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ERRORE UMANO ALL’OSPEDALE PROFILI E NON CASO MALASANITA’

Errore umano e non un caso da malasanità. Si è conclusa la vicenda che ha visto coinvolte due pazienti fabrianesi e l’Ospedale Profili per uno scambio di tessuto avvenuto al laboratorio di Anatomia Patologica. L’impiegata 44enne, infatti, scoprì in una clinica milanese, dopo l’intervento di Quadrantectomia che le asportò uno spicchio di mammella, di non essere malata e che il tumore maligno non c’era. Dalle indagini effettuate dai dirigenti dell’Ospedale di Fabriano il responso: uno scambio di tessuto ha causato una diagnosi sbagliata. Per S.B. la fine di un incubo durato alcuni mesi e l’inizio della pratica di mediazione al Tribunale di Ancona per il risarcimento che la donna ha ottenuto pochi giorni fa. L’Asur ha collaborato fin da subito con le due signore coinvolte: ad una ha fornito tutta la documentazione necessaria per l’avvio della pratica legale e all’altra tutte le cure mediche per recuperare il tempo, purtroppo, perso. Un caso che fa riflettere l’opinione pubblica e che ha visto l’Asur impegnarsi per rimediare a quanto accaduto. “L’errore umano procedurale ha generato un trattamento sproporzionato per una e ha provocato ritardo nella diagnosi dell’altra. Abbiamo ammesso l’errore e ci siamo assunti le nostre responsabilità – spiega la dottoressa Stefania Mancinelli della Direzione Medica Ospedaliera – e, studiando il rischio clinico, abbiamo preso provvedimenti correttivi di tipo organizzativo e procedurale. Due mammelle, in sintesi, non verranno più processate in successione evitando qualsiasi possibile scambio.” La correttezza delle struttura è stata evidenziata anche dalla signora che, una volta informata dell’errore, ha comunque deciso di affidarsi alle cure dell’Ospedale Profili. L’intervento al seno rimane uno dei traumi più forti per una donna. A Fabriano è operativa l’associazione di volontariato “Noi come Prima” che è nata grazie ad alcune signore che si sono confrontate direttamente con il tumore al seno. “Siamo a sostegno di altre donne che hanno intrapreso questo cammino difficile e pieno di emozioni forti e devastanti. Noi come prima non è solo un ritrovo per malate oncologiche – spiega una volontaria – ma è un luogo di socializzazione e di confronto dove parlare di sè e delle aspettative future.”