LA PASSIONE E I SACCONI, A SASSOFERRATO LA TRADIZIONE CHE RISALE AL XIII° SECOLO
Come, da tradizione, migliaia di persone, venerdì santo, dalle 21, si recheranno in castello per assistere alla rappresentazione dal vivo della Passione di Nostro Signore. Una manifestazione, che risale al 1954 e si distingue per il semplice fatto che i quadri viventi non sono ricostruiti ma ambientati nel borgo. Uno spettacolo che esalta il dolore e la speranza del venerdì santo privilegiando una gestualità che ricorda l’iconografia di maestri della pittura. “L’evento – spiega Alberto Albertini della Pro Loco – anche quest’anno, coinvolgerà un centinaio di figuranti, che formeranno quadri viventi, dando volto e voce ai principali protagonisti delle drammatiche fasi della crocifissione di Gesù. La passione di Cristo rivivrà attraverso la rappresentazione dell’Orto degli Ulivi, del Pretorio, del Sinedrio e dell’incontro con le Pie Donne. Seguirà, poi, la Via Crucis, con le tre cadute di Gesù, che si snoderà lungo corso Don Minzoni per raggiungere la duecentesca chiesa romanica di San Francesco, il cui sagrato diventerà scenario dell’agonia e della morte di Gesù”. La chiesa, dunque, quale teatro dello struggente momento della deposizione e sepolcro, e luogo da cui, subito dopo, prenderà il via un altro evento storico-rievocativo, la secolare Processione dei Sacconi, che devono il loro nome al saio bianco e al cappuccio con i quali si vestono. E’ la processione del Cristo Morto che risale addirittura ai movimenti laici penitenziali del XIII secolo. Nelle loro mani, i simboli della Passione. Ossia il martello, i chiodi, i flagelli, il gallo, la corona di spine, la veste, la croce, il teschio che testimoniano la morte di Cristo. Spettacolare come escono da San Francesco per dare il via alla processione. Si spalancano i portoni ed emerge l’ombra di uno di loro attorniata da un abbagliante fascio di luce. Poi, il loro lente incedere scandito dal lugubre e sordo rumore prodotto della “battistangola”, arnese di legno dotato di due maniglie metalliche, il che da un’ulteriore solennità alla processione che va da San Francesco a San Pietro.