Don Umberto festeggia 19 anni di sacerdozio, dalla GMG di Parigi ad oggi
Don Umberto Rotili, parroco, scrittore, sacerdote dalle mille attività pastorali, festeggia oggi il diciannovesimo anniversario di ordinazione sacerdotale avvenuta in Cattedrale a Fabriano. Lo abbiamo raggiunto per tracciare un primo bilancio in attesa della festa che sicuramente verrà organizzata dal vulcanico sacerdote l’anno prossimo in occasione del ventennale.
Don Umberto, sono passato 19 anni. Torniamo a quel giorno. Che ricordi hai?
Ho ricordi bellissimi, soprattutto legati ai tanti amici del Seminario Romano che hanno riempito Fabriano nel giorno della mia ordinazione, a tutti i sacerdoti che erano presenti a condividere con me quella festa, e alle tantissime persone che hanno riempito la Cattedrale in ogni suo spazio… Non dimenticherò mai le emozioni provate in quel frangente, soprattutto non dimenticherò mai che al momento in cui ero prostrato a terra, dalla piazza del Comune di Fabriano (stavano facendo le prove tecniche del concerto che sarebbe tenuto la sera a motivo della Mostra mercato dell’artigianato) echeggiavano le note della canzone di Vasco Rossi “stupendo! Mi viene il vomito…” che descriveva esattamente il mio stato d’animo.
Ci racconti come è nata la tua vocazione?
La mia vocazione nasce a Parigi al termine della Giornata Mondiale dei giovani che papa Giovanni Paolo II aveva creato. Le giornate mondiali dei giovani sono esperienze meravigliose. Per me fu la prima e non avrei mai pensato che potessi avere questi affetti su di me! Io dico sempre, da buon Marchigiano, che la mia vocazione è costata 253.000 lire… ovvero il prezzo della settimana Parigi. Con questi soldi il Signore mi ha comprato e mi ha voluto per se, per rendermi parte di un’esperienza gigantesca che supera ogni aspettativa e che ancora oggi mi fa sentire inadeguato a ruolo che ricopro. Di certo le vocazioni non nascono di punto in bianco, qualcosa dentro di me occupava da tempo, ma non sapevo dargli un nome. Il mio desiderio di capire che cosa volevo dalla vita, la mia insoddisfazione del percorso di studi, il sentire vuote perfino le amicizie con cui condividevo tutto, hanno fatto sì che mi scattasse una ricerca. Ricordo perfettamente, tornato da Parigi, sul pullman che ci accompagnava verso l’Italia… tutta la notte piansi per le parole del Papa che risuonavano nel mio cuore. Parole che avevo ascoltato, ma non con grande attenzione eppure che avevano lavorato dentro di me e che stavano già portando il loro frutto. Mi ricordo anche di una canzone che mi ha accompagnato il cui ritornello dice “Ma dove mi porti Signori? Dove mi porti di sé non so chi sei?”.
Come è maturato negli anni il tuo rapporto con il Signore?
Beh il mio rapporto con il Signore è stato di certo un crescendo di emozioni e consapevolezze. Emozioni perché non posso negare gli immensi doni che ho ricevuto fin dal primo giorno in cui sono entrato in seminario, ad oggi. Sono ricoperto di grazia, d’amore e di meraviglia, ma anche tanta consapevolezza che è maturata giorno dopo giorno. Sono passato da una conoscenza teologica di Dio a una conoscenza esperienziale dell’amore che Lui ha per me. Posso affermare con certezza che il mio vedere Dio è profondamente mutato negli anni di sacerdozio e che ora mi sta spingendo verso un nuovo oltre fatto di luce.
Rimorsi? C’è qualcosa che non è andato per il verso giusto?
Sinceramente? Nulla… tutto è andato come doveva andare… Anche le cose un po’ più storte alla fine si sono rivelate necessarie per poter arrivare dove sono ora. Rimorsi non ne ho… Ho sempre cercato di fare tutto quello che ritenevo giusto, a volte sbagliando, ma con il coraggio di assumermi le mie responsabilità. Penso di essere stato sempre fedele a me stesso e per questo felice di quello che sono.
L’anno prossimo cifra tonda. Cosa studierai per l’occasione? Ci stai già pensando?
L’anno prossimo mega festa… In qualsiasi parte dell’universo sarò, nella materia o nella luce, festa sia!
Intanto il 23 settembre è il momento dell’Opera Moderna che hai preparato in vista della Beatificazione di Madre Costanza Panas.
Venerdì 23 settembre alle ore 21.30 nella Cattedrale di San Venanzio verrà eseguita per la prima volta questa Opera Moderna a lei dedicata, all’interno delle manifestazioni del Convegno Pastorale Diocesano. Poi domenica 9 ottobre dopo la Beatificazione (che sarà alle ore 17.30 in Cattedrale) presso la Chiesa della Misericordia.
Perché un’opera del genere?
Per amore ho scritto questa Opera Moderna (non la chiamo «Musical» perché non rispecchia le caratteristiche di tale spettacolo, e non la chiamo «Oratorio Sacro» per lo stesso motivo) che è un unicum nel suo genere: parole e musica si fondono per trasportare chi ascolta in un mondo surreale e onirico, fatto di presenze e di assenze, di santi e di persone concrete, di storie intrecciate che il tempo aveva separato e che nell’oltre di Dio si ritrovano. Le musiche, totalmente originali e composte dal bravissimo e talentoso M° Marco Ricco, un ragazzo splendido, celato dietro al suo essere nerd, che lo porta a nascondersi a volte in un mondo fatto di arte, sono capaci di trasportare chi le ascolta nel magico mondo dello Spirito, elevando l’anima a ben più alti livelli. Le parole dei testi musicali, uscite dalla mente artistica di Fabrizio Perini, danno vita a un sublime incontro di sacro e profano, di santità e umanità, di musica e parole; il tutto condito da un gruppo di 30 elementi che ballano, cantano, recitano, muovendosi nello spazio sacro della Chiesa, come fossero anime venute dall’Oltre a raccontarci la Luce.
Perché «la carta e la penna»?
Perché Costanza era questo: una donna che scriveva e che nel suo scrivere conosceva sempre meglio e nello stesso tempo trasmetteva il volto di Dio agli altri, affascinando chiunque. La penna perché lei stessa è stata una penna nella mano di Dio, affinché la sua Parola arrivasse a ogni cuore; la carta, perché fu il mezzo che la condusse a Fabriano dalla città di Venezia dove viveva, ma allo stesso tempo è la strada che Dio ha usato per lei e per far arrivare a tutti un messaggio di speranza, di vita, di pienezza.
Marco Antonini