CHI TUTELA L’AMBIENTE? LA SS76, LA CLEMENTINA E IL BOSCO DA ABBATTERE
La Gola della Rossa lungo la storica strada Clementina presenta uno dei paesaggi più suggestivi e più ricchi di valori naturalistici della Regione, seconda nel suo genere solo alla Gola del Furlo. Ma mentre quest’ultima grazie alla sua storicità e alla presenza di manufatti d’età antica è riuscita a preservarsi quasi indenne dalle devastazioni delle opere stradali e dell’attività estrattiva, la Gola delle Rossa da decenni è stata manomessa, stuprata e sottratta alle collettività e ai cittadini, cui spetterebbe di diritto la libera fruizione, trattandosi di un bene naturale di rilevanza nazionale.
La responsabilità principale di questa situazione deriva dalla presenza quasi secolare delle attività estrattive ed è conseguenza della mano libera lasciata negli ultimi decenni agli imprenditori del settore, spesso in deroga alle normative concordate, grazie all’indulgenza da essi goduta, anche in virtù delle generose elargizioni mai negate ad enti e organizzazioni politiche. A questa azione di degrado e profonda modifica del paesaggio si è aggiunto per ultimo il cosiddetto progetto QUADRILATERO, che, al di là delle tortuose vicende che l’hanno accompagnato e del rapporto costi/benefici tutto da valutare, si è configurato come un vero e proprio esproprio dei poteri decisionali nei confronti delle amministrazioni locali e delle popolazioni. L’ultimo esempio è la variante, che prevede la realizzazione di un’uscita di sicurezza per la nuova galleria, tra Serra S. Quirico e Valtreara nell’area della vecchia cava abbandonata detta “Romita”, con un impatto ambientale molto pesante sul paesaggio: verrà abbattuta infatti un’ampia porzione di bosco, verranno costruiti di due viadotti sopra il fiume Esino e la ferrovia e verrà realizzato un ulteriore traforo in corrispondenza dei sentieri per Grottafucile e Castelletta, il tutto nell’area protetta del Parco. Inoltre l’area è anche di interesse archeologico, essendo stati effettuati anni fa scavi e conseguenti pubblicazioni, ed è tutelata ai sensi della L.R. 12/2000 sulla Speleologia ed iscritta al Catasto Speleologico delle Marche gestito dalla Federazione Speleologica Marchigiana.
Alle popolazioni e alle amministrazioni locali, in verità non sempre in grado di difendere gli interessi dei propri cittadini e del loro territorio, è stato lasciato solo il ruolo di spettatori, grazie alla “Legge Obbiettivo”, varata con l’intento di accelerare le opere pubbliche, altrimenti rallentate dalle cosiddette pastoie e dagli ostacoli posti dalle amministrazioni periferiche. In realtà i tempi spesso si allungano il mal funzionamento di una burocrazia invecchiata e inefficiente ed ancor più per i percorsi tortuosi e opachi delle opere, dagli appalti alla esecuzione, stretti nei meandri dei subappalti e delle varianti in corso d’opera e della velleitarietà dei progetti stessi. Ora la scadenza di gennaio imposta dal governo per ritorno di immagine politica mette in secondo piano tutte una serie di questioni poste per la realizzazione dalla variante, fra cui non ultima il transito dei mezzi pesanti nei piccoli centri abitati lungo la vecchia Clementina. E’ anche questo un esempio del modo in cui vengono realizzate le grandi opere pubbliche, ignorando quasi sempre la partecipazione e le esigenze delle popolazioni e delle comunità locali, che per la loro dispersione sul territorio montano, come in questo caso, non hanno una immediata capacità organizzativa, prive anche o quasi del supporto dei referenti politici locali, per lo più consenzienti o assenti per solidarietà con il governo centrale o per un errato e poco previdente concetto di modernizzazione.
Di conseguenza la progettazione delle nuove superstrade, concepite per collegare ad alta velocità le località maggiori, si è sempre poco preoccupata dell’effetto emarginazione dei piccoli centri abitati cresciuti nel tempo lungo la vecchia sede stradale, come non si è mai preoccupata dell’effetto disgregante di un tessuto e di un equilibrio territoriale secolari sotto l’aspetto delle comunicazioni, degli insediamenti e del paesaggio con il risultato di spezzare o disarticolare il reticolo delle strade minori, di isolare o quasi antichi abitati, di complicare e rendere difficili i collegamenti con gli assi maggiori. La priorità in altre parole è stata sempre l’economicità e la funzionalità della nuova arteria, che veniva a praticare un taglio profondo sul corpo vivo del territorio, senza considerare quelle indispensabili opere compensative che avrebbero dovuto conservarne il più possibile l’unità e l’identità.
Al centro di queste considerazioni è ovviamente il destino della Gola della Rossa, strettamente legato a quello del tratto della ex SS 77 o antica strada Clementina che l’attraversa. Per gli straordinari valori paesaggistici e naturali che offre non può essere sottratto alla libera fruizione della collettività, ma soprattutto rappresenta una sicura potenzialità di utilizzo turistico. Attualmente si trova in condizioni precarie dal punto di vista della sicurezza dopo decenni di chiusura e quasi privatizzazione dal parte delle cave, che si sono solo preoccupate di sfruttarne le risorse senza mettere in atto le compensazioni e le mitigazioni possibili per conservarne la fruibilità. Ora, resa impercorribile da una frana e bisognosa di essere messa in sicurezza, è di competenza del comune di Serra S. Quirico, che non ha né la volontà né le risorse per riattivarla e gestirla. E tuttavia resta una strada di servizio per coloro che ancora abitano lungo il suo percorso e più in generale, una volta riattivata, può fungere da asse di collegamento alternativo per i piccoli centri abitati oltre la gola e soprattutto potrebbe stimolare le attività turistiche legate alla ristorazione e all’escursionismo. La nuova variante quindi potrebbe e dovrebbe essere l’occasione per renderla nuovamente percorribile in tutta la sua estensione, sia come doverosa compensazione per quello che non hanno fatto per decenni le imprese dei cavatori, sia per essere utilizzata dai mezzi pesanti adibiti al cantiere della variante stessa, liberando da questo incubo i piccoli centri abitati.
CS Italia Nostra Marche