DOMANI IL REFERENDUM SULLE TRIVELLE

Con il Referendum Trivelle del 17 aprile 2016 i cittadini devono pronunciarsi sull’abrogazione della legge sulle trivellazioni solo per le parole” per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e salvaguardia ambientale”. La norma sottoposta a referendum abrogativo si trova nella Legge di stabilità 2016. Oggetto del referendum del 17 aprile sono solo le trivellazioni effettuate entro le 12 miglia marine (che corrispondono a circa 20 chilometri).Queste vengono effettuate da compagnie estrattive diverse, sulla base di una concessione che dura inizialmente 30 anni, poi prorogabile per 2 volte, cinque anni ciascuna. In totale 40 anni, più altri 5 possibili. Secondo la normativa vigente oggi scaduta la concessione finisce la trivellazione. Il provvedimento del governo Renzi, cioè la norma inserita nella legge di stabilità, permette la continuazione dell’attività fino a che il giacimento non si esaurisce, anche quando il periodo concesso finisce. I referendari chiedono che questa novità sia cancellata e si torni alla scadenza “naturale” delle concessioni.

Come e quando si vota?
Domenica 17 aprile i cittadini che intendono esprimersi sull’unico quesito potranno farlo presso il loro seggio elettorale dalle ore 7 alle 23 muniti di tessera elettorale e documento di riconoscimento. In caso di smarrimento della tessera elettorale o di esaurimento su di essa degli spazi per il timbro della certificazione del voto, gli elettori possono chiederne una nuova presso l’Ufficio elettorale del proprio Comune.

Testo del quesito
“”Volete voi che sia abrogato l’art.6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art.1 della legge 28 dicembre 2015, n.208, “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole:”per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?

Abbiamo interpellato alcuni esponenti delle forze politiche locali per motivare la scelta per il SI o il NO al referendum.

Michele Crocetti-Segretario PD Fabriano
“È necessario chiarire che il quesito del referendum del 17 aprile non riguarda la questione del rapporto tra gli idrocarburi e le rinnovabili. L’Italia è leader tra i paesi d’Europa nella produzione di energie rinnovabili: oggi abbiamo già raggiunto il 17,1% (obbiettivo europeo per il 2020), contro il 13,8% della Germania e il 7% del Regno Unito. In questo settore siamo protagonisti a livello europeo. La strada politica da perseguire è sicuramente quella del potenziamento delle fonti rinnovabili: tuttavia privarsi oggi di impianti già esistenti, di cui abbiamo bisogno e che operano in sicurezza, non incentiverebbe il percorso verso le rinnovabili ma aggraverebbe la nostra dipendenza energetica dagli altri paesi. È per questo che il 17 Aprile se andrò a votare voterò NO.”

Movimento Cinque Stelle Fabriano
“Il 44% delle 88 piattaforme coinvolte dal referendum non stanno lavorando e non si sa quando e se ricominceranno a farlo. La proroga delle concessioni a tempo indeterminato è un regalo alle compagnie petrolifere che in questo modo possono rimandare le operazioni di smantellamento e la bonifica. Uno studio condotto dalla Commissione Ambiente ha evidenziato come un miliardo di euro investito nelle fonti fossili crea circa 700 posti di lavoro, lo stesso miliardo investito nelle energie rinnovabili e nell’efficientamento energetico ne crea oltre 15.000. Votare SI significa mettere le compagnie petrolifere e il Governo di fronte alle loro responsabilità e avviare un processo che ci deve portare il prima possibile a liberarci dalla dipendenza dall’energia prodotta con le fonti fossili”.

Emanuele Rossi- Sel Fabriano
“Le ragioni del SI sono molteplici. La Norma introdotta dal Governo Renzi, di cui si chiede l’abrogazione, è illegittima poiché è la prima volta che in Europa si da, a privati, una concessione illimitata sull’uso di un bene pubblico come sono le risorse di idrocarburi, inoltre le grandi compagnie petrolifere, per trivellare i nostri mari, pagano le “royalties”più basse del Mondo. Lo Stato non guadagna ed i magnati del petrolio sì. Per pochissime gocce di petrolio, che non risolvono affatto la nostra dipendenza energetica dall’estero, si rischiano disastri ambientali, si mettono in pericolo i mari, le coste, interi ecosistemi ed attività economiche legate al turismo. Invece di pensare ancora ai combustibili fossili si dovrebbe ragionare su un serio piano energetico nazionale incentrato sulle rinnovabili”.

Gigliola Marinelli