Lutto a Marischio: è morto Carlo Bilei, uno degli ostaggi del 1944
E’ morto Carlo Bilei. E’ lutto a Marischio. Se ne è andato a 96 anni. Era uno degli ultimi “grandi anziani” del paese, lucida memoria di quasi un secolo di storia, un uomo religioso e garbato, fortemente legato al proprio territorio e alle locali tradizioni. In tanti, ieri, hanno raggiunto la casa funeraria Bondoni, via Nenni, per stringersi intorno ai familiari. Oggi alle 11 nella chiesa parrocchiale di San Sebastiano in Marischio il suo funerale. I familiari in segno di vicinanza non chiedono fiori, ma opere di bene.
Carlo Bilei, una vita in ferrovia, era l’ultimo ancora in vita dei diciannove marischiani presi in ostaggio dai soldati tedeschi nella notte del 19 giugno 1944, poi liberati in cambio del parroco don David Berrettini che venne fucilato. «Con la morte di Carlo, scompare l’ultimo testimone diretto di quella tristissima vicenda, da lui spesso raccontata con ricchezza di particolari, in cui esaltava il coraggio di don David che diede la vita al posto dei suoi parrocchiani presi per “rappresaglia”» dice Ferruccio Cocco, storico e residente nella frazione. Lo stesso Carlo, al settimanale diocesano L’Azione, aveva raccontato quella pagina di storia. «Ci chiusero dentro una specie di stalla, una cantina, con due mitragliatrici puntate dalle finestre. Temevamo veramente che fosse la fine. Io mi ero buttato lungo in un angolo, ero sconvolto e terrorizzato. La mattina dopo, da Marischio arrivò Eutilia che conosceva il tedesco – sono parole di Bilei – e iniziò a parlare con i soldati per farci liberare, cercando di spiegare che eravamo poveri a gente, contadini e nulla c’entravano con ciò che era successo poco prima. Apprendemmo che in cambio volevano don Davide perché nel frattempo, ignaro della rappresaglia che era avvenuta, all’arrivo dei tedeschi alla porta della canonica, spaventato e memore di un biglietto di minacce che aveva ricevuto, scappò. Alla fine Don David arrivò da noi, a San Donato. Ci abbracciamo, molti piansero, qualcuno si confessò. La vita di Don Davide ha permesso a noi di sopravvivere dopo quella cattura».
Marco Antonini