VERTENZA GIANO, “BENE PER I LAVORATORI, MENO PER IL TERRITORIO”
Fabriano non produce più carta per fotocopie. L’ultima bobina è uscita dalla macchina F3 pochi istati prima delle 8 di ieri mattina. Poi F3 è stata fermata. Per sempre. Si chiude una pagina di storia. Alcuni dipendenti in servizio hanno firmato l’ultimo pezzo di carta, con la commozione di chi sa che nulla sarà più come prima. «Si è chiuso l’ennesimo capitolo drammatico di un’eccellenza italiana» il messaggio social che è girato, per tutto il giorno, insieme all’ultima bobina. Sempre ieri, a 24 ore dall’accordo di cassa integrazione straordinaria per un anno firmato a Roma con lo stop ai licenziamenti, si sono tenute le assemblee negli stabilimenti di Fabriano e Rocchetta. I sindacati Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil, Ugl Chimici e Rsu hanno fatto il punto della situazione: «Nonostante la decisione del Gruppo di cessare l’attività produttiva di Giano entro il 31 dicembre 2024, l’azienda ha ribadito l’intenzione di mantenere una presenza nel territorio, prevedendo investimenti futuri». Nel frattempo dal primo gennaio Giano srl sarà in liquidazione. L’azienda si è impegnata a contattare proattivamente i dipendenti per proporre opportunità di ricollocamento in base alle posizioni vacanti, evidenziando posizioni disponibili negli stabilimenti Fedrigoni. Per i dipendenti assunti da altre società del gruppo saranno definiti percorsi di formazione finanziati dalla Regione. «Sono stati raggiunti risultati significativi. Tra gli obiettivi principali vi era la necessità di far cessare la procedura che minacciava i posti di lavoro, permettendo così di guadagnare tempo per trovare soluzioni efficaci» la posizione delle Segreterie Nazionali dei sindacati.
Mangialardi
“Il prossimo 16 dicembre sarà firmato l’accordo tra sindacati, Fedrigoni e Regione Marche che prevede un anno (2025) di cassa integrazione e l’impegno a trovare una soluzione per tutti i 174 dipendenti, tra prepensionamenti e ricollocazioni. Un risultato ottenuto grazie all’impegno delle parti sociali volto a salvaguardare i lavoratori: lo scenario peggiore in assoluto, quello dei licenziamenti in tronco senza tutele a partire dal 1° gennaio 2025, è stato evitato. Una notizia almeno parzialmente positiva, ma c’è poco da festeggiare. La messa in liquidazione di Giano comporterà un grave depauperamento industriale per un territorio, quello del fabrianese, già interessato dalla crisi della Beko. Soprattutto, lo spegnimento della macchina continua F3 rappresenta un duro colpo, anche simbolico, a una delle più antiche forme del Made in Italy, riconosciuta e celebrata internazionalmente: quella della carta di Fabriano. Abbiamo proposto sin da ottobre di coinvolgere il Poligrafico dello Stato per tenere insieme continuità occupazionale e continuità produttiva. Il governo, purtroppo, non si è dimostrato attento a questa possibile soluzione. Il rischio è che ora si spengano i riflettori su questa vicenda e che, lasciando passare il 2025 invano, si torni tra un anno a chiedere la proroga della cassa integrazione in un contesto ormai compromesso. L’impegno, al contrario, deve proseguire da parte delle istituzioni a tutti i livelli per non abbandonare al proprio destino un patrimonio insostituibile per Fabriano, per le Marche e per tutto il Paese, tenendo viva una tradizione produttiva che non può e non deve essere dismessa”. Così, in una nota, Maurizio Mangialardi, PD Marche.
Marco Antonini