma prima passa, ovviamente, nella sua città natale dove è accolto trionfalmente al Teatro Montini il 9 agosto 1913. In quegli anni Fabriano è amministrata dalla prima giunta di sinistra della sua storia (il fratello di Napoleone, Luigi Papini, repubblicano, è assessore) e nella città della carta vivono ed operano personalità del calibro di Luigi Fabbri e Luigi Bennani. Poi il 17 settembre, con il piroscafo Duca di Genova, riparte definitivamente per l’Argentina, per Patagones, dove rimane fino alla morte, che avviene nel 1925.

La crisi del Fabrianese

La crisi capitalista più grande del nostro tempo ha distrutto in questi anni tutto il tessuto sociale del nostro territorio. Non vi sono segnali di ripresa, le grandi fabbriche sono sparite o hanno delocalizzato all’estero innescando un meccanismo di forte crescita e tutela degli interessi e profitti dei potentati e della borghesia locale, che di fatto hanno massacrato la classe lavoratrice che sta pagando tutto lo scotto del peso delle politiche neo liberiste e capitaliste che governano la nostra società. La totale assenza sul territorio di fronti di lotta capaci di rispondere all’attacco dei padroni in maniera organizzata e conflittuale, i rapporti consolidati legati alla concertazione tra padronato e forze sindacali, la subordinazione e la scelta della convivenza pacifica tra padroni e apparati burocratici di una fetta importante della sinistra territoriale, segnano pesantemente la vita dei lavoratori ai quali sono stati tolti ed azzerati ogni forma di diritto e di tutela. Questo è il quadro desolante nel quale oggi questa iniziativa prova in qualche modo a dare segni significativi e concreti di risveglio delle coscienze e delle avanguardie più combattive che non si sono mai piegate e che storicamente stanno provando a combattere questo stato di cose che sembra irreversibile. Nel campo nazionale una delle vertenze storiche che è passata in innumerevoli tavoli, assemblee e mobilitazioni è quella delle acciaierie di Piombino e del gruppo di lavoratori “Coordinamento Art.1Camping Cig” che ormai da anni tengono banco  per l’alto livello di mobilitazione della classe operaia che ha condizionato e segnato praticamente la vita di un intero distretto e territorio. Nel quadro locale la vicenda della ex Desi Mobili, che dopo circa un anno di inattività ha ripreso la produzione grazie ad una cooperativa fondata da tutti ex dipendenti, si è contraddistinta per una tipologia e una visione più atipica e meno standardizzata per la tutela dei posti di lavoro.  In questo quadro cosi’ diverso, con un peso sicuramente non paragonabile tra di loro, la prima iniziativa dell’Assemblea permanente della sinistra, oggi prova a metterle a confronto, a capire nella sostanza le affinità e le diversità nelle quali queste due esperienze si stanno muovendo e costruendo, ad intrecciare tra loro le esperienze politiche e personali che ogni giorno contribuiscono e si muovono per affermare la necessità di riprendere un filone del quale la storia dell’essere umano mai potrà fare a meno e con la quale dovrà sempre misurarsi: il conflitto tra capitale e lavoro!