LA STRADA MAESTRA – di Luca Serafini

Abbiamo trascorso un bel pomeriggio di calcio, con una Juve sontuosa per mezzora, cocciuta per altri 20’ e poi una Sampdoria orgogliosa che ha pareggiato con un gol bellissimo e sfiorato la vittoria, interrompendo una serie di vittorie eccezionale dei bianconeri nel loro stadio. L’arbitro non ha visto 2 o 3 corner battuti da Marchisio con la palla posizionata distante dallo spicchio regolamentare (compreso quello da cui è scaturito il gol di Evra) e ha graziato Vidal non da un giallo, ma da un rosso diretto: errori in una partita vibrante e senza altri episodi eclatanti. La Roma ha messo subito sotto il Genoa a Marassi creando qualche buona occasione, poi passando in vantaggio grazie a un rigore sacrosanto e all’espulsione inevitabile di Perin. Per quanto questa regola sia disgustosa, niente da eccepire. Fallito il rigore da Ljajic, lo stesso giallorosso simula a volo d’angelo per un fallo impercettibile – forse inesistente –, per sfortuna di Banti sul prosieguo dell’azione la Roma segna il gol-partita, legittimando nella ripresa la sua vittoria con almeno un altro paio di occasioni limpide. Annullato al Genoa nel finale il gol dell’1-1 per fuorigioco. Queste le 10 righe della cronaca. Nei commenti post-partita, tutto si è trasformato invece in un prolungato, avvelenato rimpiattino tra favori e sfavori, aiutini e impedimenti, congiure e complotti. Ljajic può sbagliare un rigore, Banti non può sbagliare perché significa che è prevenuto. Pogba e Pereyra possono sbagliare un gol soli davanti alla porta, Doveri non può dare un recupero di “soli” 3 minuti senza suscitare le invettive di Allegri e Nedved. Non può non espellere Vidal perché significa che c’è sotto qualcosa. Questa è la strada maestra del nostro campionato, questo è il frutto settimanale della nostra sottocultura del sospetto, questa è la storia marchiata del nostro calcio. Poi cambi canale per assistere al derby d’Inghilterra, Manchester-Liverpool. Un altro clima, un altro modo di vivere, un altro sport. La malinconia non ti prende tanto e solo per la differenza tecnica dei protagonisti in campo.

In attesa della continuità nel gioco e nei risultati, chissà che anche il Milan abbia trovato la sua strada maestra nella formazione. Ormai assodato Menez centravanti di movimento, senza un attaccante d’area al fianco, Inzaghi ha schierato un quartetto di centrocampisti di costruzione e di rottura che ci mettono l’anima, rinunciando finalmente a Muntari e Essien inseriti solo nel finale per erigere la diga. Natale regala a Pippo anche una difesa solida intorno al sorprendente Mexes il quale, punto nell’orgoglio durante queste ultime stagioni scadenti conclusa con una dorata emarginazione, sta tirando fuori tutto quello che ha. Era del resto la condizione richiesta al Milan per battere il Napoli, quella di tirare fuori gli attributi: lo avevamo scritto senza sapere fosse stato anche il pensiero di Inzaghi. Se cercava una formazione che potesse essere battuta soltanto da un avversario con maggiore grinta e determinazione, nel posticipo con il Napoli potrebbe averla trovata. Alla Roma sabato sera il compito di confermarlo. Il Milan è da terzo posto alle condizioni di Inzaghi, carattere e grinta, non a quelle di Berlusconi che continua a raccontare una storia diversa.