VENERE DI FRASASSI, LA LECTIO SULLA STATUA RITROVATA NEL 2007 NELLE GROTTE

Si è svolta all’Hotel Janus di Fabriano una lectio magistralis su una statua di rilevanza eccezionale trovata nelle Grotte di Frasassi chiamata appunto “Venere di Frasassi” risalente a 20 mila anni fa, al periodo del Paleolitico superiore. L’incontro è stato organizzato dal Rotary Club di Fabriano che da sempre sostiene attività di beneficienza e culturali volte al recupero ed alla valorizzazione di beni artistici e culturali. L’impegno del Rotary è costante; i soci collaborano per cercare di risolvere alcuni dei problemi più drammatici della società che riguardano diversi settori, tra cui quello sanitario e quello formativo in quanto sostengono l’istruzione e aiutano a sviluppare l’economia locale grazie anche ad eventi culturali incentrati su progetti e conferenze. La lectio magistralis sulla “Venere di FrasassI costituisce un’ enorme importanza per il territorio fabrianese, marchigiano ed italiano. Questa piccola statua deve essere motivo di orgoglio da parte di tutto il territorio marchigiano ed è fondamentale che le informazioni vengano diffuse a tutti anche e soprattutto tramite conferenze pubbliche affinchè ogni cittadino sia consapevole di vivere in un territorio intriso di arte e cultura e si assuma la responsabilità di diffondere, trasmettere e condividere il sapere. L’attività del Rotary club Fabriano è quindi uno stimolo importante per il territorio che ha il dovere di impegnarsi ad organizzare maggiori attività di valorizzazione culturale. Il presidente dell’associazione Rotary club Fabriano, Maurizio Marchegiani ha presentato la bellissima serata introducendo la lezione della dottoressa Mara Silvestrini, Funzionario Archeologico del Ministero per i Beni e le Attività Culturali presso la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche. La dottoressa Silvestrini, con le sue competenze, ha spiegato al pubblico il valore della statua ripercorrendo la sua scoperta ed illustrando i risultati di anni di studio su un reperto che ha un valore inestimabile. Anche la rivista National Geographic pubblicata in moltissimi paesi del mondo ha dedicato attenzione alla “Venere di Frasassi”; in un’edizione del 1 dicembre 2011 si trova infatti un articolo in cui si legge: “La statuetta ritrovata nella Grotta di Frasassi è una delle più antiche testimonianze artistiche del territorio italiano.” La Venere di Frasassi ha coinvolto molti studiosi delle Università di Roma, Siena e Ferrara guidati proprio dalla dottoressa Mara Silvestrini che durante la conferenza ha manifestato coinvolgimento emotivo e passione nei confronti di uno studio intenso su cui si è cimentata personalmente lavorando seriamente e con dedizione. E’ importante sapere che i risultati dello studio della Venere sono stati presentati all’ultimo Congresso IFRAO (International Federation of Rock Art Organization) che si è tenuto in Francia, a Tarascon-sur-Ariège, nel settembre 2010. La statua è di piccole dimensioni, è alta infatti 8,7 cm, larga 2,7 cm e profonda 3,6 cm ed è stata trovata casualmente nel 2007 da Sandro Polzinetti, speleologo e fotografo naturalista. La statuetta, realizzata in stalattite rientra per stile e proporzioni nella tipologia delle veneri del Gravettiano, un periodo che inizia circa 28 mila anni fa e termina 20 mila anni fa. Il significato di queste statuette non è del tutto chiaro, probabilmente venivano utilizzate come amuleti o idoli in rituali magico-religiosi collegati al culto della fecondità. La Venere di Frasassi venne ritrovata proprio all’interno della cavità omonima, alla base di una parete costituita da sedimenti che si sono depositati durante il Pleistocene superiore. I livelli superiori che chiudono la sequenza sono caratterizzati da vere e proprie colate di calcite, deposte in seguito al progressivo miglioramento climatico iniziato circa 11 mila anni fa, cioè all’inizio dell’Olocene. L’unico livello che conserva tracce di presenza umana è il livello 3, che giace al di sotto degli strati olocenici. Secondo gli archeologi, molto probabilmente è proprio da questo livello che proviene la statuetta. La gola di Frasassi ha rivestito nella più remota antichità un punto di riferimento culturale e simbolico non solo per le comunità locali, ma in periodi come l’età del bronzo, (2.000 a.c.)anche per le popolazioni transappenniniche. E’ ormai in letteratura la frequentazione per scopi culturali e non solo delle varie grotte del comprensorio, facendone un’area dal significato quasi magico per le culture del tempo: pensiamo al valore universale che nell’antichità avevano le acque, tanto più quelle risorgive come quelle prossime a San Vittore. La Venere di Frasassi è una figura femminile dalle forme generose, nell’atteggiamento inconsueto di piegare in avanti gli avambracci con le mani congiunte. Il ventre è prominente ciò è un chiaro segno che la figura femminile raffigurata è in gravidanza. La donna in quanto procreatrice era sicuramente degna di essere divinizzata in quanto simbolo della fertilità, della procreazione. La fertilità umana non era automaticamente messa in relazione con il rapporto fisico uomo-donna e dunque la figura femminile veniva idealizzata, divinizzata perchè in grado di procreare da sola; tale considerazione spiega l’assenza di statuette, amuleti che rappresentano figure maschili. Non si deve inoltre pensare che la vita quotidiana di ogni persona si svolgeva dentro le grotte; gli uomini vivevano fuori di esse, dentro le grotte avvenivano i riti religiosi. Accanto alla Venere di Frasassi, realizzata su stalattite, sono presenti altre Veneri nel territorio marchigiano come la Venere di Tolentino, incisa su ciottolo, la Venere di Fano, scolpita in pietra verde e tre statuette femminili in terracotta provenienti da Ripabianca di Monterado. La presenza di questi reperti archeologici, come si può immaginare, rappresenta un fenomeno pressoché eccezionale considerando infatti che spesso la natura di queste statue è deperibile. Bisogna dunque fare tesoro di questi incredibili ritrovamenti e diffondere le informazioni pubblicizzando il territorio e tutte le risorse culturali che esso offre affichè si comprenda appieno il valore dei beni artistici-culturali del territorio marchigiano. Solo l’informazione può rendere merito a ritrovamenti e studi della portata di questa statua in un territorio che non smette mai di scoprire nuove ricchezze storiche, artistiche, culturali. Dopo il successo di questo incontro, il Rotary club di Fabriano sta lavorando per organizzare nuove conferenze su argomenti riguardanti l’arte, la musica ed altri ambiti per continuare un percorso iniziato con l’archeologia, l’antichità, l’uomo e le sue origini.

Francesca Agostinelli