L’ANTICO LAVATOIO DI FABRIANO

DI PAOLA ROTOLO

Sarà forse anche per la grande quantità che possiamo vantarne, ma fatto sta che di opere architettoniche ed artistiche antiche in decadimento più o meno evidente siamo fin troppo abituati a vederne. Questa volta sotto i riflettori dell’attenzione pubblica è finito un antico lavatoio; per saperne di più ne abbiamo parlato con Giampaolo Ballelli, Architetto e Storico dell’Arte.

Parliamo probabilmente dell’ultimo significativo esempio di lavatoio fabrianese: dove si trova?

“Innanzitutto vorrei spiegare perché manufatti cosiddetti “minori” rispetto a monumenti quali chiese, cattedrali e grandi palazzi sono da considerarsi altrettanto importanti: lo sono perché ci raccontano delle storie, aiutandoci a ricostruire La Storia, cosa da non poco conto. Ma se non siamo in grado di ascoltare queste testimonianze di una civiltà passata, la nostra civiltà, ecco che a quel punto questi manufatti diventano inutili e vanno in rovina prima ancora di crollare per il tempo e l’incuria. Fabriano ha già perduto così, per ignoranza, sordità ed indifferenza molti dei suoi tesori d’arte e di architettura, basti pensare alle porte della Città demolite per facilitare il traffico di mezzi pesanti. Un danno irreparabile ed inutile per soddisfare un’esigenza contingente, infatti dopo meno di un decennio dalla demolizione della porta del Piano le attività produttive si erano tutte trasferite fuori Città. Anche questo lavatoio, l’unico miracolosamente integro che ci rimane, racconta la sua storia, ad iniziare dallo spazio verde dove si trova, un ortus conclusus fantastico e senza tempo. Un piccolo giardino a monte del convento femminile delle monache di clausura di Santa Caterina da Siena dell’Ordine dei frati predicatori di San Domenico, in Contrada della Portella, sul lato destro salendo la via Damiano Chiesa che, fino al Catasto Pontificio del 1861, veniva indicata in mappa come Via delle Monache. Nella piccola ed interessante chiesa del convento, alla quale si accede dall’esterno attraverso un elegante portale cinquecentesco, tra le altre cose era conservata la famosa icona Bizantina della Madonna delle Lacrime, ora custodita nella Cattedrale di San Venanzio.

A che epoca risale?

“Non ho fatto studi particolarmente approfonditi sull’epoca di costruzione, anche perché questi manufatti, al pari di quanto accade per l’archeologia industriale, nel corso dei secoli sono stati restaurati e rinnovati più volte. Ad ogni modo, l’attuale struttura che poggia su pilastri di mattoni con un tetto a doppia falda dovrebbe essere della prima metà dell’ottocento ma, grazie ad un contenzioso tra le monache domenicane ed il comune di Fabriano, che verteva su chi avesse l’onere delle spese di manutenzione della condotta che dalla fontana di piazza Quintino Sella porta l’acqua fino al convento, sappiamo di sicuro che un lavatoio ed una fonte esistevano già tra il XV ed il XVI secolo.

In quali condizioni attuali versa?

“Nelle condizioni in cui si trovano tanti, forse troppi, monumenti ed opere d’arte, ovvero parafrasando la locuzione latina promoveatur ut amoveatur, è “vincolato e dimenticato”.

Che cosa si potrebbe, o meglio dovrebbe fare per arginare i danni ed interromperne il decadimento?

“La prima cosa da fare sicuramente è prendere coscienza che esiste, che ci racconta una storia articolata ed interessante ai fini della ricostruzione del passato storico della nostra Città; poi sarebbe sufficiente un intervento di normale manutenzione fatto e seguito con criterio, altrimenti facciamo più danni dell’Isis.

Entro quanto tempo, a suo parere, sarebbe necessario intervenire?

“Intanto ci tengo a sottolineare che fortunatamente il Sindaco di Fabriano ha escluso un suo abbattimento funzionale alla riparazione dell’antica condotta rovinata in alcuni punti dalle recenti scosse di terremoto. Diciamo che sembra quasi banale pensare che fosse solo una “bufala”, ma visto che spesso “accidentalmente” i mezzi di movimento terra urtano contro questi fragili manufatti liberando il cantiere da quelli che per loro sono solo inutili “ciaffi”, direi che è meglio essere eccessivamente vigili che piangere poi sul latte versato. Per quanto riguarda l’intervento dovrebbe essere programmato in tempi brevi. Mi rendo conto, tuttavia, anche con l’esperienza amministrativa che sto avendo presso l’Azienda di Servizio alla Persona di Fabriano, che ci sono sempre più problemi di bilancio nelle spese degli enti pubblici.

Lei crede che l’attuale stato di degrado del lavatoio sia anche frutto di un’eccessiva negligenza verso il nostro patrimonio artistico-architettonico? O più nello specifico, un accurato monitoraggio ed interventi costanti nel tempo avrebbero potuto arginare i danni?

“Sì, credo che sia sotto gli occhi di tutti che la salvaguardia del nostro patrimonio artistico sia un grosso problema, basti pensare al vicino ciclo di affreschi sulla vita di San Silvestro di Simone De Magistris nell’abside della chiesa di San Benedetto, che stiamo rischiando di perdere per delle semplici infiltrazioni di acqua meteorica.

Più in generale, vista la sua esperienza e qualifica nel settore architettonico, ha qualche idea da proporre che magari possa diventare uno schema costante di monitoraggio-restauro affinché non si debba più arrivare ad un simile stato di deterioramento di un’opera antica?

“La conoscenza è il primo, fondamentale passo per la tutela e la conservazione. Abbiamo un sistema, quello delle Soprintendenze, che funziona molto bene, con ottimi tecnici competenti e preparati; tuttavia il patrimonio da monitorare è enorme e la collettività fabrianese si deve fare carico di una parte della conoscenza, tutela e conservazione di queste opere d’arte. Trasformiamo questo lavatoio da “manufatto dimenticato” in “manufatto dedicato” e facciamolo quanto prima. Un monumento dedicato al lavoro duro, oscuro e fondamentale delle donne, un manufatto antico dedicato alle donne operaie, alle lavandaie, alle donne che lavorano in casa, che ancora oggi non sanno cosa siano le “otto ore”, le ferie e la malattia. Questo lavatoio è stato per secoli un punto d’incontro che ha visto la fatica e il sacrificio delle donne, che ha udito le storie di vita, i  pettegolezzi e la voce di quei bambini che le mamme dovevano portarsi dietro. Questo lavatoio ci racconta ancora l’importanza dell’acqua nella vita e nel simbolismo della città Medioevale. I tempi sono molto stretti, ma sarebbe bello organizzare un evento per la giornata dell’ 8 Marzo.