L’APE TURCHESE DI ROBERTO MOSCHINI

Successo a Jesi per la mostra di opere pittoriche intitolata “L’ape turchese. Il cuore pulsante del Tibet” del Maestro Roberto Moschini, celebre artista fabrianese di fama internazionale. Ad aprire la Conferenza la professoressa Laura Cavasassi, che ha introdotto e descritto la mostra come “Una straordinaria traslazione da un linguaggio ad un altro, dalla poesia dei canti tibetani in sublime linguaggio pittorico, ma soprattutto dal mondo orientale a quello occidentale, compito per nulla semplice che poteva svolgere solo chi, come il Maestro Roberto Moschini, ha la chiave per farlo”. Ogni dipinto è infatti una perfetta traslazione contenutistica ed emozionale dei canti d’amore del VI Dalai-Lama: “Artista occidentale, italiano, di formazione culturale dunque molto lontana da quella asiatica in generale e tibetana in particolare, Roberto Moschini è incredibilmente riuscito a penetrare nella sensibilità più segreta della cultura e dello spirito di questo popolo dell’Estremo Oriente, di religione buddista, a tal punto da trasmettere ai suoi stilemi espressivi , alla sua struttura grafica, una levità simile alle impronte lasciate sulla neve”, esordisce il Prof. Armando Ginesi e prosegue: “Certo bisogna leggerli, questi canti, per poter poi cogliere in pieno la qualità artistica della traduzione visiva, la sensibilità del pittore che ha dato sembianze al loro substrato lirico. Ciò è stato possibile grazie all’amore che Moschini nutre per la cultura tibetana, per la sua dimensione spirituale, che ha fatto propria e per i l suo studio appassionato della lingua a cui si è accostato con quel fervore capace di fargli superare qualsiasi difficoltà”. E Roberto Moschini così parla di questa sintesi di lavoro che racchiude sue opere datate dal 2011 fino alle più attuali del 2016: “Per rendere visivi i canti d’amore del VI Dalai-Lama, ho usato un linguaggio vicino alla natura di quei luoghi ponendomi come filtro nella mediazione. Nonostante egli non fosse incline alla vita monastica, fu comunque il cuore pulsante del Tibet, pertanto l’ho ritratto mentre scrive attraverso i Canti Brevi, con un linguaggio che rasenta il pensiero, il riflesso di una storia autobiografica”.

Maestro, lei si trova ad oggi a presentare questa mostra all’apice della sua carriera di artista, l’emozione è sempre la stessa?
“Ogni mostra porta con sé emozioni vecchie e nuove, ma mai minori. Ad ogni mostra riaffiorano poi autentiche amicizie che rivivo come fossi un’altra persona: in quest’occasione, fra le preziose e nuove presenze, ho rivisto un amico dopo oltre 40 anni, nell’emozione di entrambi. Nel tempo mi ha ricordato di aver collezionato molte delle mie opere, dalle principali de “La presenza Inquietante”, romanzo di Federico Fellini, fino ai miei primi disegni sul Tibet”.
Quale opera a suo parere è quella che meglio racchiude l’ambito semantico?
“Probabilmente è il ritratto anamorfico dalla doppia faccia, in cui ho rappresentato da una parte il Buddha e dall’altra il Bodhisattva Avalokiteśvara, fondendo maschile e femminile in un’unica opera, pur mantenendone la duplicità”.
C’è un’opera che le sta più a cuore?
“L’interezza delle tele presenti in mostra mi sta a cuore allo stesso modo, perché ognuna di esse rappresenta una sfaccettatura di quel sentimento nobile chiamato Amore”.

“Da gran disegnatore quale indubbiamente è, ma anche da uomo di cultura meditativa e di alta dimensione spirituale, Roberto Moschini ha saputo restituirci la leggerezza tutta orientale e propria della filosofia buddista con un linguaggio segnico e cromatico e lo ha fatto attraverso una sintesi perfetta che ha saputo fondere i fondamenti delle grandi scuole ritrattistiche europee della classicità rinascimentale con il senso tutto orientale di uno Spirito che è emanazione dell’Assoluto”, afferma il Prof. Armando Ginesi e conclude con un sentito invito: “Osservate con attenzione tutti i suoi elaborati, appropriatevi con la vostra anima dei suoi colori che sanno di trascendenza, ed anche voi verrete innalzati in una specie di condizione sospesa che vi consentirà di avvicinarvi a quelle verità prime e assolute del buddismo”.

Paola Rotolo