I PILASTRI DELLA NUOVA FABRIANO SECONDO PAOLO PANFILI

Primi movimenti per la campagna elettorale delle comunali 2017 e prime bozze di programmi da costruire da parte delle differenti forze politiche. Ma quali sono le priorità da tener conto nella stesura di questi programmi? Sicuramente la problematica del lavoro e della crisi economica ed occupazionale sarà la capolista nell’elenco delle necessità primarie del nostro comprensorio, ma cosa si potrebbe suggerire riguardo il turismo e le iniziative culturali? Ne parliamo con Paolo Panfili, un attento osservatore di Fabriano e delle sue attività culturali per un consiglio ed un parere.

Paolo, programmi nuovi di zecca da redigere da parte dei diversi “competitors” alla carica di Sindaco della città di Fabriano. Nel tuo elenco personale quali sono secondo te i tre argomenti principali su cui puntare per il rilancio del mercato turistico e culturale del nostro territorio?

Premetto l’auspicio che le prossime elezioni comunali aprano ad una politica di ascolto, con chiarezza di programmi, dotati di una visione strategica, che siano la risultante di una doverosa concretezza ma anche di un legame profondo con il mondo dell’utopia, dove si incrociano sogni e desideri. Elencare tre pilastri di una politica turistica e culturale è complesso ma ci provo. Inizio con il Centro Storico, dove è necessario definire con urgenza le interazioni tra funzioni di residenzialità e commerciali, appropriate destinazioni d’uso dei plessi più significativi, la mobilità sostenibile, l’ornato pubblico. E’ imprescindibile una valorizzazione del patrimonio artistico e architettonico in una stretta sinergia con i detentori dei Beni (Chiesa e Privati), con il sistema delle Imprese del Territorio, con tutte le Fondazioni, con un volontariato che sappia assolvere il ruolo di sussidiarietà senza protagonismo, bensì coinvolto in un progetto complessivo di rilancio della “Città di Fabriano”; una Città aperta, senza sbarramenti, una Città pulita, ospitale e accogliente, dove la tutela dei luoghi sia operata in prima istanza dall’amore, dalla cura e dal senso civico dei suoi cittadini. Altro pilastro è l’Artigianato; un ruolo determinante il suo. Basta riferirsi ai racconti di Eleonora Odorizzi nella sua piattaforma digitale “Italian stories”, dove ci introduce alla conoscenza di selezionate botteghe artigiane del vero “Made in Italy”, per comprendere quanto questo settore possa da solo essere motore di sviluppo ma al tempo stesso contribuire ad esaltare la suggestione di un luogo e con essa l’interesse turistico. Le imprese artigiane hanno però necessità di essere indirizzate e sostenute; gli sforzi dovrebbero essere espressi nell’offerta di alcuni denominatori comuni come la comunicazione, la partecipazione ai bandi, gli eventi, la disponibilità di luoghi attrattivi con una fiscalità premiante. Oggi tutto il corso urbano del fiume Giano potrebbe diventare un eccellente incubatore di questo progetto. Ovviamente l’eccellenza di un artigianato si riconosce e si fonda soprattutto nell’organizzazione di attività formative ed in collaborazioni di alto profilo, come le recenti nobili esperienze del “Maestro” Sandro Tiberi stanno a dimostrare. Per finire non si può non elencare il nostro meraviglioso ambiente Appenninico come motore di sviluppo turistico e con esso la valorizzazione del nostro “saper fare” enogastronomico; mi permetto solo di avanzare su questo argomento la proposta di perseguire concretamente sinergie con il Parco del Monte Cucco e con il Consorzio Grotte e di verificare tutte le condizioni possibili per una ripresa di esercizio della ferrovia “Fabriano-Pergola”. Un evento enogastronomico di importanza almeno regionale dovrebbe infine essere dedicato a tutta la nostra tradizione specifica, ma avendo come faro il nostro “Salame”, così come già ben fatto in occasione del “Fabriano Maker City” del Settembre 2014. “Città creativa UNESCO” è l’eccellenza d’immagine che dovrebbe favorire contatti e relazioni nazionali ed internazionali, anche per agevolare il reperimento di risorse finanziarie.

Si parla a più riprese di “decrescita felice”. Un tempo andavano di moda la parola “sinergia” e la capacità di saper fare “rete e sistema”. Credi che in realtà abbiamo dimostrato nei fatti di essere capaci di collaborare o ancora siamo in preda a personalismi, citando l’ex sindaco Sorci, in cui “ognuno è imperatore di se stesso”?

