PERCOSSO E OFFESO DAI BULLI IN CLASSE A FABRIANO, PARLA IL PAPA’ DEL 12ENNE
di Marco Antonini
Rompe il silenzio il papà del 12enne vittima di bullismo alla scuola media Marco Polo di Fabriano. “Mio figlio è forte, non è abituato a farsi giustizia da solo ed è rimasto vittima dell’arroganza dei suoi compagni, ma è possibile che per tutelarlo lo devo iscrivere a un corso di arti marziali?” A casa del ragazzino regna la serenità. Non c’è rabbia per quanto accaduto, ma delusione e voglia di rimboccarsi le maniche per far capire anche a quei genitori che sapevano cosa stava succedendo a ricreazione, che restare in silenzio è sempre sbagliato. Tra i banchi sembra tornata la serenità. Anche se un minimo di sospetto resta, c’è la voglia di fare le cose di tutti i giorni con una consapevolezza in più: i figli vanno seguiti con cento occhi perché anche nelle nostre zone episodi di bullismo possono capitare. Il momento più difficile è quello della ricreazione o della sosta in bagno dove nessuno vede mai nulla. Preso in giro con soprannomi offensivi, percosso più volte con pugni alla schiena e al viso anche davanti ai compagni che sono rimasti in silenzio, il 12enne è alla ricerca delle spensieratezza rubata.
“A casa non mangiava. Quando masticava qualcosa aveva difficoltà a deglutire – confida il babbo commosso – e ci siamo preoccupati. Inizialmente, però, sia noi genitori che uno specialista, abbiamo dato la responsabilità al terremoto, ma così non era. Aveva gli occhi spenti, non era più vivace, c’era qualcosa di serio che lo minava nell’intimo”. Poi il crollo durante l’attività sportiva pomeridiana. “Devo parlare con mamma e babbo” ha detto piangendo all’allenatore. Così è iniziato il calvario che ha portato la famiglia ad apprendere quanto accaduto a scuola, fino al famoso rito di inginocchiarsi in aula davanti agli altri amici che si ritenevano superiori di lui. “Mi chiedo – si è domandato il padre – perché in pochi ci hanno chiesto scusa e perchè tanti genitori hanno reagito mostrando indifferenza su questi episodi”. Papà e mamma hanno iniziato ad indagare circa un mese fa fin quando qualcuno ha confermato la veridicità dei fatti. Così sono corsi dal preside Antonello Gaspari chiedendo di intervenire. I rappresentanti di classe, intanto, hanno convocato una riunione straordinaria con la dirigenza e il coordinatore degli insegnanti che si sono impegnati in una maggiore sorveglianza anche durante il cambio dell’ora.
“E’ grave che tutti i compagni, consapevolmente, sono stati in silenzio. Nessuno – ha ribadito la famiglia – è andato a parlare con un professore. Che futuro ci dobbiamo aspettare se mio figlio oggi ha la colpa di essere educato e di non essersi difeso da solo davanti al male? Ora con l’ammonimento dei due bulli e con altre decisioni stabilite in presidenza, la situazione è sotto controllo. Per estrema correttezza non ho sporto denuncia>. L’episodio è servito per tenere alta la guardia e per confermare, se mai ce ne fosse bisogno, che siamo davanti a un’emergenza educativa diffusa tra i nostri giovanissimi. Il ragazzino, intanto, va dallo psicologo e frequenterà ancora più sport. Come primo passo cambierà amicizie. “Nessuno, né noi genitori, né i professori – è l’appello finale del padre – deve voltare le spalle ai problemi”.
Il numero verde
Atti di intimidazione, sopraffazione, oppressione fisica o psicologica commessi da un soggetto “forte” (bullo) nei confronti di uno “debole” (vittima) in modo intenzionale e ripetuto nel tempo. Il fenomeno riguarda maschi e femmine e si manifesta soprattutto in ambito scolastico, ma anche in strada, nei locali e nei luoghi di ritrovo. Il Ministero della Pubblica Istruzione ha istituito il numero verde 800669696 nell’ambito della campagna “Smonta il bullo”.
Tipi di bullismo
Le manifestazioni di prevaricazione si distinguono in dirette o indirette, quelle dirette possono essere fisiche e verbali. Il bullismo diretto fisico si manifesta in molti modi, per esempio nel picchiare, prendere a calci e a pugni, spingere e appropriarsi degli oggetti degli altri o rovinarli. Il bullismo diretto verbale implica azioni come minacciare, insultare, offendere, esprimere pensieri razzisti, estorcere denaro e beni materiali. Il bullismo indiretto è meno evidente e più difficile da individuare ma altrettanto dannoso per la vittima. Si tratta di episodi che mirano deliberatamente all’esclusione dal gruppo dei coetanei, all’isolamento e alla diffusione di pettegolezzi e calunnie sul conto della vittima.
Non è vero che…
i comportamenti da bullo rientrano nella normale crescita di un bambino o di un adolescente. Le manifestazioni di prevaricazione e prepotenza sono sempre negative perché utilizzano una posizione di presunta forza o potere per danneggiare o comunque far del male ad un’altra persona;
il bullo è un ragazzo insicuro, ansioso o con una bassa autostima. In realtà chi si comporta da bullo ha un’autostima al di sopra della media dei suoi coetanei e, se viene continuamente confermato nei suoi atti di forza e prepotenza, a lungo andare si convincerà che l’unico modo per avere successo nella vita e per riuscire è quello di prevaricare sugli altri e di comportarsi in modo aggressivo;
la vittima deve imparare a difendersi da sola. Prepotenze e vessazioni mettono chi le subisce in una condizione di inferiorità psicologica, di isolamento e di bassa autostima che non può essere fronteggiata in modo solitario. E’ necessario un sostegno da parte degli altri: familiari, insegnanti e amici;
i comportamenti da bulli riguardano solo zone periferiche delle grandi città o appartenenti a classi disagiate o meno abbienti. Il fenomeno può interessare tutte le classi socioeconomiche e può manifestarsi sia nei quartieri periferici sia nelle zone residenziali;
il bullismo è un problema dell’ambiente scolastico. Gli atti di bullismo si verificano non solo a scuola ma anche in altri luoghi di aggregazione sociale come i centri sportivi, l’oratorio, etc.;
stare alla larga da certa gente è l’unico modo per non avere problemi. Naturalmente non conviene cercare la compagnia di ragazzi che si comportano in modo particolarmente prepotente ma non bisogna neanche “fare lo struzzo” cioè far finta di non vedere quando un compagno viene preso da mira dai bulli di turno.