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PRIMA DI TUTTO IL LAVORO

5.025 disoccupati nel comprensorio fabrianese. In sei anni sono quasi raddoppiati. I giovani e gli over 55 quelli che risentono di più la crisi occupazionale. Si supera le 6mila unità se aggiungiamo anche i lavoratori in mobilità. I dati del Centro per l’Impiego della città della carta fotografano una situazione allarmante. Numeri impietosi confermati anche dal report relativo al 2016 redatto dall’ufficio Anagrafe del Comune di Fabriano: solo negli ultimi dodici mesi 386 fabrianesi si sono trasferiti altrove in cerca di lavoro. Al termine del 2016 il bilancio finale ha toccato quota 5.025 disoccupati, 2.794 donne e 2.231 uomini in cerca di lavoro.  Fabriano ha sfondato, così, la soglia dei 5 mila disoccupati su una popolazione residente di 31.200 abitanti, pari al 16,4%. Sulla popolazione attiva, fra i 14 e i 65 anni, la percentuale arriva vicino al 30 per cento. Se consideriamo il comprensorio fabrianese i numeri sono ancora più drammatici: sono 8.288 se consideriamo anche Cerreto d’Esi, Genga, Sassoferrato e Serra San Quirico, gli iscritti al Ciof.

I sindacati

“Siamo davanti ad un situazione devastante, peggio di una calamità naturale. Da quando sono arrivato – racconta Pierpaolo Pullini della Fiom – l’aspetto che più mi ha sconvolto è stato quello di assistere ad aziende che stanno andando verso la chiusura, dopo aver superato la crisi, per problemi di gestione. Meccanica di precisione, ad esempio, chiude con portafoglio clienti importante. Tecnowind, che si è tenuta in piedi grazie al lavoro di chi ci sta dentro, ha tanti ordini e, nonostante tutto, non sappiamo ancora che fine farà. Per non parlare della JP che non riesce ad avere linee di credito necessarie per produrre. Una situazione che è ulteriormente aggravata dal fatto che sta via via scomparendo la figura dell’imprenditore locale legato al territorio. Non si possono solo tagliare i posti di lavoro e aumentare i ritmi di lavoro. Il lavoro ha un peso del 20% sulle produzioni nel Fabrianese. Bisogna andare avanti sul miglioramento delle infrastrutture SS76 e snodo ferroviario ben più consistente, la tratta Orte-Falconara è vecchia. Effettuare, poi, una seria manutenzione di tutto il territorio per rendere attrattiva questa zona. Le aziende devono investire su innovazione e sostenibilità ambientale”. Dello stesso avviso Andrea Cocco della Fim. “Fabriano – ha detto – deve ripartire. Credo che le competenze presenti nel territorio vadano sviluppate al di fuori dell’elettrodomestico. È chiaro che ci devono essere iniziative appoggiate dalle Istituzioni attraverso un maggior coordinamento. Finiamola di aspettare che qualcosa cada dall’alto, lo dico da fabrianese. L’anello più debole è chiaramente il lavoratore. Anche le banche devono fare la loro parte”. Sul drammatico numero il commento di Vincenzo Gentilucci, Uilm. “Anche se ci sono ancora gli ammortizzatori sociali conservativi in molte realtà industriali medio-grandi, si intravede una leggera inversione di tendenza in termini di volumi di produzione che potrebbe anche significare un recupero in termini occupazionali