Ho seguito con interesse il dibattito sulla “decrescita felice” e apprezzo molto l’esperienza di Josè Mujica, così come la sua teoria (e pratica) della sobrietà. Penso però che sia  difficile esportare esperienze tra Paesi così diversi e ritengo che oggi sia ancora necessario produrre reddito per distribuire ricchezza; semmai è sulla redistribuzione della ricchezza che il tema diventa attuale. Tornando alla nostra Città, io sono pienamente convinto che siano presenti incredibili potenzialità sia individuali che come gruppi sociali. Io naturalmente ne parlo anche per la mie personali esperienze di attivazione del Palio prima e del movimento d’opinione che si è riusciti a generare sulla questione del fiume Giano. Logico quindi che per attivare ed indirizzare positivamente queste potenzialità sia indifferibile l’adozione dei criteri di sinergia, rete e sistema. Per quanto riguarda i personalismi, non è malattia caratterizzante solo la Comunità di Fabriano, ma tutta la Società moderna, nella quale anche le soddisfazioni collettive sono state concepite come mezzi per aumentare il benessere individuale. In tempi più recenti però, questa visione individualista, forse grazie anche alla nuova coscienza ambientalista, è spesso sostituita da una coscienza collettiva civile e sociale. Alle teorie del benessere e della realizzazione di sé, si sostituiscono le teorie della tolleranza del disagio e dell’accettazione incondizionata di sé. È una svolta stoica che arriva dopo l’utilitarismo illuminista del benessere individuale.

Una Fabriano “dal basso”, con iniziative provenienti “dal basso”. E’ un nuovo termine di moda o credi che potrebbe essere una possibile svolta per la nostra città per condurla ad una crescita “felice”?

La “Fabriano dal Basso”, intendendo con ciò tutte le iniziative che hanno spontaneamente origine da pezzi della nostra Comunità, rappresenta un’importante novità, un risveglio di coscienza collettiva, utilissima per la diffusione e la contaminazione di cultura popolare e senso civico, per la trasmissione delle tradizioni tra generazioni, per l’attivazione di comportamenti virtuosi, per incentivare il desiderio di identità sociale. Insomma vivere insieme emozioni e passioni, con orgoglio e fiducia, magari nella riscoperta del proprio ambiente e della sua storia. Queste energie vanno sostenute con la creazione di una piattaforma comune che possa garantire le necessarie sinergie, la continuità e la base strategica per ampliare l’orizzonte delle scelte e la qualità delle stesse.

Tempo fa in una mia intervista abbiamo sollevato insieme la questione del deterioramento della Fontana Sturinalto, simbolo di Fabriano. Sai se ad oggi ci si sta muovendo per intervenire con opere di restauro e consolidamento?

Non sono aggiornato. Certamente fa male al cuore e suscita rabbia vedere il “fiore di pietra” della nostra Città andare in rovina. Ecco questa è una cosa che mi piacerebbe fosse presente nei programmi elettorali. Una trasparenza assoluta sui lavori pubblici relativi alla manutenzione o restauro dei Beni Comuni; una sorta di agenda, aggiornata mensilmente, con la descrizione dei progetti in preventivo, le opere in corso, la loro rendicontazione. Del resto mi sembrerebbe dovuto, visto che non sono beni privati, bensì Beni Comuni!

In chiusura un accenno ai lavori del fiume Giano, da molti definiti un “ecomostro” a tutti gli effetti. Hai partecipato attivamente con il Comitato “Alla scoperta del Giano” a molteplici riunioni ed anche dibattiti pubblici. Una tua riflessione in merito?

Ciò che è stato già fatto non ha bisogno di miei ulteriori commenti; ogni cittadino si può ora fare una sua opinione sulle opere eseguite. Io preferisco rivolgere lo sguardo al futuro con questi obiettivi ben chiari, che credo siano comuni a tutto il Comitato: totale e definitiva rimozione del manto di copertura a monte del ponte dell’Aera, recupero per quanto possibile naturalistico dell’alveo del fiume così riscoperto, realizzazione di un percorso praticabile per visite turistiche all’Aera, realizzazione di un percorso pedonale/ciclabile lungo l’alveo del Giano. A fronte di questi obiettivi irrinunciabili, ciò che gradirei trovare nei programmi elettorali è la decisa volontà di dare attuazione al Parco Fluviale, come del resto auspicato nel Do.St. 2012, che ricordo essere uno strumento di pianificazione urbanistica innovativo, approvato all’unanimità dal Consiglio Comunale e mai finora considerato nelle scelte urbanistiche. La dottrina prevalente asserisce che non vi possono essere mutamenti durevoli della situazione sociale ed economica delle Città senza un preliminare cambiamento delle politiche urbanistiche, senza partire dalla nuova e complessa domanda di qualità posta dai fruitori degli spazi urbani e architettonici. Nei progetti di rinnovamento urbano, l’architettura, deve essere in grado di interpretare le esigenze della comunità, nonché quelle della natura dei luoghi e del risparmio delle risorse ambientali. Il Parco Fluviale può essere la risposta per una riqualificazione sostenibile di una parte abbandonata della Città, in chiave ecologica, ma aperta allo sviluppo sociale ed economico.

Gigliola Marinelli