DEPURAZIONE, ANCORA TROPPI DEFICIT NELLE MARCHE

Foci di fiumi, torrenti e fossi continuano a immettere in mare scarichi non adeguatamente depurati.Ben dieci punti, su dodici monitorati dai tecnici di Legambiente lungo i 180 chilometri di costa marchigiana, hanno  evidenziato una carica batterica elevata. Per nove il giudizio di Goletta Verde è addirittura di “fortemente inquinato”. E se è vero che la pioggia registrata nei giorni precedenti i monitoraggi può aver influito sulla qualità delle acque, gli eventi metereologici non possono essere un alibi dal momento che il deficit depurativo di questa regione è ben noto, viste anche le salate multe in arrivo dall’Ue e i dati Istat che certificano una poca lusinghiera percentuale del 51% di reflui urbani che non viene trattata adeguatamente. Da Goletta Verde arriva quindi l’appello a Regione e amministrazioni comunali, sia dei centri costieri che dell’entroterra, affinché si attivino immediatamente per risolvere inefficienze denunciate da anni, anche grazie ai fondi già disponibili,  per non compromettere una delle principali risorse di questo territorio.

È questa la fotografia scattata dalla storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane – realizzata anche grazie al contributo delCOOU, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati –  e presentata questa mattina ad Ancona da Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente e Francesca Pulcini, presidentessa di Legambiente Marche, alla presenza di Paola Tombolesi, responsabile Servizio Acque dell’Arpam. “Quello della depurazione è un problema che affligge tutta la penisola. Sono passati dieci anni dal termine ultimo che l’Unione Europea ci aveva imposto per mettere a norma i sistemi fognari e depurativi, ma piuttosto di agire non abbiamo fatto altro che collezionare multe – dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente. È per questa battaglia di civiltà che il monitoraggio di Goletta Verde è incentrato proprio su tratti di mare a maggior rischio di inquinamento legato a mancata o insufficiente depurazione, come le zone in prossimità di foci di fiumi e canali, anche se, talvolta, queste ultime sono considerate vietate alla balneazione. Il nostro fine è quindi diverso da quello delle autorità preposte, alle quali non vogliamo sostituirci. Pur non assegnando patenti di balneabilità è evidente che la fotografia scattata da Goletta Verde raffigura una regione in evidente difficoltà sul fronte della depurazione. Per questo è ormai indispensabile che la Regione Marche affronti la sfida della depurazione con urgenza e determinazione”. A pagare l’immobilismo delle istituzioni, quando siamo prossimi ormai alla terza sentenza di condanna prevista per gennaio 2016, saranno i cittadini.  Secondo il rapporto della Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e lo sviluppo delle infrastrutture idriche, la multa in arrivo per le Marche sarà di circa 11 milioni di euro pari a 7,1 euro per ogni cittadino. La nuova procedura di infrazione contro l’Italia arrivata lo scorso anno, coinvolge anche 46 agglomerati urbani marchigiani nei quali sono state riscontrate “anomalie” circa il trattamento dei reflui. Problemi che non riguardano solo i comuni costieri ma anche quelli dell’entroterra.

“I giorni che hanno preceduto i campionamenti sono stati caratterizzati da intense piogge e questo può avere influito sulla qualità delle acque campionate – spiega Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche -. Le condizioni meteorologiche non possono però essere un alibi al quale appellarsi per nascondere i problemi. È inoltre opportuno sottolineare come, in molti punti analizzati, pur in prossimità di foci, i nostri tecnici hanno segnalato la presenza di bagnanti e l’assenza di cartelli informativi sulla qualità delle acque che da quest’anno dovrebbero essere obbligatori secondo la legge. Oggi c’è la possibilità di cambiare rotta. Il Governo ha già messo a disposizione 10 milioni e mezzo per tre importanti interventi che ricadono negli agglomerati di Pesaro e Urbino. Altri 49 milioni e 600mila euro risultano tra i finanziamenti disponibili in arrivo dal Cipe. Mancano all’appello ancora circa 140milioni di euro per raggiungere la quota di 195milioni prevista per il costo totale delle opere regionali da realizzare, ma è importante non sprecare le risorse che stanno per arrivare. La Regione Marche è chiamata a dimostrare, proprio a partire dall’emergenza depurativa, una nuova visione di sviluppo per questo territorio, attento alle sue risorse e che punti sulla sostenibilità ambientale per rilanciare l’economia”. Ad essere risultati “fortemente inquinati” sono stati i prelievi effettuati alla foce del fiume Tavollo a Gabicce Mare in provincia di Pesaro al confine con il comune di Cattolica in Emilia Romagna; alla foce del fiume Arzilla a Fano; alla foce del canale stazione Torrette di Ancona; alla foce del fiume Musone tra i comuni di Porto Recanati e Numana; alla foce del fosso Asola al confine tra comuni di Potenza Picena e  Civitanova Marche; alla foce del torrente Valloscura tra i comuni di Porto San Giorgio e Fermo; alla foce del torrente Tesino a Grottammare; alla foce del torrente Albula a San Benedetto del Tronto. Due i prelievi effettuati invece a Senigallia, nella zona Ponte Rosso, sul lungomare Dante Alighieri. Fortemente inquinato è risultato il prelievo effettuato nelle acque del canale di scolo che porta dritto alla spiaggia. L’altro prelievo è stato effettuato poco distante – a mare a cinque metri dalla battigia, di fronte la foce dello stesso canale – e la carica batterica è risultata contenuta nei limiti di legge. Un esempio che testimonia come molto spesso, grazie alla capacità di “diluizione” del mare i prelievi effettuati possono risultare in regola con i limiti imposti dalla normativa, ma a pochi metri gli stessi bagnanti senza saperlo si ritrovano a contatto con acque fortemente inquinate che si immettono direttamente in mare. Giudizio di inquinato, inoltre, per il punto di prelievo sulla spiaggia, nei pressi della foce del Fosso del Palo, a Porto Sant’Elpido. Infine, l’altro campionamento che non ha registrato superamenti della soglia del carico batterico consentito è stato quello di Cupra Marittima, eseguito in spiaggia, in prossimità della foce del torrente Menocchia.

I prelievi e le analisi di Goletta Verde sono stati eseguiti dal laboratorio mobile di Legambiente tra il 15 e il 16 giugno scorso. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli) e abbiamo considerato come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori. Tra i fattori inquinanti, troppo spesso sottovalutati, c’è anche il corretto smaltimento degli olii esausti. Proprio per questo anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è main partner della storica campagna estiva di Legambiente. Attivo da 31 anni, il COOU garantisce la raccolta degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale, che vengono poi avviati al recupero. L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. “La difesa dell’ambiente, in particolare del mare e dei laghi, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione”, spiega il presidente del COOU Paolo Tomasi. L’operato del Consorzio con la sua filiera non evita solo una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese.