LOGISTICA: L’800 NELLE ARTERIE DELL’ECONOMIA GLOBALE – di Manfredi Mangano

 Su questo blog ci siamo già occupati di logistica, nella sua dimensione più evidente: grandi commerci, infrastrutture, ferrovie e autostrade. Ma la logistica è qualcosa di più sottile e pervasivo, con meccanismi che spesso ci sfuggono: si calcola che nella sola Unione Europea, anno 2012, questo settore muovesse un volume d’affari di 878 miliardi di euro. Ma che cos’è la logistica ? Coerentemente con la forma presa dall’economia globale, che vede i servizi, alle persone e alle imprese, come il settore produttivo dominante, è una attività svolta da intermediari per consentire il passaggio dei beni dal magazzino al negozio, o dal negozio al cliente.

In un mondo interconnesso, in cui con un click possiamo acquistare qualcosa dalla Cina e vedercelo arrivare in pochi giorni, si tratta chiaramente di una attività cruciale: tanto più se consideriamo che “nell’epoca dei feedback, della tracciabilità e delle promozioni sui costi di spedizione, è necessario che tutto sia puntuale, che la merce giunga a destinazione in modo efficiente, così da rendere il cliente soddisfatto delle sue scelte di acquisto”, come rileva Marta Fana su Internazionale.

Nella nostra vita quotidiana, logistica significa un camioncino di GLS, DHL, Bartolini o SDA che ci consegna qualcosa: ma a farci sospettare che ci sia qualcosa di diverso sotto, è arrivata pochi giorni fa la tragica morte dell’operaio di GLS Abd Elsalam Ahmed Eldanf . Abd Elsalam non era nemmeno un precario: aveva un contratto a tempo indeterminato. Assieme ad altri colleghi militanti del sindacato USB, tra i più attivi nelle lotte nel settore, aveva picchettato un magazzino GLS, impedendo la partenza dei tir, per imporre la riassunzione di alcuni colleghi. E’ morto investito da un camion, spinto a partire dai dirigenti contro il picchetto secondo i sindacalisti, a cui sarebbe corso incontro lui secondo il Pubblico Ministero.

In un articolo sul Corriere della Sera, Dario di Vico ammette con amarezza che “La filiera italiana della logistica, un settore decisivo per lo sviluppo delle economie moderne, opera in totale spregio alla qualità del lavoro: padroncini senza scrupoli, false cooperative, caporalato etnico, criminalità organizzata e piccoli sindacati spregiudicati”. Si compete su spiccioli, sia di denaro che di tempo: domina il subappalto selvaggio, a finte cooperative, ditte o agenzie che riducano all’osso stipendi e tutele, e ritmi di lavoro alienanti per i dipendenti diretti. La manodopera è in larga parte straniera, sia tra i facchini sia tra i camionisti, per i quali spopolano le classiche “finte partite IVA”.

Se “la versione di Amazon” è che “si trotta, non si può perdere tempo, ma come accade in tanti altri posti di lavoro”, e in fin dei conti un contratto a tempo indeterminato a 1.450 euro non è così male, le voci che arrivano da dentro le fabbriche sono diverse.“Organizzano dei party: […] Il giorno dopo, il giorno stesso in cui scadono i contratti, licenziano metà delle persone che stanno lì dentro.

Poi magari dopo un mese ritorna a esserci il lavoro […] fanno contratti di tre giorni, quattro giorni, una settimana e poi li rimandano a casa […]  Io quando ho avuto il contratto a tempo indeterminato avevo visto il padreterno, ma a pensarci adesso è stata la cosa più brutta che potevano farmi, era meglio il contratto mese per mese perché hanno iniziato a pretendere il doppio del lavoro, hanno iniziato a fare delle pretese assurde. […] quando ti chiama il manager, con cui fino alla sera prima hai bevuto la sera al bar, è capace di dirti che tra mezz’ora devi essere al lavoro. […] Addirittura c’è la pistola dei pickers che ti dice entro 15 secondi devi prendere questo pezzo che magari sta dall’altra parte della logistica.

Abbiamo questa pistola scanner, tutta bella tecnologica che ti indica la tua produttività, quanto stai facendo. Ti possono mandare i messaggi: stai andando piano, sei lento, sei veloce vai bene, continuamente.

Negli ultimi anni, l’Emilia Romagna, cuore del sistema logistico italiano, ha visto esplodere lotte durissime tra i colossi della distribuzione, da alcune grandi cooperative a Ikea e Amazon fino alle ditte di trasporto e agli spedizioneri.

Scontri anche violenti, in cui il sindacalismo di base ha sicuramente dato di prova della “spregiudicatezza” e del radicalismo di cui parla Di Vico, e anche di una buona dose di creatività nel riuscire a dare rilievo nazionale alle lotte di lavoratori molto difficili da organizzare.

Ma, in una situazione del genere, possiamo veramente stupircene ? Forse è il caso di pensarci, al prossimo rinnovo dell’account Amazon Prime …