LA GIUSTIZIA SOCIALE E LA MERITOCRAZIA – DI ALESSANDRO MOSCÈ

C’è un “punto caldo” sul quale gli italiani sono fermamente convinti: la meritocrazia e la giustizia sociale appaiono aspetti determinanti nella vita pubblica del Paese. Eppure spesso, troppo spesso, accadono fatti che vanno in senso opposto. La politica non riconosce chi vale, chi dimostra competenza e professionalità guadagnata con dati inconfutabili, curriculum ed esperienze lavorative. Il settore pubblico si è lasciato prendere la mano dai privilegi della casta, da un alveo nutrito di soggetti mediocri. Politici e personale politico godono di stipendi decuplicati rispetto al ruolo e all’impegno prestati. Spesso, in questa sede, abbiamo portato esempi tangibili delle stranezze che accadono in Italia. Eccone un’altra, di storia incredibile. Si chiama Simone Speggiorin, ha 37 anni ed è il più giovane cardiochirurgo italiano nel Regno Unito. La sua è una realtà comune a migliaia di coetanei, “rifiutati” dal nostro Paese e accolti a braccia aperte all’estero. La vicenda è stata raccontata dal “Sole 24 Ore”. Simone oggi lavora al Glenfield Hospital di Leicester, a 140 chilometri da Londra, è un medico chirurgo strutturato, ovvero con una sua equipe di supporto e una sala operatoria. Interviene tutti i giorni sui bambini, a cuore aperto o con malformazioni alla trachea. Tre o quattro volte all’anno Speggiorin prende dei giorni di ferie per andare a fare la stessa cosa in India, dove opera in collaborazione con l’organizzazione di beneficenza “Healing Little Hearts”. Quando qualcuno esagera con gli elogi lui si schernisce: “Non sono un eroe. Sono uno dei tanti che se n’è andato dall’Italia perché non c’era spazio”. Il giovane ha operato oltre 500 infanti in quattro anni: un traguardo che in Italia gli sarebbe stato precluso, malgrado il suo curriculum fosse sempre stato impeccabile. Figlio di un ex calciatore veneto, Speggiorin si è laureato in Medicina in soli sei anni all’Università di Padova, per poi specializzarsi in cardiochirurgia. “Dentro di me”, racconta al quotidiano finanziario, “c’è sempre stata una voce che mi ripeteva: cosa faccio dopo? Il mio primo mentore, il professor Giovanni Stellin, sapeva che finita la specialità non avrebbe potuto offrirmi un lavoro in Italia e mi invitava a partire per completare il training. I cardiochirurghi pediatrici sono passati tutti da un’esperienza all’estero. Uscire ti apre la mente, capisci come si fa e poi ti metti alla prova”. Così Simone studia inglese, si trasferisce prima a Boston e poi a Londra, e a 28 anni torna a bussare negli ospedali italiani. Nessuno però gli offre una possibilità. Così si rimette “sulla strada” e segue il professor Martin Elliott, direttore del Great Ormond Street Hospital di Londra, uno dei cinque migliori ospedali pediatrici del mondo. “Sono partito lasciando a casa tutto, compresi gli affetti”. Mentre imparava il mestiere accanto ai migliori del suo settore, ha partecipato ad un concorso per un posto all’ospedale di Ancona, ma la risposta gli è arrivata tre anni dopo. “Avrei dovuto mettere la mia vita in modalità pausa per tre anni e aspettare la loro risposta? Non era nei miei piani. Tra i miei amici c’è Paolo De Coppi, lo scienziato di 41 anni che ha scoperto le cellule staminali nel liquido amniotico. Lavora a Londra. Ho un amico in Silicon Valley che crea una start up dopo l’altra. Un altro mio coetaneo di Padova è professore di economia in Australia”. L’Italia, dunque, non si fa rimpiangere, mentre perde spesso terreno e credibilità. Bisogna dare una sterzata. La deve dare il sistema, lo debbono dare Renzi, la sinistra, il centro e la destra di questo Paese assurdamente partitico e sterilmente chiacchierone. Ancora una volta siamo costretti a chiudere il nostro intervento con la fatidica frase: “Meditate gente, meditate”. E ci dispiace.

Alessandro Moscè