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POSSIBILE CHE BERLUSCONI E MORATTI NON SE NE ACCORGANO? di Luca Serafini

Ringraziate giornali e televisioni: per una volta la loro monotematica presentazione di un derby, Mancini contro Inzaghi, ci ha distratti facendoci dimenticare che sarebbe stata una misera partita. Al fischio d’inizio invece Mancini e Inzaghi sono spariti, schiacciati da qualche loro incomprensibile scelta: da una parte Kovacic e Palacio larghi sulle fasce (a fare che?), dall’altra Essien e Muntari insieme per dare vita al consueto scempio di palloni perduti (il primo peraltro è riuscito addirittura a fare due passaggi eleganti in 90’). Al fischio d’inizio, dicevamo, il pallone è finito nella lavatrice di una lavanderia di quelle dove si portano panni poveri e sdruciti, nessuno griffato, nessuno della festa, nessun ricordo di famiglia. Panni rattoppati, dismessi, consunti. Alzi la mano chi ha visto tra passaggi tre di fila senza errori, chi ha visto due prodezze consecutive – ma ne sarebbe bastata una sola dopo il gol di Menez – o un’intuizione differente da quel trantran zeppo di sbagli elementari. Il festival delle bucce di banana. Nessuna inversione tattica, nessuno slancio di coraggio, nessuna intuizione decisiva. Anche il derby tra Inzaghi e Mancini è stato piatto, così come le loro dichiarazioni nel dopopartita. Li capiamo. Non è facile osservare da fuori una “partita” così deprimente ripensando a cos’era soltanto fino a un paio di anni fa. Esistono, certamente, i periodi di transizione, ma il limbo dove sono precipitate Milan e Inter è l’unico luogo certo e visibile nel panorama di questi due club. E appare purtroppo duraturo. Non c’è stato nemmeno il gusto di un velenino arbitrale, è andato pari persino il conto delle traverse e delle occasioni clamorose (una) per vincere e non è stata una somma di sfighe, ma una conseguenza naturale della pochezza. Non si possono sbagliare gol come quelli di Icardi e El Shaarawy in un derby. In un derby dove sapevi già che al massimo avresti avuto un’occasione e solo quella.

Milan e Inter sono ridotte così, a 13 e 14 punti dalla vetta un mese prima di Natale, senza gioco, senza giocatori del resto, senza fuoriclasse, qualche equivoco, mezze cartucce. Impoverite anche di valori. In tribuna mai un’inquadratura per Berlusconi, Moratti o qualcuno dei loro figli (per forza: non c’erano, non c’era nessuno…), solo l’indonesiano, chissà perché se fosse arabo e si dicesse: “in tribuna solo l’arabo” non sarebbe un’offesa e invece se dici “l’indonesiano” è un’offesa. Berlusconi e Moratti comandano ancora virtualmente ma di fatto non esistono più, si limitano ormai a farneticare nei giorni feriali: “Siamo bravi qua”, “Siamo forti là”, “Torneremo in alto lallallà”. Vi ricordate Nerone che suonava la lira mentre la città bruciava? Chissà se i loro figli stamattina hanno letto loro cosa scrive la gente, cosa ne pensano i tifosi, chissà se qualcuno oltre ad asservirli prova a far aprire loro gli occhi: guardate come avete rovinato le vostre opere d’arte, guardate come avete conciato le creature. Gli errori degli unici due talentuosi con un’ipotesi di futuro, Icardi e El Shaarawy, sono lo specchio del derby di Milano: triste al presente, con un’infinità di dubbi sul futuro. Anzi una sola certezza: se Berlusconi e Moratti non trovano alla svelta un erede che abbia in tasca due euro e in testa molte idee, per il peggio dovremo aspettare ancora.

Luca Serafini