A FABRIANO GLI ABITANTI DI VIA CARLO URBANI CHIEDONO CASE DIGNITOSE E REDDITO

E’ ormai palese che le politiche abitative nel nostro paese si stiano sempre più allontanando da quelle che sono le loro finalità sociali. Gli interventi di social housing, in cui è prevista la remunerazione del capitale investito ed una commistione di interessi tra pubblico e privato, stanno sostituendo i classici interventi di edilizia residenziale pubblica, con sostanziali aumenti nei canoni di affitto e un comportamento degli ex IACP assimilabile a quello di normali privati che affittano alloggi. Giovedì a Fabriano, durante il consiglio comunale, sono divenute evidenti le contraddizioni che si situano all’interno delle politiche abitative italiane e regionali. Da diverso tempo con lo sportello casa del Laboratorio Sociale Fabbri stiamo lavorando sui problemi abitativi riscontrati da sedici nuclei familiari all’interno di abitazioni ERAP nella periferia della città. Le abitazioni in questione, costruite da privati e comprate dall’ente pubblico, presentano problemi strutturali con una serie di infiltrazioni che arrivano a minare la condizione igienico-sanitaria delle case. Al tempo stesso, gli affitti richiesti in alcuni casi sono equiparabili a quelli presenti nel mercato privato. Inoltre, agli inquilini vengono richieste spese condominiali ingenti per servizi comuni inesistenti, attraverso varie tipologie di pressioni che vengono esercitate dal personale ERAP. A fronte di questa situazione le famiglie residenti hanno deciso di interrompere il pagamento di canoni ritenuti troppo esosi, specie se relativi ad immobili che evidenziano considerevoli problemi strutturali.

La protesta dei residenti oggi si è trasformata in vera e propria vertenza politica, presentandosi in massa durante il consiglio comunale odierno con uno striscione che rechiedeva condizioni di vita più dignitose ed un reddito adeguato al sostentamento delle proprie spese abitative. Attivisti del Fabbri e oltre trenta persone residenti negli immobili di via Carlo Urbani hanno richiesto all’amministrazione di impegnarsi nella sistemazione dei problemi strutturali degli edifici e nella rimodulazione dei canoni di affitto ritenuti troppo rilevanti dai residenti. A seguito di momenti concitati durante il consiglio oggi una prima vittoria è stata ottenuta: i problemi abitativi di questi nuclei familiari sono balzati all’opinione pubblica, costringendo l’amministrazione comunale ad impegnarsi pubblicamente nella risoluzione delle carenze strutturali delle abitazioni. La questione casa è oggi al centro di interessi e rappresentazioni contrastanti: se da una parte l’abitazione è un diritto riconosciuto a livello costituzionale, al tempo stesso stiamo assistendo all’immissione delle politiche abitative all’interno di sistemi regolativi di mercato. Questa contraddizione si manifesta sempre di più sulle spalle delle persone che oggi vivono o richiedono l’accesso ad alloggi pubblici, sempre più spesso gestiti dalle varie aziende per la casa come se fossero dei beni privati. La proliferazione del social housing, infatti, ha determinato un drenaggio di risorse considerevole dal settore pubblico verso orientamenti che si distanziano sostanzialmente dagli interventi di edilizia residenziale pubblica che siamo abituati a conoscere: il canone sociale viene sostituito dal canone concordato e, in questo modo, quelle che dovrebbero essere case popolari con affitti inferiori ai 150 o ai 200 euro, divengono abitazioni locate a canoni leggermente inferiori a quelli presenti nel mercato. Ne consegue che in una dinamica di impoverimento generale come quella che stiamo conoscendo gli interventi di social housing riescono a rispondere esclusivamente alla domanda abitativa delle classi medie impoverite, lasciando ben poche risorse agli strati più deboli della società che si stanno sempre più allargando.

Una politica abitativa degna di tal nome dovrebbe essere orientata alle fasce meno tutelate della popolazione, creando realmente meccanismi di inclusione sociale che si distanziano dai meccanismi di creazione del profitto presenti nel mercato. Se oggi siamo riusciti a strappare un impegno pubblico per la realizzazione di interventi strutturali su questi immobili domani ci troveremo a confrontarci con altri piani politici, al fine di rimodulare gli affitti di queste famiglie e di evidenziare ad un livello istituzionale più alto queste tipologie di contraddizioni.La casa è un diritto e non può essere considerato dal settore pubblico come un bene di mercato. A fronte della situazione sociale che stiamo attraversando riteniamo doveroso richiedere maggiori investimenti verso l’edilizia residenziale pubblica e la creazione di meccanismi di creazione di reddito garantito di tipo universalistico. La casa è reddito, diritto e dignità. Questo è solo l’inizio.
Laboratorio Sociale Fabbri e Inquilini di via Carlo Urbani
(nella foto l’incontro in consiglio comunale con Sindaco e assessore ai servizi sociali)